giovedì 3 maggio 2018

Vergato celebra due grandi amanti dell’Appennino: Luigi ed Enrico Fantini

 Le “Celebrazioni Fantiniane” continueranno fino al 7 maggio con una mostra in biblioteca

In mostra nei locali della Biblioteca Paolo Guidotti di Vergato  7 pannelli volti a ricostruire la vita e le attività di Luigi Fantini; 12 suggestive acqueforti su scorci dell’Appennino bolognese di Enrico Fantini e una serie di documenti inediti d’archivio e rare edizioni bibliografiche fantiniane che consentiranno al visitatore di riscoprire l’Appennino attraverso gli “sguardi” di Enrico e Luigi Fantini.

La mostra è stata presentata lo scorso 21 aprile in occasione del convegno “Uno sguardo sull’Appennino con Luigi ed Enrico Fantini”, organizzarlo dall’Istituto Tecnico che porta il nome del celebre speleologo, in occasione del quarantennale dalla morte di Luigi Fantini e dei novant’anni dalla nascita di Enrico Fantini.

Le “Celebrazioni Fantiniane” continueranno fino al 7 maggio.

Luigi Fantini nacque al Farneto, in Val di Zena, nel marzo 1895, e cominciò la sua attività di esploratore proprio nella zona dei Gessi; nel 1932 fondò con alcuni amici il Gruppo Speleologico Bolognese. Documentò con la sua macchina fotografica le meraviglie della Grotta della Spipola, da lui scoperta, e raccolse nel corso delle sue esplorazioni minerali che finiranno nei musei universitari. Portò inoltre alla luce diversi reperti preistorici. Il nipote Enrico, invece, fu pittore, incisore, disegnatore, e giovanissimo accompagnò lo zio in giro per l’Appennino bolognese alla ricerca di antiche case, che avrebbe poi dato origine al volume “Antichi Edifici della Montagna Bolognese”: opera fondamentale che documenta costruzioni che in larga parte furono poi distrutte durante la seconda guerra mondiale.

L’evento celebrativo ha visto la presenza dello speleologo Claudio Busi, socio storico del Gruppo Speleologico Bolognese-Unione Speleologica Bolognese che ha delineato la storia del gruppo speleologico bolognese, indicando il ruolo propulsore e fondante avuto da Luigi Fantini. Gabriele Nenzioni, direttore del Museo della Preistoria “Luigi Donini” di San Lazzaro di Savena, ha invece illustrato un carteggio inedito tra Luigi ed Enrico, sottolineando l’amarezza dell’anziano Luigi che non vedeva le sue teorie sulla pebble culture e sull’uomo pliocenico accolte dalla comunità scientifica.

Enzo Busatta, erede di Enrico Fantini, con il suo intervento ha messo in rilievo la profonda relazione esistente fra Enrico e lo zio Luigi. L’ottico vergatese Lanfranco Ragazzi ha invece ricostruito i rapporti amichevoli tra Luigi e il padre, fotografo professionista. L’evento ha visto impegnati anche alcuni docenti dell’Istituto: Giuseppe Scandura, che ha rivisitato la figura di Luigi Fantini attraverso inedite carte d’archivio e reperti museali, Elli Signani, che ha illustrato l’importante ruolo della foto-iconografia nella produzione saggistica fantiniana e Gabriela Bin, che ha delineato l’importanza del paesaggio appenninico bolognese partendo dalle incisioni di Enrico Fantini.

Anche alcuni studenti dell’Istituto hanno preso parte all’evento: Aurora Brunini, con una rilettura di una assai poco nota pagina fantiniana relativa al “Buco delle Gomme” e Cristian Vaccari, che ha evidenziato l’importanza delle grotte bolognesi come rifugio durante la seconda guerra mondiale. Non sono mancate collaborazioni di altri ragazzi come Gaia Nanni, Malu Vivarelli, Mati-Ur Rhe-man, Alessio Pucci e molti altri che si sono impegnati nell’organizzazione generale dell’evento.

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