A Jano un campo di sorgo è stato devastato dai soliti ungulati: l'agricoltore pensa di abbandonare la coltivazione.
Scorpacciata di ‘sorgo bianco’ a Jano di Sasso Marconi da parte degli ungulati. Il prodotto giunto in questi giorni a maturazione, ha trovato il gradimento degli animali che, in numero elevato, hanno invaso i campi di Giancarlo Sassi e hanno razziato i campi della bella piana. Il danno è elevato poiché manca oltre la metà del prodotto. Il sorgo, utilizzato per l’olio di semi e per mangimi da animali, è evidentemente molto gradito ai cinghiali, cervi e caprioli. Sassi minaccia ora di chiudere l’azienda poiché tutto il suo lavoro è ormai vanificato e il risarcimento del danno, se arriverà, teme sia lontano nel tempo e sarà tale da non coprire l’intero danno. L’agricoltore precisa che questo è l’ultimo di una lunga serie di danni: ha perso infatti gran parte del raccolto di grano e di orzo e per questo guaio il risarcimento danni è ancora lontano. Ciò che più lo avvilisce è il fatto che la sua frazione, per una ordinanza del sindaco, è inibita alla caccia ordinaria. "E’ invece possibile",, spiega Claudio Governi, della Coldiretti, " intervenire per il controllo del numero dei capi fino alla densità stabilita dal piano faunistico provinciale. Una interpretazione troppo prudente che viene data all’ordinanza ha fatto sì che fino ad ora non siano intervenuti ne’ gli agenti della Polizia Provinciale ne’ i selecontrollori e non è stata concessa ‘l’autodifesa’ prevista per gli agricoltori. Tale concessione permette agli agricoltori di intervenire con immediatezza in caso di danni in corso". Governi punta poi il dito contro la Provincia che, oltre ad approvare un piano faunistico venatorio con indicazioni che non soddisfano il mondo agricolo perché partono da una stima ‘bassa’ della presenza dei selvatici, in realtà nei fatti non applica neppure questo. L’ambiente, oltre alla attività dell’uomo, risulta molto compromesso. Sull’argomento interviene anche il direttore provinciale Coldiretti, Roberto Maddè, che sottolinea come ormai tutto il movimento agricolo sia in fermento. "Da molte parti" ha detto, "i nostri associati chiedono interventi incisivi per arrivare finalmente a una soluzione che dia considerazione a chi lavora e che dalla propria attività ricava il reddito per sé e la famiglia".
Scorpacciata di ‘sorgo bianco’ a Jano di Sasso Marconi da parte degli ungulati. Il prodotto giunto in questi giorni a maturazione, ha trovato il gradimento degli animali che, in numero elevato, hanno invaso i campi di Giancarlo Sassi e hanno razziato i campi della bella piana. Il danno è elevato poiché manca oltre la metà del prodotto. Il sorgo, utilizzato per l’olio di semi e per mangimi da animali, è evidentemente molto gradito ai cinghiali, cervi e caprioli. Sassi minaccia ora di chiudere l’azienda poiché tutto il suo lavoro è ormai vanificato e il risarcimento del danno, se arriverà, teme sia lontano nel tempo e sarà tale da non coprire l’intero danno. L’agricoltore precisa che questo è l’ultimo di una lunga serie di danni: ha perso infatti gran parte del raccolto di grano e di orzo e per questo guaio il risarcimento danni è ancora lontano. Ciò che più lo avvilisce è il fatto che la sua frazione, per una ordinanza del sindaco, è inibita alla caccia ordinaria. "E’ invece possibile",, spiega Claudio Governi, della Coldiretti, " intervenire per il controllo del numero dei capi fino alla densità stabilita dal piano faunistico provinciale. Una interpretazione troppo prudente che viene data all’ordinanza ha fatto sì che fino ad ora non siano intervenuti ne’ gli agenti della Polizia Provinciale ne’ i selecontrollori e non è stata concessa ‘l’autodifesa’ prevista per gli agricoltori. Tale concessione permette agli agricoltori di intervenire con immediatezza in caso di danni in corso". Governi punta poi il dito contro la Provincia che, oltre ad approvare un piano faunistico venatorio con indicazioni che non soddisfano il mondo agricolo perché partono da una stima ‘bassa’ della presenza dei selvatici, in realtà nei fatti non applica neppure questo. L’ambiente, oltre alla attività dell’uomo, risulta molto compromesso. Sull’argomento interviene anche il direttore provinciale Coldiretti, Roberto Maddè, che sottolinea come ormai tutto il movimento agricolo sia in fermento. "Da molte parti" ha detto, "i nostri associati chiedono interventi incisivi per arrivare finalmente a una soluzione che dia considerazione a chi lavora e che dalla propria attività ricava il reddito per sé e la famiglia".
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