domenica 6 aprile 2025

Sicurezza a Casalecchio, il Comune si confronta: "Fenomeno complesso, servono prevenzione ed educazione"

 



 "Casalecchio è una città insicura?" È la domanda al centro della seduta straordinaria del consiglio comunale, convocata per discutere di sicurezza urbana e disagio giovanile, dopo una serie di episodi di cronaca che hanno acceso il dibattito pubblico e sollevato preoccupazioni tra i cittadini.

Al centro dell’incontro, non solo aggressioni, rapine e atti vandalici – spesso attribuiti a gruppi di adolescenti – ma anche le politiche necessarie per affrontare fenomeni più ampi come marginalità sociale, educazione e percezione dell’insicurezza.

Ad aprire i lavori è stato il sindaco Matteo Ruggeri, affiancato dalla presidente del consiglio comunale Alice Menzani, dai membri della giunta, dalle forze dell’ordine e da esperti in sociologia e criminologia. “Casalecchio diventa talvolta teatro di episodi di microcriminalità, spesso commessi da giovani che non risiedono nel nostro Comune”, ha dichiarato Ruggeri, invitando però a evitare generalizzazioni. “Non sempre i responsabili sono minori stranieri non accompagnati, come spesso si pensa. Alcuni ragazzi provengono da contesti agiati e pensano che le loro azioni non abbiano conseguenze. Ma le conseguenze ci sono, e l’educazione è responsabilità condivisa tra istituzioni, famiglie e comunità”.

Il sindaco ha ricordato le iniziative già attive sul territorio, dal Centro giovanile diffuso al progetto Young Reno, passando per la Consulta Giovani, l’educativa territoriale e i percorsi di orientamento. “Non abbiamo bisogno solo di una città che controlla i giovani – ha aggiunto – ma di una città che li riconosce, li ascolta e li coinvolge, anche quando sbagliano”.

Critico invece l’approccio del governo nazionale. “Il decreto Caivano nasce con buone intenzioni, ma affronta un problema sociale come se fosse esclusivamente una questione di ordine pubblico. La povertà educativa non si combatte con il codice penale”.

Il confronto tra i gruppi consiliari

Il dibattito in consiglio comunale si è articolato lungo tre direttrici fondamentali: controllo del territorio, prevenzione e percezione della sicurezza.

Per Andrea Tonelli (Rete Civica-Centrodestra), il problema non può essere minimizzato: “Abbiamo assistito a un incremento di lesioni dolose, rapine e atti di violenza. Per chi ne è vittima, non si tratta di microreati, ma di gravi prevaricazioni”. Tonelli ha chiesto maggiore trasparenza sulle attività di controllo di vicinato e una particolare attenzione alla questione dei minori stranieri non accompagnati. Ha inoltre criticato l’atteggiamento di alcuni genitori “che tendono a difendere i figli anche quando sbagliano”.

Dall’altra parte dell’emiciclo, Saverio Vecchia (Centrosinistra) ha sollecitato un cambio di prospettiva: “Il disagio giovanile non può essere ridotto a una questione di ordine pubblico. Coinvolge scuola, famiglia, abitazione e lavoro”. Ha poi evidenziato la necessità di figure educative capaci di interpretare i linguaggi digitali: “Non possiamo più pensare di prevenire con strumenti del passato”.

Una riflessione più ampia è stata proposta da Raimondo Zito (Buon Futuro Casalecchio): “L’adolescenza è per sua natura una fase di conflitto con le regole. Come possiamo dare risposte educative senza ricorrere alla logica dell’emergenza o della repressione?”. E ha aggiunto con tono provocatorio: “Cosa possiamo fare per evitare che un giorno l’esercito venga impiegato nei centri commerciali?”.

Antonella Micele ha puntato il dito sulla discrepanza tra percezione e realtà: “Se non agiamo su entrambi i fronti, rischiamo di costruire politiche inefficaci. La repressione da sola non basta: serve una prevenzione di tipo comunitario e una riflessione più ampia sulle politiche pubbliche”.

Anche Gabriele Paltretti (Pd) ha insistito sull’importanza di una visione a lungo termine: “Non possiamo pretendere risultati immediati. Serve investire in educazione e dare tempo ai progetti per dare frutti concreti”. Ha poi valorizzato l’importanza dell’incontro tra giovani e forze dell’ordine, “non solo in chiave repressiva, ma per costruire un rapporto di fiducia e vicinanza”.

Dario Braga (Gruppo Misto) ha posto l’attenzione sul ruolo della comunicazione nella costruzione dell’allarme sociale: “Viviamo in un contesto in cui la percezione spesso prevale sui dati reali. La comunicazione incide sui comportamenti e deve essere gestita con consapevolezza”. Ha quindi rilanciato l’idea di una videosorveglianza attiva, capace di rilevare in tempo reale situazioni potenzialmente critiche.

A difendere l’azione educativa delle forze dell’ordine è stato Pietro Cappellini (Fratelli d’Italia), che ha ricordato le attività formative svolte dalla Polizia di Stato nelle scuole. In aula, un momento di commozione è stato dedicato al ricordo dell’agente Riccardo Mecci, recentemente scomparso: “Un uomo che ha servito con umanità e dedizione. Lo onoriamo con le sue parole: ‘Cerco solo di fare bene il mio lavoro’”.

A chiudere la discussione tra i gruppi è stato Enrico Pasquariello (Lega), che ha raccontato un episodio vissuto in prima persona poche ore prima: “Questa mattina, al mercato, ho ricevuto un pugno in faccia. Non so chi sia stato, ma questo dimostra che il problema è reale. Non si tratta di terrorismo psicologico, ma di una situazione concreta che va affrontata con fermezza”. Ha infine sottolineato il ruolo centrale della famiglia, “prima agenzia educativa, da sostenere anche sul piano economico”.

Nanni: “Non solo parole, ma investimenti concreti”

La seduta si è chiusa con l’intervento del vicesindaco Paolo Nanni, delegato alla sicurezza, che ha fatto il punto sugli investimenti messi in campo dal Comune. “Negli ultimi anni, tra interventi sociali e attività di monitoraggio, Casalecchio ha investito milioni di euro. C’è sempre margine di miglioramento, ma su questi temi non ci limitiamo alle parole: mettiamo in campo risorse e azioni concrete”.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Quindi? Quali sono i prossimi “step”?

Anonimo ha detto...

Non è intelligente pensare che i compagni che hanno creato il problema siano le persone che lo risolvono.

Anonimo ha detto...

Le telecamere nei luoghi piu' a rischio si usano ormai anche nel piu' remoto dei paesini. La maggioranza sembra voler parlare d'altro quando la soluzione e' semplicissima e banale. Niente le impedisce poi di continuare quelle azioni educative e di prevenzione, che finora hanno dato i risultati che ben si vedono, anche perche' alcuni dei giovani coinvolti vengono da altri comuni.

Giovanni ha detto...

Concordo col lei.