Il
consigliere comunale di Sasso Marconi, Mauro Muratori ( Lega),
chiederà al Consiglio comunale di ' intitolare una Via, una Piazza o
un luogo pubblico ai medici, infermieri, operatori socio-sanitari,
farmacisti, professionisti sanitari e volontari che si sono
impegnati con abnegazione, durante la pandemia in corso. La loro
dedizione e fedeltà all'impegno sociale a loro affidato è stato
totale e determinante e in alcuni casi ha portato all'estremo
sacrificio della vita.
Muratori
ha già fatto considerazioni pratiche e, avendo rilevato che a Sasso
Marconi vie e piazze hanno già tutte una intitolazione, propone
venga dedicato a queste persone la rotanda di via Porrettana a
Tripoli, ora in via di realizzazione.
Nell'
Ordine del Giorno di Muratori si legge:
Premesso
che - prendersi cura della salute dei cittadini è un valore
fondamentale, tutelato dall'art. 32 della Costituzione - é indubbio
che la drammatica pandemia da Covid-19 indurrà cambiamenti epocali
sotto il profilo comportamentale, socio-economico e sanitario - il
COVID-19 ha evidenziato due concetti:
1) la Sanità è un settore
strategico da finanziare e non da tagliare indiscriminatamente, come
è stato fatto negli ultimi decenni;
2) la Sanità italiana, povera
finanziariamente, è ricchissima nel “capitale umano”,
rappresentato dalle donne e dagli uomini che esercitano la nobile
professione di cura e assistenza alla persona malata, anziana e/o
disabile;
- il vero valore aggiunto in Sanità è il capitale umano,
le donne e gli uomini in divisa bianca/ verde/azzurra che
costituiscono il motore stesso della sanità italiana, non solo per
lo spirito di sacrificio dimostrato in questi mesi, ma anche e
soprattutto, per il grande patrimonio di umanità e conoscenza messo
a disposizione dei cittadini;
- durante questa pandemia, i sanitari
ed i volontari hanno messo in campo la loro professionalità, la loro
salute, sacrificando spesso la propria incolumità per tutelare la
salute della collettività, dimostrando a tutti l’importanza dei
valori umani;
- l'emergenza Covid estesa a tutta Italia ha determinato
decine di migliaia di morti sia fra i cittadini che fra gli Operatori
Sanitari;
- sono più di 28.000 i contagiati sul lavoro dal Sars Cov
2, denunciati all’Inail, tra la fine di febbraio e lo scorso 21
aprile. Il 45,7% riguarda la categoria dei “tecnici della salute”,
che comprende infermieri e fisioterapisti, seguita da quella degli
operatori socio-sanitari (18,9%), dei medici (14,2%), degli operatori
socio-assistenziali (6,2%) e dal personale non qualificato nei
servizi sanitari e di istruzione (4,6%) (Primo report, denunciato dal
presidente dell’Inail, Franco Bettoni, 30/04/2020);
- la
letteratura internazionale invitava a porre in sicurezza, in primis,
il Personale Sanitario in quanto risorsa preziosa ( articolo The
Lancet,13 febbraio 2020 "...è imperativo proteggere il
personale sanitario non solo per salvaguardare la continuità delle
cure, ma per assicurarsi che i professionisti non diventino veicolo
d’infezione");
analizzando gli ultimi 3 mesi, si evince che,
nonostante la carenza di dispositivi di protezione individuali, di
direttive chiare da parte dei “decision maker”, ha fatto da
contraltare la tenacia, l’abnegazione, il senso del dovere e la
professionalità di tutto il personale che si è prodigato nelle
strutture sanitarie territoriali, anche a scapito della propria
incolumità e della sicurezza delle proprie famiglie;
- i Sanitari
che oggi vivono il carico emotivo dell'assistenza ai malati, si
troveranno in un futuro a dover affrontare un disagio psichico non
indifferente e la mielosa e ipocrita retorica degli eroi usata per
definire il lavoro dei sanitari è rischiosa, perché scarica sui
singoli sanitari la responsabilità della pandemia,
deresponsabilizzando la collettività. Considerato che
- anche
l’informazione sanitaria profusa dai media e dai social è caduta
nel tranello di arrivare a facili ed effimere conclusioni, non
sapendo distinguere tra ipotesi, opinioni e fatti, quando la scienza
medica è fatta di sperimentazioni, formula tesi, le verifica con
rigore, può sbagliare, ma si corregge e poi, forse, arriva a
risultati, che sono sempre parziali e mai verità apodittiche;
- per
descrivere la pandemia da Covid19 è stata utilizzata una
terminologia di guerra, dove medici e sanitari sono stati paragonati
alternativamente a eroi o guerrieri che combattevano contro un nemico
comune rappresentato dal virus, in un crescendo di linguaggio bellico
delirante assolutamente inutile;
- i Sanitari sono stati descritti
con dolorosa ipocrisia come “eroi” quando hanno eseguito ed
eseguono esclusivamente il proprio lavoro, come sempre, con l’impegno
e la consapevolezza di perseguire quello per cui sono stati formati,
ossia: " Curare, possibilmente guarire e alleviare le sofferenze
dei malati", senza la necessità o il dovere di combattere
alcuna guerra;
- dalla glorificazione mediatica all’accusa di
codardia il passo è brevissimo e se diventi un “eroe” non hai
più il diritto di lamentarti se ti mancano i dispositivi di
protezione individuale.
Appurato che abbiamo un obbligo morale,
dinanzi alle migliaia cittadini infettati e morti, dinanzi alla
generosità dimostrata da tutto il nostro comparto sanitario, dinanzi
ai loro sacrifici, sapendo che nessun sanitario sta combattendo una
guerra, ma sta applicando un metodo scientifico per debellare questa
pandemia e che, per curare una malattia non si utilizzano cannoni o
fucili, ma farmaci e vaccini ed è indispensabile possedere doti di "
Tenacia, coraggio, umiltà, solidarietà, perizia, prudenza e
diligenza", concetti antichi di secoli, riassunti nel Giuramento
d’Ippocrate e confermati dal codice deontologico.
Ribadito il
nostro ringraziamento a tutti i professionisti del Servizio
Sanitario, locale e nazionale, che hanno operato in frangenti di
estrema difficoltà, spesso in carenza dichiarata di dispositivi
idonei a proteggerli e spesso lasciati soli da una politica fatta,
non tanto e non solo, di indecisioni di oggi, ma di scelte pessime di
ieri.
Auspicato che superata questa drammatica pagina legata alla
pandemia, si colga l'occasione per ripensare modelli organizzativi
non più attuali, partendo dalla necessità di un ripensamento
globale che riformi il Servizio Sanitario.
Invita
il Sindaco e la Giunta ad intitolare una Via, una Piazza od un luogo
pubblico in grado di fissare per sempre il ricordo dei tanti Medici,
Infermieri, Operatori Socio-Sanitari, Farmacisti, tutte le
professioni tecnico-sanitarie e Volontari che si sono impegnati
quotidianamente, durante questa pandemia, al fine di onorarne il
sacrificio e come segno di imperitura gratitudine e riconoscenza
della città di Sasso Marconi.
1 commento:
Una via per i 500.000 italiani che hanno perso il posto di lavoro non la chiedi?
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