Scorie di un’opera grande
rimanenze di un plastico curato
ne’ monti, ne’ piano
ne’ signore, ne’ comode:
solo gobbe di terra
che un ieri lontano
un uomo già morto ha amato.
Ora una mano pietosa
vi chiude gli spazi
perché i boschi vi velino
la luce del sole,
perché non v’accorgiate
del riso beffardo
di chi sa che la vostra agonia
vi fa confondere
la rogna
con il prurito d’amore,
il crescere dell’erba a primavera
con il frutto di un parto,
l’appiattirsi lebbroso della terra
con il calco di un corpo,
il cadere delle pietre stanche di reggere un tetto,
con il rumore di un’opera nuova,
e perché ieri madri
non v’accorgiate
che oggi siete solo
rifugio sicuro
del randagio
che va a morire.
Il tema è l’abbandono delle colline che appare come un distacco definitivo e senza rimpianto da parte dell’uomo ( solo un uomo già morto ha amato).
Ora le colline possono solo contare sulla pietà di un bosco che infittisce perché incontrollato e il velo di verde impedisce loro di valutare le ferite profonde, la derisione e le allucinazioni di cui sono vittime e di rendersi conto di essere divenute solo un cimitero per cani ( ieri madri , oggi rifugio dei randagi che vanno a morire).
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