Un portale web e un volume raccontano in maniera critica ragioni, tempi e forme dello squadrismo fascista in Emilia-Romagna
di Gianni Boselli
Prendendo in esame un periodo storico in cui il fascismo non
aveva ancora un forte seguito politico e una solida base popolare,
l’Emilia-Romagna rappresentò, pur in modo non uniforme, un interessante
laboratorio di biografie e strategie destinate ad orientare il nuovo corso
della storia, dove le cronache dei primi anni Venti risulteranno decisive per
la lettura della più generale vicenda nazionale.
Le iniziative legate al progetto sono state sostenute dalla Regione attraverso
un finanziamento previsto dalla legge regionale sulla Memoria e la
storia del Novecento in Emilia-Romagna.
E’ stato presentato a Bologna il portale e il volume con
l’assessore regionale alla Cultura e Paesaggio, Mauro Felicori,
i rappresentanti degli Istituti Storici della Resistenza e dell’età
contemporanea emiliano-romagnoli, il curatore del volume, il professor Andrea
Baravelli dell’Università di Ferrara, l’editore di Pendragon, Antonio
Bagnoli.
Immagine dell'incontro di presentazione |
L’obiettivo del portale (www.originifascismoer.it)
è quello di offrire nuovo materiale al dibattito pubblico, frutto di un
accurato lavoro di analisi delle fonti e di riorganizzazione grafica delle
stesse. Online attraverso sezioni (corredate di tabelle, grafici e riassunti)
dedicate ai contesti locali, ai risultati elettorali a documenti ufficiali e
biografie, si ricostruiscono gli eventi degli anni Venti del secolo scorso,
quando il fascismo s’impose in Emilia-Romagna mostrando il proprio volto più
violento. Con i cosiddetti ‘squadristi’ che non esitarono a ricorrere ai metodi
più brutali e ad uccidere in più occasioni chi non condivideva i loro principi
violenti e totalitari, di negazione della democrazia.
Sul sito, al di là del racconto del fenomeno squadrista, che pure costituisce
una fonte importante per descrivere l’universo mentale dei carnefici, si trova
un focus sulla violenza che rappresentò l’elemento cruciale dell’affermazione
fascista.
Il fascismo si impose con la violenza nel frammentato campo delle forze
patriottiche e strinse saldi legami che quei soggetti – dalle forze dell’ordine
alla magistratura, dal mondo militare ai prefetti – che in teoria avrebbero
dovuto tutelare lo Stato. Grazie alla violenza, lo squadrismo ridisegnò infine
la geografia politica della regione, cancellando i risultati elettorali e
imponendo, con le dimissioni forzate delle Giunte comunali, una gravissima
alterazione del concetto stesso di rappresentanza.
Parallelo
al Portale web, è il volume (465 pagine, edizioni Pendragon ottobre 2022) “Le origini
del fascismo in Emilia-Romagna (1919-1922)” curato da Andrea Baravelli,
professore associato dell’Università di Ferrara.
Il fascismo nacque milanese, ma crebbe in Emilia-Romagna. Fu infatti in questa
regione, vero e proprio laboratorio della politica novecentesca, che il
movimento fondato da Mussolini s’irrobustì. Fino ad avere la forza per
traghettarsi da vincitore a Roma. Naturale raccordo di ambienti distanti, luogo
di passaggio obbligato per chiunque voglia attraversare la penisola,
l’Emilia-Romagna ebbe un ruolo fondamentale nelle vicende della crisi dello
Stato liberale. Fu infatti il suo controllo, affermato attraverso il
dispiegamento di una violenza cieca e fin lì inedita, a consentire al fascismo
di ergersi a fenomeno nazionale.
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