Sono i neonicotinoidi utilizzati per la concia delle sementi i principali responsabili della moria delle apie l’assessore della Provincia Gabriella Montera si è presa l’impegno di sollecitare il Ministero competente perchè si giunga alla sospensione dell’utilizzo del fitofarmaco. I neonicotinoidi formano una camicia che impedisce ai virus di attaccare le sementi. Queste camicie però, una volta che il seme è stato immesso nel terreno, si spezzano e si mescolano con la terra o volatizzano. Se l’ape si imbatte nella sostanza praticamente si ubriaca e perde l’orientamento e la memoria. Non trova più la via di casa e finisce per morire. "I dati della moria delle api hanno superato la soglia di guardia" ha dichiarato l’assessore. "Assistiamo da mesi alla moria di intere famiglie con la preoccupazione checiò comporta per i danni alla produzione agricola e più in generale all'ambiente. Sappiamo che più dell'80% delle colture agricole dipendono dall'impollinazione delle api. Per questo bisogna sospendere l'utilizzo dei neonicotinoidi, sull’esempio di altri Paesi europei, come Francia, Germania e Slovenia. A livello provinciale siè stimata una mortalità pari a circa il 30%, che determina un danno di oltre 4 milioni di euro. Questi i dati forniti dall’Osservatorio Nazionale Produzione e Mercato del miele, che tiene costantemente monitorato l’andamento del fenomeno". La presa di posizione dell’assessore ha soddisfatto il mondo agricolo, in particolare il vicedirettore della Cia (confederazione italiana agricoltori) Pietro Sabbioni, il primo a denunciare il fenomeno della moria: "Rilevo con piacere che la nostra denuncia ha avuto considerazione. Ci aspettiamo ora che si passi dalle intenzioni ai fatti", ha detto. La biologa Maria Rosa Gurrieri , che gestisce una azienda per la produzione del miele biologico a Lama di Reno, ha aggiunto. "Certamente i neonicotinoi sono fra le cause principali, se non la principale, che portano alla moria delle api, poiché la mortalità si accentua nei periodi di semina. Vanno aggiunti nell’elenco anche l’andamento climatico caratterizzato da inverni miti seguiti da siccità, Le difficoltà a contrastare la ‘varroa’ un acaro parassita delle api. Infine non è da sottovalutare la scarsa diligenza nella tenuta degli alveari degli apicoltori costretti a seguire un gran numero di arnie per massimizzare la produzione. Il problema è più ampio di quello che appare e lo si deve affrontare nella sua totalità".
Nessun commento:
Posta un commento