martedì 30 gennaio 2024

Continua la trattazione del lupo di Ettore Casanova

Il tecnico ha inviato una seconda sua elaborazione che intitola 'L'Insulto Finale'  


Il Tecnico per gli Interventi Faunistico-Ambientali Marzabotto e Gratiot (WI) Ettore Casanova non ha ancora detto tutto sulla gestione del lupo:

Dopo che i cacciatori avevano avvelenati in massa 5 lupi e poco prima di avere accoppato davanti a tutti quello da 117 kg. l’8 dicembre, gli investigatori della Polizia Locale Metropolitana furono chiamati su un’altra scena di un delitto con vittima un lupo; anche questa volta ucciso a fucilate, ma senza farlo di fronte a gitanti. Così che la storia dei lupi uccisi a Marzabotto e dintorni venne ad assumere la struttura classica della trilogia. Come quella de “Una Pallottola Spuntata”; e anche qui il sottotitolo della terza parte è “L’insulto Finale”. Una coproduzione italo-turca. Perchè il Parco di Monte Sole proseguì secondo il rito ottomano: condanne decise all’insaputa dei sospettati. I cacciatori di Monte Sole, sebbene già formalmente indicati da quasi un anno come i responsabili delle uccisioni di lupi nel Parco negli atti ufficiali dello stasso Parco, vennero infatti a sapere del ritrovamento della carcassa e della loro colpevolezza un mese dopo. Quando il Presidente dell’A.T.C. comunicò loro (attenzione: non il Parco) per messaggio s.m.s. (insomma…) che “… dalla data odierna il Parco di Monte Sole ha sospeso la caccia al capriolo all’interno del P. Il Presidente ATC Bo 3 - Lorenzo Benedetti”. Quindi nulla seppero, né ebbero facoltà di intervenire, dell’elaborazione del cosiddetto regolamento (in seguito: Editto di Monte Sole), che li prendeva di mira; prima. Né seppero poi nulla del ritrovamento della successiva carcassa a Sperticano, così da potere controdedurre gli accertamenti di una Polizia Locale Metropolitana sul lupo. 

La buona notizia fu quella che i Carabinieri/Forestali non vennero scritturati come comparse per questa puntata: tutto fu (come sempre) made in Polizia Metropolitana e Parco di Monte Sole. Che però in questo caso non organizzarono un evento mondano come quello dell’1 giugno 2022; ma osservarono improvvisamente un basso profilo. Nel frattempo io avevo cercato invano di ottenere copia dalla facoltà di Veterinaria degli accertamenti autoptici sui primi 5 lupi annunciati come avvelenati; ricavandone invece una antologica interferenza da parte della Polizia Locale Metropolitana, che si frappose fra me e l’Università; con una mail che meriterà un capitolo a parte. Successivamente, proprio in ragione della procedura inquisitoria e degli esiti punitivi per i cacciatori, dopo ripetuti vani tentativi di contatto con Giunta e Consiglieri regionali indirizzai al Presidente Bonaccini una richiesta di ritiro dello sciagurato Editto di Monte Sole. 

Come risposta, mi arrivò una comunicazione dell’Assessora Barbara Lori, che mi introduceva un elaborato altrettanto antologico di quello ricevuto dalla Polizia Locale Metropolitana, della serie “Fenomeni Parastatali” della Gialappa. Il 21 aprile 2022 l’Assessora Barbara Lori mi scriveva: “Gentile Signor Casanova, in riscontro alla Sua comunicazione ns. prot. n. 0277048 del 23/03/2023 e a seguito di approfondita istruttoria, si trasmette la dettagliata relazione tecnica sottoscritta dal Dirigente regionale responsabile del Settore aree protette, foreste e sviluppo zone montane ...” .Il quale, da parte sua, (fra l’altro) mi diceva: “… la sospensione dell’attività venatoria nel caso di accertato decesso di uno o più esemplari di lupo, è stata motivata dall’esigenza di ristabilire le condizioni di equilibrio ecologico nel Parco regionale di Monte Sole, in relazione alle popolazioni di cinghiale e capriolo, ovvero le prede d’elezione del lupo. Per quanto riguarda il capriolo, è stato sospeso il prelievo attraverso la forma della caccia programmata, al fine di garantire una presenza della specie tale da favorire la ripresa del lupo con l’auspicato ripopolamento dell’area dalla quale è stata praticamente eliminata la totalità degli esemplari presenti ...” Approfondita istruttoria … insomma. Mah … Diremmo piuttosto una approfondita supercazzola brematurata. Terapia tapioco. Confrontiamo infatti la dettagliata relazione ancora le parole dell’approvazione dello studio di incidenza del 3 marzo (made in David Bianco; commissionatagli la mattina del 25 febbraio, venerdì, e arrivato sul tavolo del Direttore già la mattina del 2 marzo martedì, con due giorni festivi in mezzo; in un febbraio da 28 giorni… altra approfondita istruttoria) con le parole della Barbara Lori e del suo dirigente: “… al fine di contrastare il gravissimo fenomeno di bracconaggio a carico del Lupo, specie particolarmente protetta e di interesse comunitario, riscontratosi in varie zone dell’Appennino Bolognese e, drammaticamente, in particolare all’interno del Siti natura 2000 di Monte Sole, nel corso del 2021/22 …”. Una presa in giro, questa della Regione, che si manifesta anche nella frase: “… favorire la ripresa del lupo con l’auspicato ripopolamento dell’area dalla quale è stata praticamente eliminata la totalità degli esemplari presenti …”. Basti dire, a proposito dell’eliminazione della totalità dei lupi presenti, che la settimana stessa dopo il blocco della caccia, a Marabotto (frazione di Panico, località Pian di Mazzolo) alla sparizione di un jack russell fu chiamato per le ricerche un operatore dotato di drone; il quale avvistò  sul luogo della sparizione del cane un branco di lupi. E lupi non si smisero (e non smisi io stesso) di vedere per tutto il 2023. Poi cominciò a trapelare (perché non fu così facile ottenerla) la documentazione dei rilievi autoptici sui lupi morti avvelenati. Avvelenati, si fa per dire. Le carcasse ritrovate il 30 e 31 gennaio 2023 a La Quercia e a Grizzana, risultarono infatti positive al Morbo di Aujevski; sebbene entrambi si presentassero effettivamente “positivo anticoagulanti (brodifacoum, bromadiolone, coumatetralyl)”. Mentre quello rinvenuto a Pian di Venola il 26 gennaio 2022 morì per i traumi da investimento, senza che le sostanze venefiche fossero state efficienti per la sua morte; ma risultò negativo al Morbo di Aujevski. 

Tuttavia in località La Quercia (quindi, interno Parco) furono rinvenute altre due carcasse di lupo i giorni del 18 e 21 gennaio 2022. E fanno le cinque carcasse del gennaio 2022. Ebbene quella del 18 gennaio risultò negativa sia a pesticidi; che al Morbo di Aujevski. Quindi è stato falso dire che a Monte Sole erano stati trovati 5 lupi avvelenati. Allora la dott. ssa Bellinello il 26.11.2022 non si era sbagliata a dire: “… è una sintomatologia molto frequente. A Monte Sole quest'anno il branco oltre che per altri motivi è andato per il morbo di Aujevski …”; erano confermate le sue parole. I lupi erano morti di malattia ed incidenti; non per veleno. Non solo: dalla documentazione medica trapelata risultò inoltre che fra il 2022 ed il 2023 furono conferite in analisi 11 carcasse di lupi trovati morti in provincia di Bologna fra il 2022 ed il 2023. Di queste 10 presentavano sostanze venefiche in corpo. Ovunque esse fossero state rinvenute: Castel D’Argile, San Lazzaro, Pianoro, Castiglione dei Pepoli, Castenaso, Marzabotto, Grizzana Morandi. Et c.… La formula descrittiva è sempre quella: “Positivo ad Anticoagulanti (Brodifacoum, Bromadiolone, Difenacoum e Difethialone)“. Cominciava a delinearsi allora uno di quei falsi made in Marzabotto, già sperimentati da chi vive a Lama di Reno, e non solo: vedi la propaganda ambientalista. Non era vero che i lupi erano stati avvelenati, non era vero che la caccia era stata fermata come misura tecnica, non era vero che i lupi erano stati eliminati da Monte Sole. Poi si arriva a questi giorni del gennaio 2024, Quando proprio la stessa Facoltà di Veterinaria di Bologna (alla quale erano state conferite le carcasse dei lupi divulgati come avvelenati a Monte Sole dal Parco) pubblica insieme ad altri enti di ricerca ed all’Istituto Zooprofilattico un articolo dal titolo “First evidence of widespread positivity to anticoagulant rodenticides in grey wolves  (Canis lupus)” su The Science of The Total Environment 915. Dove si dice che dei 186 lupi morti recuperati tra il 2018 ed il 2022, e che sono stati sottoposti a necroscopia presso le sedi dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia ed Emilia Romagna e all’Università di Bologna, ben 115 (61,8%) siano risultati positivi ai test per la presenza di Anticoagulanti Rodenticidi di seconda generazione (ARs). Questi composti, in particolare il Bromadiolone, il Brodifacoum ed il Difenacoum, costituiscono la base dei rodenticidi, il veleno comunemente usato nel controllo di topi e ratti. Inoltre, sia il numero di ARs rilevati, che la loro concentrazione, sono regolarmente più alti in quei lupi che vivono in contesti più antropizzati e sono aumentati a partire dal 2020. Lo studio inoltre evidenzia come esista quella che è stata definita una sorta di “positività di massa agli Ars”, determinata dalle campagne di derattizzazione. La dieta dei lupi, soprattutto di quelli più “urbani”, comprende quindi una frazione di prede esposte direttamente o indirettamente agli ARs, come roditori, micromammiferi e forse anche mesopredatori. Non solo. In tale articolo, ancora, si raccomanda come le indagini tossicologiche in ambito forense (propri tutte quelle dalle quali sono stati esclusi i cacciatori di Monte Sole) debbano necessariamente valutare gli aspetti quantitativi delle molecole rilevate. Nella stragrande maggioranza dei casi infatti i lupi positivi ai test NON sono morti direttamente per avvelenamento da ARs, ma per altre cause. Infine nell’articolo emerge come non sia ancora chiaro se e quanto gli ARs di seconda generazione possano incidere sulla fisiologia e sul comportamento dei lupi. Forse, a concentrazioni elevate, i rodenticidi possono indebolire il sistema immunitario di questa specie, o alterarne il comportamento ed esporla a rischi quali le collisioni con gli autoveicoli. Quanto manca ancora per dire che quella dei 5 lupi avvelenati a Monte Sole sia stato un falso ? E che allora perplessità non possano non sorgere anche per il lupo trovato a Sperticano, dato che le organizzazioni che hanno gestito il caso sono le stesse dell’invenzione dei 5 lupi avvelenati e di quello da 117 chili; che continuano a fermi nell’immaginario collettivo delle Valle del Reno ed oltre. Ma soprattutto ci si deve domandare da quale mentalità venga questo falso. 







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