domenica 10 maggio 2015

MARCO ROMANO 4 : LA CITTA’ COME OPERA D’ARTE



L'angolo di Marco Leoni










  
“ DIVENTA  SEMPRE  PIU’  FACILE,                     
   QUANDO  SI INVECCHIA,
   ANNEGARE  NELLA  NOSTALGIA “
                            Ted  Koppel




                                            ABITUDINI  E  STILI  DI  VITA

                BOLOGNA  IERI  E  OGGI
Lo riconosco :  sto invecchiando.
Me ne sono reso conto la volta scorsa, quando parlando delle bellezze di Bologna, non ho resistito alla tentazione di ripercorrere con la memoria gli anni più importanti e belli della mia vita.
Il periodo va dal 1960 al 1970 e, forse non stranamente, corrispondono al periodo della mia giovinezza, ricca di passioni e tormenti, alcune delle quali travolgenti.

 Sono consapevole che quando si ripensa al passato i ricordi tendono a smussare gli spigoli della realtà vissuta e tutto sembra più bello e più roseo, ma nonostante ciò ritengo proprio siano stati anni, per me, decisamente meravigliosi.
E Bologna ha avuto una funzione  determinante  sulla mia formazione, particolarmente per gli incontri e le amicizie che negli anni successivi avranno poi  anche caratterizzato la mia vita professionale.
Da ragazzo di provincia, la scoperta di Bologna inizia con la frequentazione delle medie alle Irnerio in via del Pallone (sicuramente una premonizione) con un percorso giornaliero che andava da piazza dei Martiri a piazza VIII Agosto fino alla Montagnola.
Erano gli anni in cui durante le vacanze estive si passavano ore davanti al juke box ad ascoltare queste musiche: eccone alcuni esempi, dovrebbe fare piacere riascoltarle, almeno a quelli della mia generazione.

                                QUANDO  LA  VITA  ERA  PURA  GIOIA

In quel periodo esplode anche la mia più grande passione : il calcio giocato.
Passione che mi porta ad entrare nelle squadre giovanili del  Bologna F.C.
Prima negli allievi poi, juniores e primavera le tappe successive.
Sto parlando del Bologna dello scudetto, quello che “TREMARE IL MONDO FA” di “COSI’ SI GIOCA SOLO IN PARADISO”.  Il Bologna di Fulvio Bernardini.

A quel periodo sono legati momenti  indimenticabili.
 Ricordo ancora l’emozione che provavo quando al giovedì pomeriggio scendevamo in campo allo stadio Dall’Ara per incontrare, in allenamento, la prima squadra. Trovarsi in campo e, per giunta contro, giocatori come Haller, Bulgarelli, Pascutti, Nielsen… era roba da pelle d’oca, ma ci siamo sempre battuti come leoni.
Mi ero conquistato come soprannome “il Rivera di Sasso”, perché era proprio a lui che mi ispiravo nel bene e nel male. Ho sempre privilegiato l’aspetto tecnico e considerato il calcio come spettacolo, non avevo una natura competitiva e questo ha rappresentato un grosso limite per tentare una eventuale carriera professionistica.

Ma non ho assolutamente rimpianti, perché grazie al calcio ho vissuto momenti di intensissima felicità.
Nella foto accanto il gol di Pascutti (l’opportunista) che è entrato nella storia del calcio.

  ANCH’IO  C’ERO!

In quel periodo la città mi assorbiva completamente, le giornate erano scandite principalmente dagli allenamenti e dallo studio. Frequentavo il corso di chimica alle Aldini Valeriani di via Castiglione, anche se il mio cuore batteva per il liceo Galvani.
Ricordo le cotolette con patate del ristorante “Tre Frecce” di strada Maggiore, il gelato di Pino in via Castiglione, le serate da Lamma per tonno/cipolla e fagioli, i panini da Wolf, le notti in osteria o alla sala biliardi da Canè, il rito dello stadio comprato in stazione dopo la mezzanotte, al cinema nei vari locali di via Indipendenza con a seguire l’immancabile pizza da Altero.
Ballare Satisfaction dei Rolling Stones, allo Sporting Club,    uno sballo!


Non mancavano, ogni tanto, i fughini da scuola e spesso veniva utilizzato il cinema Rialto come rifugio, dove i film non contavano assolutamente niente, un luogo di puro divertimento dove era obbligatorio fare un casino pazzesco, con il povero “gnegno” oggetto di ogni sorta di angheria.
 Altro luogo di ritrovo, con l’arrivo della bella stagione, erano i Giardini Margherita o i colli per i fortunati che erano motorizzati.
 Poi c’era l’Archiginnasio che, spinti dai sensi di colpa, si andava a studiare per preparare le interrogazioni.
Altro punto di riferimento Zanarini, il bar dei “fighetti” e a proposito di fighetti l’incontro e la conoscenza di Angelo Benedetti e Giorgio Ghelli, l’anima creativa il primo e l’anima commerciale il secondo, del negozio  Manuel Ritz Pipò di Strada Maggiore. Con lo slogan “per un faraone adolescente”  partono con la produzione di splendide camicie che, con le loro fantasie originali, hanno letteralmente rivoluzionato il modo di vestire e lo stile dei giovani bolognesi.

Fenomeno unico e irripetibile,  in quanto oggi, grazie anche alle liberalizzazioni bersaniane del commercio, la città, che avrebbe dovuto creare per molti giovani opportunità di lavoro autonomo nell’ambito appunto del commercio, in realtà  ha spalancato le porte alle numerose multinazionali dell’abbigliamento, dotate di un potere economico impressionante che impedisce a persone normali ogni possibilità di competizione.

Lasciare tutto il potere nelle mani del Dio Mercato non sempre porta a risultati positivi e condivisibili.



 Lo stile di quegli anni
Infatti mentre la città fisica è rimasta intatta nel tempo, sconvolgimenti sono avvenuti nelle attività commerciali e ricreative, con la progressiva chiusura di negozi storici, sale cinematografiche, in particolare quelle di via Indipendenza,  identità e anime VIVE della città, sostituite oggi dalle Multisale, principalmente sorte in zone periferiche,   che, con le loro indubbie comodità, hanno, come effetto negativo, contribuito a svuotare il centro rendendolo più vulnerabile ad azioni di degrado e più esposto alla  microcriminalità. Sale queste adatte per i DISCO-FILM caratterizzati dagli effetti speciali e da un’ insopportabile colonizzazione culturale, di cui non si  sentiva assolutamente l’esigenza, che vede la sostituzione dei panini con la mortadella e i buoni caffè con  BIDONI di POP CORN e Coca Cola a gogò.

Tornando a ieri dopo questi anni spensierati e meravigliosi è arrivato il ’68 e tutto è cambiato. Inizia il periodo dell’impegno, le discussioni interminabili, i capannelli di persone a gruppi di 4,5,6 e più che dal tardo pomeriggio fino a tarda sera riempivano Piazza Maggiore discutendo animatamente sempre di politica, i film al cinema Roma che spesso erano veri rompicapi, il periodo dei cineforum, le assemblee e le occupazioni all’Università, l’eskimo e il mito dell’uguaglianza, il libretto rosso di Mao, il privato che diventa pubblico.  

    LA  GIOIA  DI  PRIMA?              F  I  N  I  T  A.  
                                         
                                                    

Inizia l’era dei cantautori e per concludere desidero parlarvi di un’esperienza straordinaria, unica e irripetibile che solo a Bologna poteva verificarsi:

                       L’OSTERIA  DELLE  DAME

L’aprono nel ’70 e la gestiscono insieme una coppia decisamente originale, il padre domenicano Michele Casali, grande evangelizzatore, e il cantautore Francesco Guccini.  Il religioso e l’agnostico.
Locale in cui tutti si potevano incontrare, dove si ascoltava musica, si beveva vino e si giocava a carte, dove le cose nascevano spontanee, in quella che fu definita  l’osteria del frate  frequentata dai rossi.

Sembrava proprio una cosa impossibile e invece è successa veramente.

Dopo questa avventura, padre Casali, dà vita ai   MARTEDI’  DI  S. DOMENICO, riportandone in parte lo spirito già sperimentato all’osteria.   
Apertura e accoglienza   i pilastri portanti, momenti d’incontro rivolti alla città  dove tutti potevano partecipare. Un’occasione per  conoscere e riflettere   su problematiche etiche, filosofiche, religiose, artistiche e d’attualità, dove “tutte le voci trovano spazio in uno spirito di dialogo collettivo”.

Un continuo confronto tra le idee, nel  massimo rispetto delle opinioni differenti   e nella    COSTANTE  RICERCA  DI  CIO’  CHE  UNISCE  ANZICHE’  DI  QUANTO  DIVIDE.


QUESTO  SUCCEDEVA  A  BOLOGNA,         CITTA’  MERAVIGLIOSA!!!

Prossimo appuntamento:  domenica  24 maggio 2015.
Tema:  Sasso Marconi.



                                                                                             

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Splendida ricostruzione io anche sono passato per quei tempi(con esclusione per il calcio, ero troppo piccolo per Haller), forse però Manuel Ritz non era "PIPO'" ma RIRO'. saluti Luigino.

http://www.trademarkia.com/logo-images/upla-srl/manuel-ritz-riro-73192597.jpg

Marco Leoni ha detto...

Caro Luigino,
conosco perfettamente la storia di Manuel Ritz, nato come Pipò e poi modificato in seguito effettivamente in Rirò.
La ragione è un po'complicata per poterla spiegare con un commento, ma se vorrai ripercorrere quegli anni potremmo farlo sorseggiando un buon caffè e conoscerci personalmente.
Grazie per il tuo commento.

Anonimo ha detto...

Era un modo completo per partecipare alla vita, ci si sentiva al centro della vita, ci si sentiva di appartenere alla vita stessa.
Non importa che fosse più giovane o meno e che ora si stia invecchiando, la verità è che oggi esiste solo il DENARO che sembra risolvere tutto ma non è così siamo solo molto moltissimo ...... infelici.....non siamo liberi come negli anni 70/80 il sistema del mercato banche e finanza ci ha tolto la speranza di libertà.

Anonimo ha detto...

Forse quel periodo per la prima volta nella storia dell' umanità i giovani e meno giovani erano un tutt' uno e partecipavano alla vita assieme con naturalezza, nel desiderio di presente e futuro per una vita sociale e politica assieme.
Oggi si vive di conflitti generazionali, sociali ed economici continui, senza saper il perchè. Ci si scontra e basta, senza arrivare mai a niente di buono e di piacevole.

Anonimo ha detto...

diplomato in chimica all'Aldini nel
1969.
Ho conosciuto e collaborato con Angelo Benedetti e Giorgio Ghelli,
persone stupende,per diversi anni.
A partire dal gnegno(venditore di brustulli) al cinema Rialto e per tutte le altre cose che hai scritto
mi è sembrato di tornare indietro di 50 anni...grazie
unico neo ti sei scordato del mitico Bettazzoni segretario dell'Aldini
saluti