Ancora per pochi giorni è visitabile la personale di pittura di Jvonne Paganelli nella biblioteca comunale di Castiglione dei Pepoli
Domenica prossima 28 agosto, infatti, sarà l’ultimo giorno per ammirare i lavori dell’artista monzunese.
Il sogno lungo un giorno, questo il titolo della esposizione, organizzata in collaborazione con Terra Nostra associazione culturale di Castiglione dei Pepoli,
è stata inaugurata il 13 agosto dal sindaco di Castiglione dei Pepoli Daniela Enrica Aureli (la foto è di quell’evento) e ha già riscosso un notevole successo di pubblico.
Nella presentazione i lavoro di Jvonne, evolutosi nella sua lunga carriera, viene illustrato in modo molto preciso e significativo da alcuni critici. Si legge infatti :
Il Novecento, grande crogiuolo delle esperienze artistiche contemporanee, ci ha abituato a concepire l’opera d’arte come una rincorsa affannosa e troppo spesso pilotata delle avanguardie.
Il mondo di Jvonne, al contrario, viene prima di tutto il resto. Il suo privato le detta il ritmo, l’esigenza, la fattibilità dell’opera, la sua ispirazione e la sua realizzazione, secondo un calendario intimo che nulla divide con l’urgenza, troppo spesso rumorosa, del contemporaneo. Jvonne resta lì, silenziosa, e dipinge il suo tempo, le sue suggestioni rarefatte, in tempi diversi e seguendo le occasioni più varie.
Queste indicazioni vengono dai soggetti, dai titoli, dai colori, che Jvonne si sceglie accuratamente. Sono interni, passeggiate, cieli estivi con frutta, i porticati della sua città, i luoghi, gli incontri, i ricordi di una vita, i fiori. Paradossalmente, più Jvonne dipinge, più la sua scelta appare poetica, letteraria, con slanci sommessi gozzaniani, che evocano reminiscenze e semplicità infantili, che non nascondono, ma anzi dichiarano ingenuità da Fanciullino pascoliano.
Naturalezza, quotidianità, normalità. Nelle sue opere non è frequente la presenza umana: l’artista predilige le situazioni sommesse, la suggestione dell’assenza, i suoi quadri divengono una sorta di materializzazione del pensiero dove ci si possa ritagliare almeno un istante di pausa, di soddisfazione intima nell’aver fissato un momento, un luogo, un tempo.
Ed è un presente che dura il tempo sufficiente per assorbire il sapore del passato e i colori di un futuro agognato, tenue, senza violenza, senza pressioni, senza rumori.
Jvonne resta e le sue opere fissano il suo tempo, con pazienza. La stessa pazienza della stesura del colore, della pennellata paziente, della velatura soffusa. Ci si potrebbe leggere la lezione romantica di fine Ottocento, il vapore turneriano dei porti e delle plaghe, il rigore netto della scansione delle case e delle strade vicino all’esperienza di Carrà, di Rosai. Tutte cose viste sicuramente da Jvonne, come da tutti noi. Ma non è questo il punto. La sua è, prima di ogni altra cosa, una forza espressiva elementare, primigenia.
Per Jvonne il punto è la poesia dei luoghi e degl’incontri. Degl’incontri non avvenuti, sopiti in una memoria di derive romantiche tenerissime, dove la città respira, i porticati parlano, le strade mute conducono, pur restando fissate altrove, ad un prima quasi dimenticato, ad un sogno fatto ad occhi aperti, sapendo di voler sognare.
È la ricostruzione di un mondo parallelo a quello realmente vissuto, un mondo che riconduce al tema universale della felicità, vissuta o non vissuta che sia.
È qui che risuona il battito dell’assoluto, nella semplicità, nella quotidianità di giorni che apparentemente sono sempre più duri, ma in realtà mantengono una loro abitudine.
È l’abitudine il segreto di Jvonne. Nessuno ha più il coraggio di dipingere un mondo semplice, piacevole, alla nostra portata.
Il mondo di Jvonne è a portata di mano, è di tutti noi. Magari dobbiamo ricordaci che è il nostro. Ma è quello che serve per ricominciare, appunto, ogni mattina.
Domani sarà uguale, speriamo, e anche il giorno dopo. Sarà, soprattutto, nostro.
Teniamocelo stretto.
Beatrice Buscaroli Fabbri
Jvonne Paganelli in Arte “JVONNE” nasce a Monzuno dove tuttora risiede e lavora, fin dall’adolescenza è attratta dall’arte e dal sapere attenta e critica osservatrice del mondo che la circonda.
Jvonne è nata per dipingere, le sue opere sono legate in parte alla sua terra d’origine, ed esprimono le sue esperienze e i suoi ricordi.
Definita da molti critici come appartenente alla grande scuola del chiarismo Bolognese, nei suoi quadri si evidenziano le scale cromatiche, dal chiarismo ad un grigio sommesso con inserimento di certi chiarori impossibili che tendono al nulla come un monocolore affidato alla memoria, sintesi di un caldo tonale e di impasti di luce più evocata che vista.
Una caratteristica importante nelle opere di Jvonne è la sostanziale luce del silenzio che avvolge le sue opere e le rare e appena accennate presenze umane che non turbano l’equilibrio delicato e rarefatto di un piccolo universo sospeso.
Emidio Lelli
Jvonne Paganelli Lelli ha allestito numerose mostre personali e ha partecipato a numerose collettive e concorsi provinciali e nazionali riscuotendo consensi e riconoscimenti; è inoltre presente in manifestazioni Internazionali.
Le sue opere si trovano presso collezioni private in Italia e all’estero, (Stati Uniti, Spagna, Inghilterra e Francia), e presso numerose strutture pubbliche in Italia quali il Museo Civico di Pieve di Cento (Bo), il Palazzo Ducale di Pavullo nel Frignano (Mo), MAGI Museo D’arte delle generazioni italiane del ’900 a Pieve di Cento (Bo), Circolo Filatelico Guglielmo Marconi.
In Sedi Municipali: S. Agostino (Fe), Monzuno (Bo), Monghidoro (Bo), Loiano (Bo), Pieve di Cento (Bo), Baricella (Bo), Bazzano (Bo), Forio D’Ischia (Na), Castel Maggiore (Bo), Pianoro (Bo), Castel del Rio (Bo), Grizzana Morandi (Bo).
Gallerie di riferimento, con opere in permanenza: Ass. – Accademia Momenti D’Artista (Bologna), Ass. Cul. - Pro Art Galleria Domus Turca (Ferrara), Engema - Galleria D’Arte Contemporanea (Nocera Inferiore, Sa)
Dal 1996 ha allestito oltre 60 mostre personali in provincia di Bologna, Ferrara, Ravenna, Modena, Novara, Bari, Napoli, Verona e in Francia a Parigi.
Bologna e i suoi colori
Bologna magica, città come trasognata entro imprecisi contorni, soffice di lattiginosi colori, nebbie bianche evaporate tra le case e su tutto sempre un cielo opalino, di un chiarore sfuso, di aria tremante. Questa è la Bologna che vede Jvonne, caratterizzata da una pittura di originale invenzione, che teneramente ammorbidisce i profili, fa emergere forme come da cumuli di nebbie, e si vedono le cose quasi dissolte che lentamente la retina ricompone nella loro identità ricostruendo la visione.
Partita da una pittura chiarista, ma di impronta più emiliana che lombarda, con qualche traccia naive, Jvonne ha via via affinato la sua tavolozza, estinguendo le forme fino a giungere, talvolta, ad esiti quasi informali, e proponendo cromatismi del tutto personali, come il verde mela e il rosa fragola, gialli opalini e delicatissimi, e raramente tracce d’azzurro. Il tutto, sempre, avvolto dal mistero di veli e trasparenze, che rendono indefinita l’atmosfera, alleggeriscono gli oggetti, li rendono appena percepibili. Così la città dipinta da Jvonne emerge come un luogo di fantasia, ricreata dal pennello dell’artista, trasformata volutamente in un paese estraniato.
Gian Luigi Zucchini
Orari di apertura:
Dal 25 al 28 agosto dalle 10 alle 13; dalle 14.30 alle 19.30 e dalle 20.30 alle 22.
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