"Casalecchio è una città insicura?" È la domanda al centro della seduta straordinaria del consiglio comunale, convocata per discutere di sicurezza urbana e disagio giovanile, dopo una serie di episodi di cronaca che hanno acceso il dibattito pubblico e sollevato preoccupazioni tra i cittadini.
Al centro
dell’incontro, non solo aggressioni, rapine e atti vandalici – spesso
attribuiti a gruppi di adolescenti – ma anche le politiche necessarie per
affrontare fenomeni più ampi come marginalità sociale, educazione e percezione
dell’insicurezza.
Ad aprire i
lavori è stato il sindaco Matteo Ruggeri, affiancato dalla presidente
del consiglio comunale Alice Menzani, dai membri della giunta, dalle
forze dell’ordine e da esperti in sociologia e criminologia. “Casalecchio
diventa talvolta teatro di episodi di microcriminalità, spesso commessi da
giovani che non risiedono nel nostro Comune”, ha dichiarato Ruggeri, invitando
però a evitare generalizzazioni. “Non sempre i responsabili sono minori
stranieri non accompagnati, come spesso si pensa. Alcuni ragazzi provengono da
contesti agiati e pensano che le loro azioni non abbiano conseguenze. Ma le
conseguenze ci sono, e l’educazione è responsabilità condivisa tra istituzioni,
famiglie e comunità”.
Il sindaco
ha ricordato le iniziative già attive sul territorio, dal Centro giovanile
diffuso al progetto Young Reno, passando per la Consulta Giovani,
l’educativa territoriale e i percorsi di orientamento. “Non abbiamo
bisogno solo di una città che controlla i giovani – ha aggiunto – ma di una
città che li riconosce, li ascolta e li coinvolge, anche quando sbagliano”.
Critico
invece l’approccio del governo nazionale. “Il decreto Caivano nasce con buone
intenzioni, ma affronta un problema sociale come se fosse esclusivamente una
questione di ordine pubblico. La povertà educativa non si combatte con il
codice penale”.
Il confronto tra i gruppi consiliari
Il dibattito
in consiglio comunale si è articolato lungo tre direttrici fondamentali:
controllo del territorio, prevenzione e percezione della sicurezza.
Per Andrea
Tonelli (Rete Civica-Centrodestra), il problema non può essere minimizzato:
“Abbiamo assistito a un incremento di lesioni dolose, rapine e atti di
violenza. Per chi ne è vittima, non si tratta di microreati, ma di gravi
prevaricazioni”. Tonelli ha chiesto maggiore trasparenza sulle attività di
controllo di vicinato e una particolare attenzione alla questione dei minori
stranieri non accompagnati. Ha inoltre criticato l’atteggiamento di alcuni
genitori “che tendono a difendere i figli anche quando sbagliano”.
Dall’altra
parte dell’emiciclo, Saverio Vecchia (Centrosinistra) ha sollecitato un
cambio di prospettiva: “Il disagio giovanile non può essere ridotto a una
questione di ordine pubblico. Coinvolge scuola, famiglia, abitazione e lavoro”.
Ha poi evidenziato la necessità di figure educative capaci di interpretare i
linguaggi digitali: “Non possiamo più pensare di prevenire con strumenti del
passato”.
Una
riflessione più ampia è stata proposta da Raimondo Zito (Buon Futuro
Casalecchio): “L’adolescenza è per sua natura una fase di conflitto con le
regole. Come possiamo dare risposte educative senza ricorrere alla logica
dell’emergenza o della repressione?”. E ha aggiunto con tono provocatorio:
“Cosa possiamo fare per evitare che un giorno l’esercito venga impiegato nei
centri commerciali?”.
Antonella
Micele ha puntato il dito sulla discrepanza tra percezione e realtà: “Se non
agiamo su entrambi i fronti, rischiamo di costruire politiche inefficaci. La
repressione da sola non basta: serve una prevenzione di tipo comunitario e una
riflessione più ampia sulle politiche pubbliche”.
Anche Gabriele
Paltretti (Pd) ha insistito sull’importanza di una visione a lungo termine:
“Non possiamo pretendere risultati immediati. Serve investire in educazione e
dare tempo ai progetti per dare frutti concreti”. Ha poi valorizzato l’importanza
dell’incontro tra giovani e forze dell’ordine, “non solo in chiave repressiva,
ma per costruire un rapporto di fiducia e vicinanza”.
Dario Braga (Gruppo
Misto) ha posto l’attenzione sul ruolo della comunicazione nella costruzione
dell’allarme sociale: “Viviamo in un contesto in cui la percezione spesso
prevale sui dati reali. La comunicazione incide sui comportamenti e deve essere
gestita con consapevolezza”. Ha quindi rilanciato l’idea di una videosorveglianza
attiva, capace di rilevare in tempo reale situazioni potenzialmente
critiche.
A difendere
l’azione educativa delle forze dell’ordine è stato Pietro Cappellini
(Fratelli d’Italia), che ha ricordato le attività formative svolte dalla
Polizia di Stato nelle scuole. In aula, un momento di commozione è stato
dedicato al ricordo dell’agente Riccardo Mecci, recentemente scomparso:
“Un uomo che ha servito con umanità e dedizione. Lo onoriamo con le sue parole:
‘Cerco solo di fare bene il mio lavoro’”.
A chiudere
la discussione tra i gruppi è stato Enrico Pasquariello (Lega), che ha
raccontato un episodio vissuto in prima persona poche ore prima: “Questa
mattina, al mercato, ho ricevuto un pugno in faccia. Non so chi sia stato, ma
questo dimostra che il problema è reale. Non si tratta di terrorismo psicologico,
ma di una situazione concreta che va affrontata con fermezza”. Ha infine
sottolineato il ruolo centrale della famiglia, “prima agenzia educativa, da
sostenere anche sul piano economico”.
Nanni: “Non solo parole, ma investimenti concreti”
La seduta si è chiusa con l’intervento del vicesindaco Paolo Nanni, delegato alla sicurezza, che ha fatto il punto sugli investimenti messi in campo dal Comune. “Negli ultimi anni, tra interventi sociali e attività di monitoraggio, Casalecchio ha investito milioni di euro. C’è sempre margine di miglioramento, ma su questi temi non ci limitiamo alle parole: mettiamo in campo risorse e azioni concrete”.
4 commenti:
Quindi? Quali sono i prossimi “step”?
Non è intelligente pensare che i compagni che hanno creato il problema siano le persone che lo risolvono.
Le telecamere nei luoghi piu' a rischio si usano ormai anche nel piu' remoto dei paesini. La maggioranza sembra voler parlare d'altro quando la soluzione e' semplicissima e banale. Niente le impedisce poi di continuare quelle azioni educative e di prevenzione, che finora hanno dato i risultati che ben si vedono, anche perche' alcuni dei giovani coinvolti vengono da altri comuni.
Concordo col lei.
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