sabato 2 luglio 2022

Lettera Aperta all'Assessore Corsini sul progetto di nuova seggiovia al Corno alle Scale

 Riceviamo :

 


Gentile Assessore al turismo,

apprendo con stupore da un articolo (https://www.bolognatoday.it/cronaca/corno-alle-scale-seggiovia-appennino.html) che lei insiste nel dire che la nuova seggiovia del Corno si farà.

Mi occorre dunque ricordarLe che le procedure di VIA (quella che il TAR ha imposto, prima del via libera all'opera) comprendono, tra gli esiti possibili, anche l'opzione “zero”. Quindi, quando il progetto verrà valutato per gli impatti che arrecherebbe, potrebbe anche essere bocciato (cosa molto probabile, per altro, al netto delle pressioni politiche).

Con buona pace sua e di questa insana abitudine di fare campagna elettorale permanente andando a stuzzicare gli appetiti più devastanti per il nostro territorio. Come quelli del leghista di turno che plaude alla Sua determinazione (a proposito: non si erano chiesti i voti perché si doveva arginare l'onda leghista?).

Non solo, Assessore, il territorio interessato da questo nuovo progetto di privatizzazione degli utili a danno della collettività e dei beni comuni essenziali, come saprà, è area di pre-parco.

Se non sono cambiate le regole, le norme del Piano territoriale del Parco del Corno alle Scale, approvato circa vent'anni fa, considera “ammissibili le pratiche sportive invernali se e in quanto compatibili con la protezione dell' ambiente circostante” (Norme di attuazione, articolo 11, Pre-Parco Sciistico).

Quindi, finché le norme del Piano rimangono quelle approvate dalla Regione, quell'impianto non deve essere realizzato.

Infine non può esserle certamente sfuggito che l'area che verrebbe deteriorata dal prolungamento della seggiovia è tutelata ai sensi di due diverse direttive europee perché ospita specie e habitat prioritari di interesse comunitario. Particolarmente rare e pregiate per le nostre latitudini.

Non mi pare il caso di affrontare una procedura di infrazione comunitaria per un intervento dalla dubbia efficacia in termini di ritorno economico. Spero che anche Lei sia dello stesso avviso.

È certamente importante rilanciare il turismo nel comprensorio. Sarebbe però anche ora di affrontare la disastrosa situazione economica generale delle nostre aree interne. E, perché no, si potrebbe proprio partire dall'alta e media valle del Reno. 

Lei risulta essere anche Assessore ai trasporti. Ecco, sappia che questa valle soffre un po' di isolamento (come tutte le zone appenniniche, del resto) e che per il suo rilancio – anche turistico – intanto, si potrebbe partire proprio dal sistemare i servizi di mobilità pubblica. In primis, quelli ferroviari. 

Ma pure il trasporto su gomma. Magari coordinandolo con l’offerta ferroviaria, invece che lasciarli a contendersi le utenze.

Basterebbe veramente poco. Si può cominciare da quei 5 milioni che vorreste dedicare all'opera irrealizzabile.

Veramente, basterebbe pochissimo: intanto potrebbe impegnarsi un po’ di più per far attivare le corse notturne dei treni, da e per Bologna. Gliele abbiamo chieste già da tempo. Pare, tra l'altro, che anche i Sindaci della valle abbiano inoltrato una richiesta in tal senso. Purtroppo inascoltati.

Sa, magari questo aiuterebbe a sviluppare una economia dell'accoglienza (studenti fuori sede, lavoratori stagionali, ecc...), o a valorizzare l'offerta culturale e turistica sia del capoluogo che della montagna.

E, già che ci siamo, le comunico che sarebbe ora fatta per il completamento del progetto di cadenzamento alla mezz'ora sulla linea (come di tutto il sistema ferroviario metropolitano). Magari aggiungendo quei pochi km di binari necessari e sufficienti a permettere lo svolgimento del servizio con un minimo di regolarità, visto che qui, lungo la valle, chi usa il treno per muoversi sa quando parte da casa, ma – tra ritardi e cancellazioni - non quando e se vi farà ritorno

Già, perché la valle non vive solo di quelle poche (sempre meno, a dire il vero, se n'è accorto, assessore?) settimane di neve. I cittadini del nostro appennino hanno necessità di muoversi tutto l'anno.

E la necessità aumenta ogni giorno, visto che i servizi si spostano e si concentrano sempre più a valle. 

Forse, come assessore ai trasporti, potrebbe interessarsi e cercare di ridurre queste necessità indotte. Si chiama “governo della domanda”. 

Glielo dica, al collega, magari ne salta fuori qualche idea furba che allevi, in tempi brevi, anche il disagio dei cittadini di Sasso Marconi, immersi in un ingorgo perenne, in attesa che, finalmente, si ristrutturi il ponte sul Reno.

Qualcuna c'è già, come ridurre gli spostamenti per recarsi al lavoro, aprendo un po' di strutture di co-working lungo la valle, per incentivare il lavoro a distanza, o addirittura da casa. Cose che, tra l'altro, abbiamo sperimentato con ottimi risultati durante i due anni di pandemia.

Ecco, vede, gentile Assessore, di cose fattibili – alcune in tempi assolutamente ragionevoli – ce ne sarebbero tante. Nessuna di queste avrebbe impatti negativi, molte (forse tutte) ne avrebbero di positivi. Sicuramente sulla vivibilità di questi territori. Proviamo - insieme, se vuole - ad esplorare un'idea diversa di appennino. Anche come luogo di produzione e non solo vincolato, per la sua sussistenza, al turismo.

La smetta di promettere ciò che non si può e non si deve realizzare, provi invece a fare ciò che è necessario.

Ci conto. E credo ci conti anche l'intera valle del Reno, compreso il Corno alle Scale.

 

Con ossequi 

Pierpaolo Lanzarini ( nella foto)

cittadino – un po' esasperato – della Valle del Reno

 

Sottoscrivono anche:

 

Elisabetta Castagnoli - cittadina delusa e non ascoltata.

Alfredo Vigarani - ambientalista preoccupato

Ambra Baldoni - 

Barbara Fabbri

Sandro Fabianelli

Gabriele Bollini - UniMoRe

 

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono tornati fuori gli ex verdi(partito, non musicista), speriamo che il vaccino faccia il suo lavoro.

Anonimo ha detto...

🤔 cioè che tu sia colpito? Bene dai.

Anonimo ha detto...

Vorrei aggiungere in calce alla latterà la mia personale e convinta condivisione :
Ferdinando Petri
Già responsabile del Servizio Trcniico Bacino Reno R.E.R.

Anonimo ha detto...

Leggo:
"La smetta di promettere ciò che non si può e non si deve realizzare, provi invece a fare ciò che è necessario."

Bè questa è la caratteristica dei politici. Per il ripristino di ponti, frane, ecc. hanno fatto mille promesse di inizio lavori ecc. mai mantenute.
Sono dei cioccolatai.

Anonimo ha detto...

Uomini di "sistema" che parlano a favore del sistema, niente di nuovo.

Anonimo ha detto...

EX verdi? Quelli che vogliono limitarti in tutto perchè se no inquini e poi fanno 200 figli a famiglia. Dei disastri pensi di esserti liberato ma sono sempre in attesa che la setta dei CAPI li sleghi.

Montumiano ha detto...

Cari tutti i detrattori dei Verdi. Ricordo a lor signori che nessuno dei Verdi o delle associazioni ambientaliste è mai stato nominato negli organi di gestione delle aree protette. Nello specifico del parco dei laghi, quindi, non si capisce perché dovrebbero essere chiamati a rispondere del disastro gestionale. Stesso discorso per il fallimento di ogni politica di sviluppo del nostro Appennino. Ai verdi e agli ambientalisti in generale vengono attribuite colpe di ogni tipo sui malfunzionamenti e le crisi economiche e sociali che colpiscono la montagna, come ogni altro territorio. Peccato che i verdi, in pochissimi casi - e nell'alta valle del Reno mai- siano stati investiti di ruoli decisionali. Quindi, vi pregherei di rivolgere ai veri responsabili - quelli che hanno deciso qualsiasi cosa negli ultimi ottant'anni - le giuste critiche ai fallimenti collezionati.
Se poi la richiesta di migliorare le condizioni di vita dei residenti dell'alta e media valle del Reno, investendo finalmente in servizi a favore di tutta la collettività, evitando di deturpare i motivi di attrattività del territorio, vi pare che sia voler ingessare il territorio e chiudere tutto nelle caverne, mi sa che non c'è tanto da fare, se non suggerire di rileggere quanto scritto, senza farsi prendere dai pregiudizi, tra l'altro, come spiegato sopra, assolutamente infondati.

Anonimo ha detto...

Montumiano con le fette di prosciutto sugli occhi, forse per convenienza, i verdi sono sempre stati la lista civetta per DS-PD, hanno sempre appoggiato le politiche fallimentari di quei partiti, in particolare sulla montagna, perciò sono da considerare dei falliti loro stessi.
Con che coraggio ancora si presentino non lo so veramente. Nei vostri confronti non pregiudizi ma disprezzo MOTIVATO, quando toccherete i temi veramente scomodi per la SETTA allora ne riparleremo, nel frattempo speriamo che nel vostro stile radical-chic che discrimina chi non ha la ciabatta sporca, evaporiate.

Anonimo ha detto...

Difficile dare torto al signor Lanzarini.
La situazione catastrofica della viabilità intorno a Sasso Marconi (fino a qualche tempo recarsi dalla Fontana verso Vado portava ad una kafkiana gimkana tra arterie chiuse in una selva di cartelli gialli - lavori in corso - indicanti strade chiuse) accostata al progetto folle di mettere denari in impianti di risalita per lo sci nella divenenda savana subtropicale dell'Appennino è a limite dell'incredibile.
La viabilità in montagna è quasi peggio: ancora la Porrettana è a senso alternato a monte di Pavana, la galleria di Collina a senso unico alternato da oltre un anno per... lavori che avrebbero potuto essere fatti in due settimane.
La strada dell'Acquerino chiusa, la strada tra Prunarolo e Tolè ormai difficilmente percorribile, di fatto è diventata bianca.
Eccetera eccetera.
Ma cosa direste di uno che non ha i denari per cambiarsi e lavarsi le mutande che si intestardisca a volere i gemelli di platino con smeraldo incastonato!? Cosa se ne fa se non ha neppure le mutande per uscire di casa!?
La situazione da incubo dei bilanci dello stato, con deficit ormai completamente fuori controllo e debito ormai non indicibile con l'italiano comune, impone di evitare scelte demenziali.
Semplicemente - con mio grande rammarico! - non nevica più.
Nessun imprenditore sano di testa farebbe un investimento del genere: sarebbe una catastrofe assicurata, una garanzia di investimenti... dilapidati, un buco finanziario certo!
La popolazione in montagna si tiene con dei servizi (ospedali, viabilità, banda larga, vigili del fuoco) che permettano all'economia sana locale di andare avanti.
Non con dei capricci da fuori di testa!
In quanto ai Verdi, essi sono ideologicamente a favore della immigrazione di massa da Africa ed Asia e alla repressione di ogni resistenza ad essa, cosa che non solo ha già banlieuizzato molte parti d'Italia, una garanzia CERTA di futuri alla Bataclan e di guerre intererniche, ma che va ad acuire ulteriormente il deficit ecologico italiano e l'urbanismo verso le città incubo multiculturale da guerra civile quotidiana, città che non fanno altro che drenare ulteriori risorse alle zone rurali già storicamente parassitate da esse.

C.Z.

Montumiano ha detto...

Però vi dovete decidere, o abbiamo bloccato tutte le iniziative meravigliose di chi voleva il bene della montagna o le abbiamo assecondate tutte...
Sarei veramente curioso di sapere quali iniziative fallimentari per la montagna sarebbero state appoggiate dai verdi e dagli ambientalisti, per poter giudicare con cognizione di causa la supposta complicità nel disastro che si è venuto a creare.
Da che io ricordi, nessun verde ha sostenuto le scelte disastrose che hanno portato al fallimento tutte le società finora coinvolte nella gestione della stazione sciistica del corno.
Al contrario, sono anni (decenni) che proponiamo - assolutamente inascoltati - di cambiare obiettivi e destagionalizzare il turismo, puntare su produzioni locali da sostenere con politiche ad hoc, completare il servizio ferroviario metropolitano per connettere la montagna al resto del territorio.
Mi dica quali altre proposte sono state messe sul campo che tenessero conto delle reali esigenze del territorio.
Forse la liberalizzazione della caccia agli ungulati? Quella mi pare una politica pienamente implementata che però, come prevedibile e previsto dal mondo ambientalista, ha generato il caos al quale assistiamo ora (spoiler: ai piani venatori i verdi hanno sempre votato contro le indicazioni della maggioranza). Avevamo avvisato da tempo che le politiche di gestione dei rifiuti portate avanti da COSEA avrebbero portato al fallimento della società. Ma i verdi non erano nei consigli dei comuni coinvolti e così... Insomma, mi pare che sia veramente difficile scaricare sui verdi (che hanno innegabili responsabilità sotto molti aspetti diversi, tra i quali, probabilmente, anche la scelta di non presentarsi alle elezioni in alternativa esplicita al partito di maggioranza relativa) le colpe dei fallimenti delle maggioranze alle quali hanno partecipato e pure di quelle alle quali non sono mai stati chiamati.