In Emilia-Romagna sono 331 le donne censite alle quali sono state innestate protesi mammarie della ditta francese ‘incriminata’ per aver utilizzato silicone industriale: 126 a Rimini, 124 a Bologna, 59 a Ravenna, 15 a Parma, 5 a Forlì-Cesena, 2 a Modena. Il numero potrebbe non essere definitivo poiché in Italia non si tiene un ‘Registro delle protesi mammarie’.
Il consigliere leghista, Roberto Corradi (nella foto) , dopo aver ricordato che il Ministero della Sanità francese, dopo aver appurato otto casi di tumori ritenuti riconducibili alla protesi al silicone industriale, ha avviato un piano che offre gratuitamente ad ogni donna la possibilità di rimuovere dette protesi, chiede che anche la Regione Emilia Romagna si comporti in tal senso: “A differenza della Francia, che ha uniformato il proprio agire in base al principio di precauzione, stante i rischi tumorali,” sostiene il consigliere, “ la Regione Emilia-Romagna ha deciso di non procedere ad una rimozione generalizzata delle protesi, limitando gli espianti ai soli casi in cui emergano gravi evidenze cliniche. Considerato il numero non enorme di donne emiliane che hanno avuto l’innesto di protesi pericolose , 331 casi, credo che la Regione dovrebbe seguire il ‘modello francese’ ed uniformarsi al principio di precauzione, consentendo a tutte le interessate la possibilità di rimuovere le protesi. Suggerisco la rimozione gratuita per le donne sottoposte ad impianti per ragioni sanitarie, mentre riterrei corretto che coloro che hanno fatto l’intervento per mere ragioni estetiche, vengano chiamate a contribuire ai costi dell’intervento di rimozione”.
Corradi ha anche chiesto alla Giunta regionale di procedere all’istituzione di un ‘Registro regionale delle protesi mammarie’.
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