Marco ha inviato questo
articolo del Corriere Bologna.
C’è chi la beve senza
porsi alcun problema. Chi si chiede se davvero sia la scelta giusta
per la propria salute, ricorrendo magari all’acquisto di depuratori
casalinghi. E chi la evita, pensando che quella in bottiglia comprata
al supermercato sia più sicura. Ma com’è l’acqua del rubinetto
a Bologna e in tutta la provincia? Sicuramente molto controllata.
Piuttosto calcarea. Con diverse anomalie nei piccoli Comuni
dell’Appennino.
IL GIUDIZIO «Ma noi
in definitiva diamo un giudizio buono all’acqua potabile di
Bologna», dice Fausto Francia del dipartimento Sanità pubblica
dell’Ausl. Buono non significa ottimo. Un risultato migliorabile?
«Grandi margini di miglioramento non credo ci siano — dice Francia
— perché noi l’acqua non la andiamo a prendere dall’Everest,
il massimo a cui arriviamo è il fiume Setta». Siamo andati a vedere
com’è l’acqua che arriva nelle nostre case tutti i giorni,
quanto è monitorata, quali criticità presenta, come si comportano
gli enti preposti a salvaguardare la salute pubblica nel caso abbia
qualche problema, seppur momentaneo.
L’AUSL Ma l’Ausl
non ha dubbi: «La situazione critica se mai c’era fino a 15 anni
fa, quando c’erano molti acquedotti autonomi gestiti dai singoli
Comuni e si trattava di una gestione spesso artigianale, portata
avanti da personale senza professionalità specifiche ». Dal 2000 la
situazione è cambiata: i Comuni hanno dato la gestione
dell’acquedotto a Hera. Quasi tutti. Sant’Agata Bolognese e
Crevalcore si sono allacciati alla società Sorgea di Modena. Poi
restano alcuni «baluardi» di indipendenza sull’Appennino: il
Comune Alto Reno-Terme (riunisce Granaglione e Porretta Terme), e il
Comune di Lizzano in Belvedere, che proprio l’estate scorsa è
stato protagonista di una vicenda di contaminazione dell’acqua
potabile responsabile di una gastroenterite di massa. «Alcuni Comuni
dell’Appennino — conferma Francia — hanno piccoli acquedotti
più difficili da gestire che, nel caso di cali di portata
dell’acqua, subiscono degli scompensi e aumenta la carica
batteriologica ».
HERA E poi, anche se
allacciati a Hera, alcuni problemi di acqua potabile li hanno anche
altri Comuni della montagna. «In questi casi — spiega andora il
dirigente sanitario — hanno problemi nelle fontane pubbliche che
raccolgono acque di sorgenti locali: quando andiamo a fare dei
controlli, troviamo spesso delle irregolarità». A Bologna e nella
maggior parte dei Comuni della provincia la situazione è invece
nella norma su quasi tutti i 9.212 chilometri della rete
acquedottistica che nel 2014, secondo il dossier sull’acqua di
Hera, ha immesso in rete qualcosa come 103,1 milioni di metri cubi di
acqua. Il prelievo maggiore si effettua dal fiume Setta, tutto il
resto dell’acqua arriva da falde sparse sul territorio. Hera fa le
sue analisi periodicamente e pubblica i risultati ogni sei mesi, ma
poi a fare i controlli super partes ci pensa direttamente l’Ausl,
che si avvale di Arpae come laboratorio analisi. «Nel 2015 —
spiega ancora Francia — sono state fatte 226 ispezioni e sono stati
prelevati 628 campioni da acque prima della potabilizzazione, mentre
sono state fatte 1.074 ispezioni e prelevati 2.831 campioni di acqua
già in distribuzione.
LE ANALISI In pratica
si fanno analisi su una media di 10 campioni al giorno su tutta la
rete». Su un totale di 3.459 provette di acqua (pre e post
potabilizzazione) le irregolarità riscontrate sono state dello 0,5%.
Nei campioni prelevati per verificare che l’acqua che beviamo sia
sicura, Hera ed Ausl cercano principalmente: batteri ed enterococchi,
59 sostanze di cui il ministero dell’Ambiente indica i limiti
massimi, e i pesticidi utilizzati normalmente in agricoltura che, in
seguito alle piogge, potrebbero finire nei corsi d’acqua
superficiali. «In quest’ultimo caso — rassicura l’Ausl — nel
2015 di antiparassitari non ne sono mai stati trovati».
IL TREND Ed è un
trend che non è mai cambiato negli ultimi anni: «Dal 1991 al 2014 —
dice Francia — sono stati fatti 22.000 controlli su 150 parametri
microbiologici, chimici e fisici e la percentuale di irregolarità è
stata dello 0,1%». Insomma: l’acqua del sindaco è sicura. Così
non fosse, la Ausl disporrebbe immediatamente la chiusura delle
tubature, qualora si trovasse un pericoloso inquinante o, nei casi
meno gravi, direbbe ai cittadini di utilizzare l’acqua solo per usi
domestici. «A Bologna non è mai successo finora », assicura
l’Ausl, «l’acqua del rubinetto è potabile come lo sono le acque
minerali in bottiglia, anzi, quando è nella plastica ed è magari
lasciata al sole a lungo, è quella a non essere più sicura».
2 commenti:
Che 2 marò sto regeni e sto marco....
Inizia l'indottrinamento per la ricerca dei consensi a togliere la gestione dell'acqua alle comunità locali. L'affare dell'acqua è un piatto troppo ricco.
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