giovedì 23 agosto 2012

Gli alpini e il terremoto. Parla uno di loro.



Giordano Emeri

“41 gradi e mezzo all’ombra, i bagni hanno finestre piccole che non permettono il ricambio. Sopportabile in inverno ma non in estate. Anche se  fai  la doccia, un attimo dopo sei in un bagno di sudore”.
E’ la sintesi con cui  il casalecchiese Giordano Emeri, capogruppo degli alpini Casalecchio di Reno-Sasso Marconi, fa della sua esperienza  di gestione al campo n°1, Robinson,  dei terremotati  di Finale Emilia. Non c’è polemica nella sua sintesi. Solo la descrizione di  uno stato di fatto logico per il tipo di ricovero utilizzato per l’emergenza.
La cucina.

“ Il campo ospita 320 persone,”dice Emeri. “Ora il numero è diminuito perché alcuni sono tornati nelle loro abitazioni giudicate agibili. A breve resteranno solo coloro che hanno perso completamente la casa. Il Robinson sarà l’ultimo a chiudere. Uno dei  cinque campi di Finale  ha già cessato l’attività, uno smobilita oggi e un terzo entro il 30 agosto. Le tende ora sono coperte dai teli ombreggianti che tolgono ai ricoveri 20 gradi di temperatura . Inoltre ogni tenda è dotata di condizionatore. Per affrontare l’inverno si pensa ai container”.
Come giudica l’esperienza ?
Finale il 21 maggio
“Molto positiva. Abbiamo toccato con mano la concreta solidarietà italiana ed emiliana. Abbiamo avuto aiuti non in denaro ma in generi di consumo. Due ragazze di Treviso si sono presentate al campo con la loro auto e diversi sacchi di generi alimentari. I ragazzi del Bar Brio di Cerotolo hanno organizzato una colletta e in diverse circostanze ci hanno consegnato ciò che avevamo richiesto. Con gli ultimi 300 euro della loro raccolta siamo andati alla Carrefour per acquisti. Da ricordare anche che la stessa Carrefour ci ha consegnato 40 quintali di pasta e tre bancali di acqua minerale”.
In quanti siete?
“Siamo intervenuti in 47. Ogni giorno la cucina del campo richiedeva la presenza di 11 – 12 persone. Abbiamo gestito per tre settimane: una per ogni mese dal triste 20 maggio scorso, giorno della prima scossa. Preparavamo 280 pasti ad appuntamento e la gestione del campo partiva alle 6 del mattino per la colazione di chi andava al lavoro”.
Può paragonare questa esperienza con altre simili da lei vissute ?
“L’intervento di Finale è più sentito e partecipato perché vicino a casa. Il campo uno è gestito interamente dagli alpini emiliano romagnoli. . ll gruppo alpini Casalecchio-Sasso ha visto addirittura un incremento di iscritti . Le nuove adesioni erano motivate dalla sola voglia di partecipare nella gestione dell’emergenza terremoto. In altre circostanze abbiamo partecipato solo all’installazione delle strutture di ricovero e abbiamo fatto la manutenzione ordinaria di mantenimento. Il campo diventa una ‘piccola cittadina’ e il volontario deve soddisfare le esigenze dell’ospite per l’intera giornata”. 
La gente come vi ha trattato ?
“Delle oltre trecento persone ospiti del campo un terzo era musulmano. Abbiamo passato persino il ramadan che impone ai fedeli  di nutrirsi di notte e di fare colazione alle 4 del mattino. Abbiamo fatto l’impossibile per  attutire il distacco della gente dalla normalità. Abbiamo persino installato 3 postazioni per cani e un parco giochi per bambini.  E questo ci è stato riconosciuto. Un ragazzino ‘sfollato’ è rimasto tanto favorevolmente impressionato da aver chiesto di iscriversi alla nostra associazione e di lavorare con noi”. 
I volontari.

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