venerdì 12 maggio 2023

Cittadinanzattiva presenta il Rapporto civico sulla salute 2023

Lunghissime liste di attesa, pronto soccorso allo stremo, medici di medicina generale assenti in molte aree: le criticità di un sistema sanitario in crisi nel Rapporto civico sulla salute di Cittadinanzattiva

 

Terminata l’emergenza pandemica, i cittadini si trovano a fare i conti più di prima con lunghissime liste di attesa, pronto soccorso allo stremo, medici di medicina generale assenti in molte aree. Aumenta, così, il ricorso alla spesa privata, se le condizioni economiche dei singoli lo permettono. Mentre per molte cittadine e molti cittadini l’attesa si è trasformata in rinuncia. Sono le tante urgenze sanità che Cittadinanzattiva fotografa nel Rapporto civico sulla salute 2023, presentato oggi a Roma presso il Ministero della Salute. (Qui il Rapporto completo)

Quest’anno il Rapporto viene diffuso all’interno di una giornata più generale, dal titolo “Urgenza sanità”, un primo momento pubblico della mobilitazione permanente promossa da Cittadinanzattiva a difesa del Servizio Sanitario Nazionale. Dopo la presentazione del Rapporto, dalle ore 14:00, gli attivisti dell’organizzazione provenienti da numerose regioni scenderanno in piazza davanti al Ministero per manifestare le urgenze sanitarie dei loro territori. Altre iniziative si svolgeranno a livello locale anche nei prossimi giorni.

Rapporto civico sulla salute, ancora troppe criticità

Il Rapporto civico sulla salute, alla seconda edizione, integra i dati provenienti dalle 14.272 segnalazioni dei cittadini, giunte nel corso del 2022 alle sedi locali e ai servizi PIT Salute di Cittadinanzattiva, con dati provenienti da fonti istituzionali, accademici o della ricerca.

Due anni per una mammografia di screening, tre mesi per un intervento per tumore all’utero che andava effettuato entro un mese, due mesi per una visita specialistica ginecologica urgente da fissare entro 72 ore, sempre due mesi per una visita di controllo cardiologica da effettuare entro 10 giorni: sono alcuni esempi di tempi di attesa segnalati dai cittadini, che lamentano anche disfunzioni nei servizi di accesso e prenotazione, ad esempio determinati dal mancato rispetto dei codici di priorità, difficoltà a contattare il Cup, impossibilità a prenotare per liste d’attesa bloccate.

Foto Pixabay

Accanto ai mai risolti problemi generali di liste di attesa e accesso alle prestazioni (che raccolgono quasi una segnalazione su tre, 29.6%), i cittadini denunciano carenze in tutti e tre gli ambiti dell’assistenza sanitaria, ossia quella ospedaliera (15,8%), quella territoriale (14,8) e l’area della prevenzione (15,2%).

Al quinto posto la sicurezza delle cure (8,5%).  Seguono le segnalazioni su accesso alle informazioni e documentazioni (4,5%), assistenza previdenziale (2,8%), umanizzazione e relazione con operatori sanitari (2,6%), spesa privata e ticket elevati (1,7%) e assistenza protesica e integrativa (1,4%).  A crescere rispetto al 2021, sono soprattutto le problematiche che riguardano l’accesso alle prestazioni (+5.8%) e quelle legate all’assistenza in ospedale (+4,4%).

Per quanto riguarda il Pronto Soccorso, le segnalazioni più ricorrenti riguardano: eccessiva attesa per effettuare o completare il triage (18,9%) pronto soccorso affollato (15,4%), carente informazione al paziente o al familiare (9,8%), mancanza di posti letto in reparto per il ricovero (9,2%), mancanza del personale medico (8,7%), pazienti in sedia a rotelle o in barella lungo i corridoi per ore/giorni (7,5%).

Una nuova indagine su 10mila professionisti

10mila operatori sanitari, appartenenti a venti categorie professionali, hanno partecipato alla prima indagine condotta da Cittadinanzattiva, in collaborazione con FNOPI e FNO TSRM e PSTRP, con l’obiettivo di sondare le motivazioni dei professionisti a restare o lasciare il SSN.

Oltre il 46% afferma di essere soddisfatto del proprio percorso professionale, ma non altrettanto del proprio ambiente di lavoro che stimola poco o niente la realizzazione personale (per il 42,6%) e la crescita professionale (48,5%). Oltre il 40% dichiara di avere carichi di lavoro insostenibili e uno su tre non riesce affatto a bilanciare i tempi lavorativi con quelli della vita privata.

Inoltre, il 31,6% denuncia di essere stato vittima, negli ultimi tre anni, di aggressione (verbale o fisica) da parte degli utenti, il 20,7% da parte di un proprio superiore e il 18,4% da parte di colleghi. E l’assenza nel posto di lavoro di un punto di ascolto psicologico è lamentata in particolare dal 65,9% degli intervistati.

Nonostante queste difficoltà, però, i professionisti sanitari credono fermamente nel valore del SSN e nella salute come bene pubblico: la maggioranza si sente orgogliosa di contribuire personalmente a dare risposta ai bisogni sociali e sanitari del cittadino (66,9%) e quindi di poter contribuire al benessere della comunità (71,6%). Soprattutto, la maggioranza (83,5%) crede che ogni persona debba avere diritto alle cure di cui ha bisogno indipendentemente dalla gravità delle patologie o dal costo delle cure.

Gli interpellati, però, si dividono a metà tra chi sente di essere parte di un sistema che garantisce cure sanitarie a tutti i cittadini indipendentemente dalla loro condizione economica e sociale (46,9%) e chi non ci crede (53,1%), e praticamente solo uno su due si sente parte di un’organizzazione che tutela l’interesse pubblico (52,1%) e l’equità sociale (47,9%).

3 commenti:

Anonimo ha detto...

E' tutto stato pianificato, ma non è finito, tutto ritornerà perchè state santificando i vostri carnefici.

antonio ha detto...

basta FABBRIANI PUBBLICARE commenti demenziali come quello delle 14:58. NON SERVONO A NULLA.
Personalmente mi chiedo cosa possono fare/pretendere i nostri Sindaci e/o loro delegati per la salute degli abitanti dei rispettivi comuni.
Ci chiamino in pubblica assemblea, ci informino, chiedano a noi aiuti concreti.
grazie

Anonimo ha detto...

...di ben so: vaciapairàt !