“Rigenerazione del villaggio tipico dell’Appennino, caratterizzato da piccoli borghi famigliari con elementi in comune che generavano convivialità”. E’ ciò che propone l’architetto Pier Luigi Cervellati per preservare l’Appennino dal rischio di diventare la impersonale seconda periferia della città capoluogo. “ La convivialità è l’opposto di ciò che offrono gli insediamenti attuali orientati in condomini o ville uni o bifamigliari dove ognuno si trova al di fuori di ogni contesto”, ha ricordato. “L’Appennino così interessante e così maltrattato, è stato visto come una espansione della città. Invece, per le sue particolarità e la sua variegata diversità, deve essere un parco dinamico dove riformare una comunità” ha sottolineato. “Vicinanza elettiva, coresidenza per il ritorno alla comunità, insediamenti abitativi composti da abitazioni private corredate da spazi comuni coperti e scoperti,” la tesi di Delisa Merli che ha affiancato l’architetto nella stesura della proposta da ritenersi utile non solo per Monzuno. “Le varie comunità che vogliono riformarsi possono contare su benefici economici come l’acquisto di un immobile o di un borgo antico più conveniente su grandi superfici. Ma l’aspetto più interessante,” ha sottolineato, “ è la possibilità di attuare un modello di welfare attivo: i singoli si attivano per produrre essi stessi i servizi. Porre i presupposti quindi per un ritorno alla comunità è un progetto di recupero non solo urbanistico ma anche sociale”. Il sindaco Marco Mastacchi ha condiviso la ‘ricetta’ proposta e ha detto : “Questo approccio di vita riporta alla convivenza solidale che caratterizzava un tempo la montagna”.
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