Ma Aldrovani di Castel di Casio: «Da noi contagi sotto controllo».
Da Dubbio
La riunione incombe, anticipata dalle 17:30 alle 15:30. Regione, Città metropolitana, palazzo d’Accursio e Ausl si preparano, a distanza, a decidere se i contagi, mai così alti dall’inizio dell'emergenza, richiedano misure straordinarie come avvenuto per l’Imolese, che da oggi sperimenta le nuove restrizioni dell’arancione. Sono 672 i contagi in 24 ore quelli di ieri a Bologna, che pesano, anche se oggi i casi riscontrati scendono a 386. Comunque, a prescindere dall’andamento giornaliero, anche le due torri rischiano di passare all’arancione rafforzato.
Marco Aldrovani, sindaco di Castel di Casio, si presenta all’assise «consapevole che, da noi, i contagi sono sotto controllo. La montagna è un rimedio naturale per il distanziamento sociale e le strette della nostra amministrazione su sport e feste di paese hanno fatto il resto». Il caso di San Benedetto non si ripete e Castel di Casio, ma «la valutazione su restrizioni generali non spettano a noi; valuteremo in riunione se le chiusure arriveranno». Sulla stessa linea si pone Giuseppe Argentieri, sindaco di Vergato: «In questo momento definire le strategie da mettere in campo, anche nel senso di ulteriori restrizioni, non è una misura spropositata. Certo, si tratta di azioni da ponderare in base all’entità, alla portata e alle conseguenze che possono produrre, con attenzioni specifiche che variano da territorio a territorio. Ma la priorità, ora, è essere pronti a intervenire, anticipando eventuali evoluzioni negative e garantendo chiarezza nella comunicazione con i cittadini: bisogna evitare la confusione. Inoltre, a fronte di un quadro complesso, una strategia chiara e rapidamente applicabile concede margini per misure favorevoli, con possibili aperture mirate. Insomma, bisogna sapere come intervenire e essere chiari nel rapporto con la cittadinanza».
Sergio Polmonari, sindaco di Lizzano in Belvedere, e Giuseppe Nanni, primo cittadino di Alto Reno, preferiscono attendere, rimandando i commenti dopo la riunione. Intanto è proseguito oggi, dopo la prima giornata di ieri, lo screening a tappeto di San Benedetto Val di Sambro, proprio per evitare il passaggio cromatico. Sorte toccata invece ai 14 comuni dell’Imolese, con il sindaco di Medicina che, dati alla mano, rivendica un indice di positività nella norma, tale da non giustificare l’arancione scuro. Ma con l’Emilia-Romagna che sfonda il tetto dei 2.000 contagiati, difficilmente si vedranno nuove flessibilità. «Fino a ieri la Regione - tuona quindi sui social l'ex sindaco di Castenaso Stefano Sermenghi, esponente di Bologna Forum Civico - voleva aprire i ristoranti la sera e oggi vuole istituire zone arancione scuro per evitare di diventare rossa. Dovremmo pretendere trasparenza e serietà, cose che oggi mancano del tutto».
2 commenti:
Per la maggioranza dei comuni dell’Appennino Bolognese non c’e’ nessun vantaggio di far parte della città metropolitana di Bologna (trasporti,banda larga, sanità......etc..) ma solo svantaggi tipo entrare in zona arancione scuro con tutte le difficoltà di una didattica a distanza senza un minimo di infrastrutture digitali.
Come sempre la periferia e’ ai margini delle conseguenze alle decisioni politiche!
Zona rossa per tutti.
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