di Carla Elvira Pedrazzi
È passato mezzo secolo dalla scomparsa della pittrice
bolognese Lea Colliva, testimone di libera espressione artistica e di una
stagione in cui la pittura femminile cercava un proprio linguaggio autonomo e
appassionato. Una mostra al Museo Ottocento di Bologna celebra la sua figura e
la sua opera, raccogliendo un’ampia selezione di dipinti, disegni e documenti
che raccontano l’evoluzione di un’artista definita dai contemporanei «libera e
ineffabile».
Nata nel 1901, Lea Colliva si formò all’Accademia di Belle Arti di Bologna sotto la guida di maestri come Alessandro Scorzoni e Domenico Ferri. Il suo percorso fu segnato dal fervore del “secolo breve” e da una ricerca continua di autenticità pittorica. La sua produzione attraversa vari momenti: dagli esordi più intimi e simbolisti alle prove più mature, in cui domina il colore, interpretato con slancio emotivo e libertà compositiva.
L’esposizione, curata da Francesca
Sinigaglia, intende restituire al pubblico non solo l’opera pittorica, ma anche
la dimensione umana dell’artista, fatta di relazioni, incontri e una costante
tensione spirituale. Accanto ai quadri di paesaggio e ai ritratti, saranno
presentate lettere e fotografie inedite provenienti dall’archivio di famiglia.
La mostra, che resterà aperta fino al 15 marzo, si accompagna a un catalogo ricco di testimonianze e contributi critici che approfondiscono la complessità della figura di Lea Colliva, restituendola come protagonista di una stagione artistica al femminile ancora tutta da riscoprire.
Nessun commento:
Posta un commento