lunedì 9 maggio 2016

L’acqua del sindaco? A Bologna l’acqua del rubinetto è sicura. In montagna aumentano le anomalie.

Marco ha inviato questo articolo del Corriere Bologna.


C’è chi la beve senza porsi alcun problema. Chi si chiede se davvero sia la scelta giusta per la propria salute, ricorrendo magari all’acquisto di depuratori casalinghi. E chi la evita, pensando che quella in bottiglia comprata al supermercato sia più sicura. Ma com’è l’acqua del rubinetto a Bologna e in tutta la provincia? Sicuramente molto controllata. Piuttosto calcarea. Con diverse anomalie nei piccoli Comuni dell’Appennino.
IL GIUDIZIO «Ma noi in definitiva diamo un giudizio buono all’acqua potabile di Bologna», dice Fausto Francia del dipartimento Sanità pubblica dell’Ausl. Buono non significa ottimo. Un risultato migliorabile? «Grandi margini di miglioramento non credo ci siano — dice Francia — perché noi l’acqua non la andiamo a prendere dall’Everest, il massimo a cui arriviamo è il fiume Setta». Siamo andati a vedere com’è l’acqua che arriva nelle nostre case tutti i giorni, quanto è monitorata, quali criticità presenta, come si comportano gli enti preposti a salvaguardare la salute pubblica nel caso abbia qualche problema, seppur momentaneo.
L’AUSL Ma l’Ausl non ha dubbi: «La situazione critica se mai c’era fino a 15 anni fa, quando c’erano molti acquedotti autonomi gestiti dai singoli Comuni e si trattava di una gestione spesso artigianale, portata avanti da personale senza professionalità specifiche ». Dal 2000 la situazione è cambiata: i Comuni hanno dato la gestione dell’acquedotto a Hera. Quasi tutti. Sant’Agata Bolognese e Crevalcore si sono allacciati alla società Sorgea di Modena. Poi restano alcuni «baluardi» di indipendenza sull’Appennino: il Comune Alto Reno-Terme (riunisce Granaglione e Porretta Terme), e il Comune di Lizzano in Belvedere, che proprio l’estate scorsa è stato protagonista di una vicenda di contaminazione dell’acqua potabile responsabile di una gastroenterite di massa. «Alcuni Comuni dell’Appennino — conferma Francia — hanno piccoli acquedotti più difficili da gestire che, nel caso di cali di portata dell’acqua, subiscono degli scompensi e aumenta la carica batteriologica ».
HERA E poi, anche se allacciati a Hera, alcuni problemi di acqua potabile li hanno anche altri Comuni della montagna. «In questi casi — spiega andora il dirigente sanitario — hanno problemi nelle fontane pubbliche che raccolgono acque di sorgenti locali: quando andiamo a fare dei controlli, troviamo spesso delle irregolarità». A Bologna e nella maggior parte dei Comuni della provincia la situazione è invece nella norma su quasi tutti i 9.212 chilometri della rete acquedottistica che nel 2014, secondo il dossier sull’acqua di Hera, ha immesso in rete qualcosa come 103,1 milioni di metri cubi di acqua. Il prelievo maggiore si effettua dal fiume Setta, tutto il resto dell’acqua arriva da falde sparse sul territorio. Hera fa le sue analisi periodicamente e pubblica i risultati ogni sei mesi, ma poi a fare i controlli super partes ci pensa direttamente l’Ausl, che si avvale di Arpae come laboratorio analisi. «Nel 2015 — spiega ancora Francia — sono state fatte 226 ispezioni e sono stati prelevati 628 campioni da acque prima della potabilizzazione, mentre sono state fatte 1.074 ispezioni e prelevati 2.831 campioni di acqua già in distribuzione.
LE ANALISI In pratica si fanno analisi su una media di 10 campioni al giorno su tutta la rete». Su un totale di 3.459 provette di acqua (pre e post potabilizzazione) le irregolarità riscontrate sono state dello 0,5%. Nei campioni prelevati per verificare che l’acqua che beviamo sia sicura, Hera ed Ausl cercano principalmente: batteri ed enterococchi, 59 sostanze di cui il ministero dell’Ambiente indica i limiti massimi, e i pesticidi utilizzati normalmente in agricoltura che, in seguito alle piogge, potrebbero finire nei corsi d’acqua superficiali. «In quest’ultimo caso — rassicura l’Ausl — nel 2015 di antiparassitari non ne sono mai stati trovati».
IL TREND Ed è un trend che non è mai cambiato negli ultimi anni: «Dal 1991 al 2014 — dice Francia — sono stati fatti 22.000 controlli su 150 parametri microbiologici, chimici e fisici e la percentuale di irregolarità è stata dello 0,1%». Insomma: l’acqua del sindaco è sicura. Così non fosse, la Ausl disporrebbe immediatamente la chiusura delle tubature, qualora si trovasse un pericoloso inquinante o, nei casi meno gravi, direbbe ai cittadini di utilizzare l’acqua solo per usi domestici. «A Bologna non è mai successo finora », assicura l’Ausl, «l’acqua del rubinetto è potabile come lo sono le acque minerali in bottiglia, anzi, quando è nella plastica ed è magari lasciata al sole a lungo, è quella a non essere più sicura».



2 commenti:

Anonimo ha detto...

Che 2 marò sto regeni e sto marco....

Anonimo ha detto...

Inizia l'indottrinamento per la ricerca dei consensi a togliere la gestione dell'acqua alle comunità locali. L'affare dell'acqua è un piatto troppo ricco.