L’artista
bolognese Paolo Gualandi, che da alcuni anni vive a Tolè di Vergato,
dove gestisce la collezione permamente “Bologna velata”, ha
realizzato un busto visibile nel centro di ricerca dell’Istituto
Rizzoli in memoria del professor Manzoli, che fu artefice della sua
istituzione
di
Carmine Caputo
È
riuscito a vedere inaugurata la sua opera proprio prima che
l’emergenza coronavirus bloccasse le cerimonie pubbliche lo
scultore Paolo Gualandi, che da anni vive e lavora a Tolè di
Vergato. La cerimonia infatti si è tenuta lo scorso venerdì 21
febbraio nel centro di ricerca dell'istituto Rizzoli.
L’opera
in questione è un busto dedicato al professor Francesco Antonio
Manzoli, illustre medico e accademico scomparso nel 2015.
Professore emerito dell’Università di Bologna, presidente
dell’Istituto ortopedico Rizzoli dal 1982 al 1989 e Direttore
scientifico dal 2008 al 2015, fu Manzoli ad acquisire alcuni spazi
del seminario trasformandolo nel centro di ricerca dell’Istituto,
con le ex celle dei seminaristi che oggi sono occupati dagli avanzati
laboratori, una eccellenza riconosciuta a livello internazionale. La
scultura è stata realizzata con il sostegno della Fondazione Carisbo
e Coswell.
«Ho
sviluppato l’opera in terracotta policroma» spiega Paolo
Gualandi «richiamando
quella che, da Niccolò dell’Arca in poi, è una tradizione
emiliana. Si tratta di un’opera abbastanza grande, pensata per
essere ben visibile nell’atrio».
L’artista spiega di aver cercato in particolare di cogliere lo
spirito del professore, più che le sue sembianze esterne, anche
perché il lavoro è frutto di un difficoltoso lavoro di ricerca
tramite fotografie di diverse epoche, libri, immagini, tanto più
diffile quando più si consideri che lo scultore non ha avuto modo di
conoscere di persona Manzoli.
«Ho
capito di aver fatto un buon lavoro quando i parenti si sono
avvicinati al busto del professore: la somiglianza con alcuni nipoti
era impressionante, più di quanto avrei potuto sperare»
conclude Gualandi. Da un punto di vista figurativo lo scultore si è
concentrato, oltre che sul viso, in particolare sulle mani del
professore, grandi, metafora di quella straordinaria operosità che
ha caratterizzato la vita, professionale e non, del professore.
Paolo
Gualandi, per quasi trent’anni (1971-2007) è stato docente di
modellazione plastica presso il Liceo Artistico di Bologna. Da quando
è in pensione organizza corsi di scultura per grandi e piccoli
presso la sede del suo laboratorio “OASI” in Via Mulino del
Balone a Tolè, sull’Appennino bolognese. Qui, in un noceto
silenzioso dove l’unico suono che si avverte tra le fronde degli
alberi è quello del vicino ruscello, spesso ospita artisti italiani
e stranieri che partecipano a corsi e seminari di scultura, e
organizza mostre.
Da
circa un anno il suo opificio ospita inoltre la collezione permanente
“Bologna Velata”,
curata con Sandro Malossini dell’associazione Felsina Factory: una
mostra unica nel suo genere, perché, per volontà dei curatori,
raccoglie opere dagli anni sessanta all’inizio del duemila di
artisti diversi per tradizione e sensibilità artistica, ma
accomunati dal territorio in cui hanno operato, cioè Bologna e
dintorni.


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