venerdì 12 settembre 2025

Monzuno dedica una strada a Francesco Berti Arnoaldi Veli

 La cerimonia domani,  sabato 13 settembre,  a Montorio, ai piedi della Torre di famiglia



l Comune di Monzuno, medaglia d’oro al merito civile, renderà omaggio a Francesco “Checco” Berti Arnoaldi Veli intitolandogli una strada a Montorio, nei pressi della Torre appartenuta alla sua famiglia, dove riposa anche nel cimitero locale. La cerimonia è in programma domani, sabato 13 settembre, alle ore 13.

Nato a Bologna il 19 maggio 1926 e residente a Gaggio Montano dal 1943, Berti Arnoaldi scelse di non rispondere alla chiamata alle armi della RSI nel giugno 1944, entrando tra gli organizzatori dei primi gruppi partigiani confluiti nella brigata “GL Montagna”. Dopo la liberazione di Gaggio Montano nell’ottobre dello stesso anno, assunse la carica di segretario dell’amministrazione comunale di guerra e fece parte del CLN locale fino alla definitiva liberazione del territorio nel marzo 1945.

Riconosciuto partigiano con il grado di sottotenente, dal dopoguerra si impegnò a lungo nella memoria e nella divulgazione della Resistenza: fu presidente dell’Istituto della Resistenza di Bologna fino al 1981, poi dell’Istituto Parri fino al 1995, membro del consiglio direttivo dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia e presidente della Fiap (Federazione italiana associazioni partigiane).

Figura di spicco della cultura civile e democratica, incontrava spesso gli studenti nelle scuole, presentandosi con parole rimaste celebri: “Ragazzi, sono un vostro coetaneo. Ho ancora l’età di quando feci la scelta: anche a voi tocca oggi fare una scelta”. Nel 1961 invitò a Bologna Primo Levi, che tenne una lezione al Teatro Comunale. In una lettera successiva, Berti Arnoaldi gli scrisse: “È difficile e pericoloso in questi casi dire che siamo contenti che Lei sia venuto. Ma nulla vale più della parola di colui che ha sofferto ma non odia”.

“Abbiamo bisogno di persone come Checco – ha dichiarato il sindaco di Monzuno, Bruno Pasquini –. In tempi difficili come quelli in cui visse la sua giovinezza, scelse di impegnarsi nella lotta che ci ha restituito la libertà. E anche dopo la guerra continuò a dedicarsi alla società civile. Un esempio che dovrebbe essere seguito da molti, perché mai come oggi serve l’impegno di chi vuole costruire un’Italia migliore”.

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