Decisamente dalla ‘stalla alle stelle’ la storia dell’azienda Righi di Pian di Venola. Il primo vagito della ditta avvenne infatti negli anni trenta in una ex stalla, in cui Adolfo Righi , nonno dell’attuale proprietario Roberto , realizzava botti, tini e carri per l’agricoltura.
Nel dopoguerra, insieme al figlio Angelo, rispondendo al richiamo commerciale del boom economico, riconvertì l’azienda alla costruzione di infissi e mobili su misura. Vennero fatti in quegli anni sensibili ampliamenti al vecchio laboratorio e nel 1959 venne annessa una costruzione uso civile con abitazione e negozio.
Dagli anni 60 Angelo acquistava dalla Brianza mobili grezzi e semilavorati per poi rifinirli, lucidarli e venderli in quella che si può ormai chiamare “bottega” con sala esposizione.
Nel 1975, Roberto l’attuale conduttore, divenne socio e il Mobilificio Righi diventa Righi Arredamenti Srl. Da questo momento la bottega divenne negozio e fu il primo nella zona a proporre articoli di design. Il raggio d’azione dell’azienda si espanse verso la città che diventò l’area di maggior interesse.
Dall’ 85 la progettazione degli ambienti diventò ancora più completa, al commerciale si affiancò un vero e proprio ufficio tecnico: si cominciò a progettare e a realizzare ristrutturazioni offrendo assistenza cantieristica, direzione dei lavori, impianti e artigiani. La falegnameria, in tutti questi anni, è rimasta un elemento di fondamentale importanza per l’azienda: è qui che i mobili di serie vengono adattati e modificati .
“La Righi Arredamenti è un’azienda viva, frutto di esperienza e ricerca”, precisa con orgoglio l’attuale titolare Roberto. “Pur crescendo nel numero di dipendenti e nel fatturato, pur informatizzandosi, pur acquistando moderne attrezzature, non ha mai dimenticato la sua origine artigiana a cui deve la propria esperienza e il bagaglio culturale e tecnico di cui ora dispone. Certamente sentiamo l’effetto di questa crisi che per il nostro settore è schiacciante. Contiamo comunque, anche se con notevoli sacrifici economici, di approdare tutti alla sponda della ripresa per tramandare l’importante eredità di famiglia e conservare l’importante bagaglio di professionalità dei collaboratori”.
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