Il castagneto ‘mitico
giardino dell’Appennino’ ha dato non pochi grattacapi negli ultimi anni ai
cultori di questa ‘magnifica e generosa’ presenza. A dare veri colpi bassi alla
produzione è stata soprattutto la siccità aggravatasi proprio negli ultimi anni
e un’altra grave calamità è stata la ‘vespa cinese’ che ha ultimamente
danneggiato le piante provocando un indebolimento dei ricci con conseguente
diminuzione della produzione. Per fronteggiarla si è individuato un insetto
antagonista naturale, il Torymus,
del quale sono stati fatti alcuni lanci nelle ultime stagioni, anche in Emilia
Romagna.
Qualcuno però, dopo le
ultime annate fortemente improduttive, ha pensato di abbandonare la coltura,
altri addirittura temono che per l’Appennino la coltivazione del marrone sia
ormai a termine.
Renzo Panzacchi |
Abbiamo incontrato il
presidente del Consorzio Castanicoltori Renzo Panzacchi in un convegno proprio sulla castanicoltura: dopo
l’individuazione dei mali si spera ora di aver trovato medicina e vaccino. Lo
abbiamo interrogato sullo stato dell’arte per la cura del castagneto.
Il convegno
di Castel Di Casio ha fatto intravvedere nuovi orizzonti per la castanicoltura?
“Decisamente SI! Nel corso della sua presentazione, il
Dott. Massimo Bariselli ha ufficialmente comunicato che nella prossima
primavera NON saranno effettuati nuovi lanci di Torymus in Piemonte in quanto
non più necessari.
La notizia, tanto importante quanto attesa, dimostra
la validità del metodo di lotta biologica scelto dall’Università di Torino che
per prima ha studiato il problema della vespa cinese.
La decisione è stata presa a seguito dell’evidenza che
l’insetto antagonista ha raggiunto il punto di bilanciamento con l’insetto
dannoso (vespa cinese). Ricordo che in Piemonte i primi lanci di Torymus sono
avvenuti nel 2005”.
Quindi il ridimensionamento del
'flagello' vespa cinese è un obiettivo raggiungibile in un tempo definibile
anche nell'Appennino bolognese ?
“Certo. Occorrerà ancora qualche anno perché da noi i
lanci sono iniziati nel 2009 avendo avuto le prime evidenze della presenza
della vespa solamente nel 2008.
Il programma di inserimento del Torymus è proseguito
nel 2010 con 4 lanci, nel 2011 con 12 lanci e nel 2012 con ben 62 lanci.
Di questi 62 lanci, 19 sono stati effettuati nella
Provincia di Bologna, nei comuni di Castiglione dei Pepoli, Loiano, Monghidoro,
Monterenzio, Pianoro, Sasso Marconi, Marzabotto, Monte San Pietro, Borgo
Tossignano, Fontanelice e Castel del Rio.
La realizzazione di molti lanci nell’area del
Consorzio Castanicoltori dell’Appennino Bolognese è stata possibile grazie alla
stretta collaborazione con il servizio fitosanitario della Regione. Uno
di questi lanci è servito per impiantare un’area di moltiplicazione del Torymus
in un castagneto di proprietà del Comune di Loiano. Quest’area, una volta a
regime tra un paio d’anni, diventerà una “miniera” cui attingere Torymus per l’effettuazione
di ulteriori lanci.
Basandoci
sull’esperienza del Piemonte, è ipotizzabile che nel 2015/2016 si possa
iniziare a vedere un deciso ridimensionamento del problema”.
Qual'è il
ruolo che nel consorzio da lei presieduto, gli associati possono assumere per
rendere più incisivo l'intervento ?
“Sul tema “vespa cinese”, il nostro Consorzio si è
mosso sempre in grande sintonia con il Servizio Fitosanitario della Regione,
partecipando fin dalla prima ora e sostenendo, anche economicamente, il
progetto triennale di lotta biologica alla vespa messo in campo dalla Regione.
Voglio e devo ricordare che il Consorzio Castanicoltori dell’Appennino
Bolognese è stato l’unico consorzio, dei tre presenti nella provincia di
Bologna ad investire quattrini in questo progetto. Oggi i risultati sono a
disposizione di tutti i castanicoltori, sia di quelli del Consorzio di Castel
del Rio, sia di quelli del Consorzio di Granaglione.
Ma oltre all’impegno economico, il Consorzio ha
svolto, attraverso i propri associati, una capillare azione di monitoraggio del
territorio, fornendo alla Regione informazioni sullo sviluppo dell’infestazione,
partecipando con propri volontari alla raccolta invernale delle galle secche (i
bozzoli prodotti dalla vespa) per il successivo controllo della presenza del
Torymus, segnalando “in tempo reale” la comparsa delle nuove galle primaverili
per potere effettuare i rilasci di Torymus entro i pochissimi giorni
disponibili da quando l’insetto antagonista si rende attivo.
Tutti inteventi apprezzati dal Servizio Fitosanitario
che diversamente non potrebbe fisicamente svolgere tutte le attività descritte.
Credo di potere affermare che il nostro Consorzio ha
svolto, e sta tuttora svolgendo un ruolo utilissimo nella lotta biologica alla
vespa cinese”.
A che punto è l'opera della Regione per 'spalmare' sul territorio la presenza dell'antagonista naturale alla vespa cinese?
“Fino allo scorso anno la Regione ha potuto utilizzare
unicamente gli insetti antagonisti che l’Università di Torino – unico ente
autorizzato dal Ministero a farlo – ha messo a disposizione. Si è sempre
trattato di quantità limitate poiché l’Università di Torino doveva ripartire
tra tutte le Regioni interessate i Torymus prodotti.
Da quest’anno è entrata in produzione l’area di
premoltiplicazione creata a Carpineti (Reggio Emilia) dalla Regione Emilia
Romagna nel 2009. Con grande sorpresa di tutti, la quantità di Torymus che si è
resa disponibile è stata largamente superiore alle attese ed è quindi stato
possibile passare dai 12 lanci effettuati in regione nel 2011 ai 63 lanci
effettuati nel 2012. L’obiettivo della Regione è di effettuare almeno un lancio
in ogni comune dell’Appennino dove si pratica la castanicoltura. Se anche nel
2013 Carpineti produrrà un elevato numero di Torymus, l’obiettivo sarà a
portata di mano”.
La
castanicoltura trova anche altre difficoltà. Fra queste certamente la siccità
che negli ultimi anni ha a volte azzerato la produzione, se non notevolmente
ridimensionata. Si è affrontato il tema?
“E’ vero, la situazione siccità è molto preoccupante,
anche in prospettiva. Non è stato un tema approfondito nell’incontro di Castel
di Casio pur se i pareri sono stati concordi nel rilevare come il raccolto 2012
sia stato compromesso più dalla siccità che dalla vespa cinese.
La preoccupazione per il futuro della castanicoltura è
giustificata non solamente da quanto accaduto negli ultimi due anni,
particolarmente siccitosi, ma soprattutto da alcune evidenze statistiche di
lungo periodo rilevate dall’Arpa.
I dati forniti mostrano come nel periodo 1992/2012 – vent’anni
di osservazione – la temperatura media nel Comune di Loiano è passata da 24 a
26 gradi e che il numero di giornate in cui la temperatura ha superato i 30°, è
passato da 10 nel 1992 a 50 nel 2012. Nello stesso arco temporale le
precipitazioni si sono progressivamente ridotte. E’ evidente che siamo di
fronte ad un cambiamento climatico più ampio rispetto alla definizione di “anno
di siccità”.
I produttori
lamentano anche una presenza eccessiva di ungulati. Su questo fronte si
interviene in modo efficace?
“Premetto che l’argomento rappresenta un eterno
contenzioso tra gli agricoltori (non quindi i soli castanicoltori), la potente
lobby dei cacciatori, e gli ecologisti ed animalisti più convinti. la Provincia
qualcosa fa per cercare di accontentare un po’ tutti, di fatto non
accontentando così nessuno.
Le apparizioni di caprioli, cinghiali e lupi
addirittura sulla via Emilia a Est di Bologna non sono più eventi straordinari,
per spiegare quanto non si sia fatto per contenere il fenomeno.
Il Consorzio in più occasioni ha sollevato il problema
all’attenzione delle autorità ma i provvedimenti che vengono proposti o
adottati sono dei palliativi.
La sensazione è che manchi del tutto la
capacità/volontà di adottare provvedimenti efficaci, che andrebbero ad urtare
gli interessi di questa o quella parte. Alla fine chi ci rimette è l’anello
debole della catena, in questo caso i castanicoltori.
La risposta alla sua domanda è quindi: NO, nessuno
interviene in maniera efficace!”
La vespa
cinese imperverserà ancora per anni, la siccità è un problema e gli ungulati
hanno la meglio, quali sono allora le ragioni per dedicarsi alla
castanicoltura?
“Non condivido una sintesi così negativa! Preferisco
guardare il bicchiere mezzo pieno:
1 - Il percorso intrapreso per la lotta alla vespa ripercorre
quanto è già avvenuto negli scorsi 30 anni in Giappone, in Corea ed in Cina:
occorrono 7/8 anni ma alla fine c’è un risultato certo. Il Piemonte lo sta già
dimostrando.
2 – L’andamento climatico impone una maggiore cura del
castagneto (potatura, pulizia, rimozione del seccume ecc) per potere comunque
continuare ad ottenere raccolti che ciclicamente alterneranno risultati buoni a
risultati mediocri. Del resto è tutto il comparto agricolo a subire l’attuale
andamento climatico e nessun agricoltore pensa di abbandonare l’attività per
questo.
3 – Per gli ungulati ho parlato di palliativi, cioè di
rimedi temporanei, che non risolvono il problema alla radice ma che, se
applicati, nelle 2/4 settimane della raccolta consentono di difendere i frutti
quando sono a terra. Mi riferisco ai repellenti liquidi che la Provincia
fornisce su richiesta alla ATC, all’installazione temporanea di difese
elettrificate, recinzioni fisse ecc.
Ma non voglio farla facile ad ogni costo: i
problemi ci sono e vanno affrontati con realismo.
L’associazionismo, il fare gruppo, ed il Consorzio è
qui a dimostrarlo, consentono di far sentire la voce di tanti piccoli
castanicoltori che per tradizione, per vocazione, per piacere, ed ovviamente
per produrre reddito continuano a dedicarsi alla castanicoltura.
Talvolta gli ostacoli non sono rappresentati dai
cinghiali o dai caprioli, ma proprio da chi dovrebbe essere preposto ad una
corretta gestione del territorio. Ne è un esempio il comportamento della
Comunità Montana Valle Reno che da più di 10 anni rifiuta sistematicamente ed
immotivatamente di sospendere la raccolta dei funghi nei castagneti da frutto
nel periodo della raccolta delle castagne. A quanto è dato sapere è per fortuna
l’unico caso in tutta la Provincia di Bologna”.
Quindi
avremo ancora il piacere di gustare il saporito 'marrone biondo' dell'Appenino
Bolognese?
“Sono certo che sarà così ! Il Marrone Biondo
rappresenta una delle eccellenze agroalimentari del nostro Appennino e dobbiamo
continuare a difenderlo in tutti i modi.
Vorrei aggiungere che uno degli obiettivi primari del
Consorzio Castanicoltori dell’Appennino Bolognese è proprio la valorizzazione e
la difesa del marchio Marrone Biondo. Non tutti infatti forse sanno che il
marchio Marrone Biondo è registrato dal 2003 presso l’Ufficio Brevetti della
Camera di Commercio e che, essendo di proprietà esclusiva del Consorzio, non è
utilizzabile se non previa autorizzazione del Consorzio stesso. Che in ogni
caso viene rilasciata unicamente ai soci.
Ogni abuso o uso improprio di cui il Consorzio viene a
conoscenza è immediatamente perseguito secondo i termini di legge.
Questa difesa ad oltranza del marchio Marrone Biondo,
unitamente ad una intensa opera di comunicazione sulla stampa locale, ha
accresciuto la conoscenza del nostro Marrone Biondo che sempre di più viene
espressamente richiesto dal consumatore finale”.
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