martedì 4 gennaio 2011

Chiude la Comunità Montana Media e Alta Valle del Reno. All'orizzonte due unioni di Comuni.







All’ormai inevitabile ‘deprofundis’ della Comunità Montana Media e Alta Valle del Reno, costretta a chiudere i battenti per mancanza di fondi, il PD propone di sopperire alla perdita dell’ente, che fungeva da catena di trasmissione fra i tredici comuni che gravitano sulla vallata, con due unioni di comuni cui affidare i servizi di maggior impatto sociale. Ha portato il tema all’attenzione Valter Cardi, capogruppo PD a Marzabotto e in Comunità Montana. “L’indicazione è quella di approvare due unioni possibilmente una con otto comuni, Marzabotto, Vergato, Grizzana, Castel D’Aiano, Monzuno, San Benedetto e Castiglione e l’altra di cinque, Porretta, Granaglione, Lizzano, Gaggio e Castel di Casio” ha precisato . “L’indirizzo dovrebbe essere di approvare entro 31 gennaio la scelta generale per consentire alla Regione di terminare in tempi brevi le procedure per la ricollocazione del personale e per mantenere tutte le funzioni della Comunità Montana sul territorio. Il tutto senza gravare sui cittadini con ulteriori spese o con la diminuzione dei servizi”. Infine Cardi precisa: “La Corte costituzionale ha imposto al Governo il pagamento della percentuale dei mutui di spettanza delle comunità montane, in cui lo Stato si era reso garante”. Romano Franchi, sindaco di Marzabotto ha precisato: “La Regione non è più in grado di surrogare lo Stato nel sostegno alle Comunità Montane. Noi delibereremo entro il 31 gennaio e la proposta che ha maggior seguito è quella di due unioni di 5 e 8 comuni. L’obiettivo è quello di conservare i servizi nel numero e nella qualità e di ridurne i costi”. Franca Leonardi, segretario generale dei Comuni di Marzabotto e di Vergato, ha precisato: “Ci stiamo attivando per mantenere tutte le funzioni, non scartando l’ipotesi di unioni comunali”. Simone Righi del centro giovanile Kainua ha commentato: “Si tratta di operare in modo funzionale”. L’assessore Valerio Bignami aggiunge: “L’unione è una necessità di sopravvivenza. Un pericolo è il campanilismo municipale”. Patrizia Venturi conclude: “Le due realtà amministrative che si propongono hanno esigenze e risorse diverse, sarebbe comunque necessario rimanesse un legame comunicativo fra le due per gestire al meglio settori come la viabilità”.

1 commento:

Dante Franchi ha detto...

In un Paese normale una decisione di tale rilievo, strategico per il territorio interessato, avrebbe suggerito a chi chiamato poi a decidere, di farlo dopo aver illustrato i pro e i contro alle Comunità che inevitabilmente subiranno le conseguenze di questa scelta, perchè di scelta si tratta comunque.
Forse un processo decisionale più democratico e partecipato avrebbe evidenziato tante questioni che in questo modo vengono rimosse, evitando cosi che la discussione riguardasse anche il permanere o meno delle ragioni di ulteriore vita ( se cosi si può definire) dell'ente Provincia.