Il prof. Sansavini ha parlato delle qualità della Mela Rosa Romana dell'Appennino
“La
Mela Rosa Romana è un 'pudico e timido' tesoro nascosto
nell'Appennino che per fortuna ultimamente ha riconquistato
l'interesse dei consumatori.” L'annuncio compiaciuto è del
professor Silviero Sansavini dell'Università di Bologna ( nella foto) intervenuto
in una trasmissione radiofonica. Il professore, reduce da una ricerca
pluriennale sulle specie nella media e alta montagna del bolognese,
pistoiese e pratese, racconta degli esiti della sua indagine, circa
le caratteristiche della meravigliosa presenza in Appennino.
“La
specie è stata coltivata per secoli, quindi nel tempo, come tutte le
specie vegetali, ha subito mutazioni. Ne abbiamo selezionate alcune
decine. Due di queste possiedono una capacità nutrizionale
addirittura superiore all'Annurca campana. Alla certezza di questo
risultato”, ha detto, “siamo giunti anche con l'analisi del DNA
delle singole mutazioni giunte fino a noi”.
"E proprio di queste due
si vuole rilanciare la coltivazione e l'uso. Poiché solo nell'areale
appenninico tosco-emiliana trovano una condizione ecologica ottimale
sia dal punto di vista climatico, sia ambientale e geologico, per
dare una qualità unica e far sì che questa mela dia il meglio sotto
il profilo nutrizionale. Corposa, compatta, croccante e sugosa, con
un retrogusto amarognolo perchè ricca di polifenoli, diversi da
quelli di altre mele, che raggiungono in essa quantità
statisticamente superiori. Ne hanno più nella buccia che nella polpa
e per questo ne abbiamo selezionato un clone che ne ha più nella
polpa che nella buccia poiché molti consumatori preferiscono
mangiare le mele sbucciate. E' una mela curativa poiché risulta
ricca di qualità antiossidanti e quindi agisce con grande efficacia
per contenere l'invecchiamento delle cellule. Per imporsi come merita
nel mercato dovrebbe però disporre di una quantità superiore.
Attualmente se ne raccolgono circa 5.000 quintali, ne servirebbero
almeno altri 15.000”.
E'
già nato il Consorzio della 'Mela Rosa Romana dell'Appennino' che si
è dato il compito di stabilirne il disciplinare e controllare la
perfetta adesione e anche per individuare e indirizzare i nuovi
cultori di questa bella perla dell'Appennino agli aiuti e alle
risorse per avviare le nuove piantagioni.
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