mercoledì 6 aprile 2022

Con la guerra addio a 1/4 del grano mondiale

 



Con la guerra rischia di venire a mancare dal mercato oltre ¼ del grano mondiale con l’Ucraina che insieme alla Russia controlla circa il 28% sugli scambi internazionali con oltre 55 milioni di tonnellate movimentate, ma anche il 16 % sugli scambi di mais (30 milioni di tonnellate) per l’alimentazione degli animali negli allevamenti e ben il 65% sugli scambi di olio di girasole (10 milioni di tonnellate). Una catastrofe globale sul piano agricolo ed alimentare come mai era accaduto dalla seconda guerra mondiale, che è stata uno dei temi al centro della visita a Bruxelles del presidente della Coldiretti Ettore Prandini che si è recato nella capitale belga per incontrare tra gli altri il Commissario per l'Economia Paolo Gentiloni  e  Janusz Wojciechowski, Commissario all’Agricoltura.

Senza la fine della guerra le semine primaverili di cereali in Ucraina saranno praticamente dimezzate su una superficie di 7 milioni di ettari rispetto ai 15 milioni precedenti all’invasione della Russia che sta bloccando anche le spedizioni dai porti del Mar Nero dove 94 navi per il trasporto di prodotti alimentari nel mediterraneo sono state bloccate e tre bombardate. Si tratta di un taglio significativo anche alla luce delle difficoltà del commercio internazionale di materie prime agricole in una situazione in cui molti Paesi stanno adottato misure protezionistiche, bloccando le esportazioni

A preoccupare sono le speculazioni che  si spostano dai mercati finanziari in difficoltà ai metalli preziosi come l’oro fino ai prodotti agricoli dove le quotazioni dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato che trovano nei contratti derivati “future” uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto. Una speculazione sulla fame che nei Paesi più ricchi provoca inflazione e povertà ma anche gravi carestie e rivolte nei Paesi meno sviluppati come emerge dall’analisi delle Nazioni Unite che evidenzia come paesi quali l’Egitto e il Libano dipendono per l’85% dai cereali dell’Ucraina.

Una emergenza internazionale che riguarda però direttamente l’Italia che è un Paese deficitario ed importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame, secondo l’analisi della Coldiretti. Dall’Ucraina in Italia arriva appena il 2,7% delle importazioni di grano tenero per la panificazione per un totale di 122 milioni di chili ma anche ben il 15% delle importazioni di mais destinato all’alimentazione degli animali per un totale di 785 milioni di chili, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat relativi al 2021.

Va tuttavia segnalato che tra pochi mesi inizierà la raccolta del grano seminato in autunno in Italia dove secondo l’Istat si stimano 500.596 ettari a grano tenero per il pane, con un incremento dello 0,5% mentre la superfice del grano duro risulta in leggera flessione dell’1,4% per un totale di 1.211.304 ettari anche se su questa prima analisi pesano i ritardi delle semine per le avverse condizioni climatiche che potrebbero portare a rivedere il dato al rialzo. Positiva è anche la notizia della prima spedizione di migliaia di tonnellate di mais dall’Ucraina attraverso il treno diretto ai confini ovest con i porti del Paese che rimangono bloccati a causa dell’invasione russa.

“L’Unione Europea gioca un ruolo determinante per garantire gli approvvigionamenti alimentari e bisogna evitare comportamenti protezionistici come il blocco delle esportazioni annunciato dall’Ungheria e superato solo grazie all’intervento diretto del premier Draghi -  ha sottolineato Prandini -. Ma bisogna anche intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro e sostenere gli investimenti per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità ma anche l’innovazione tecnologica e le Nbt a supporto delle produzioni come strumento in risposta ai cambiamenti climatici. L’Italia – ha concluso Prandini – ha bisogno di accelerare sui progetti del PNRR e di avere una prospettiva a medio termine per investire sempre di più nel settore agricolo in termini di sicurezza alimentare ma anche di indipendenza energetica”.

 

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