lunedì 4 novembre 2019

L’ombrellone spento

Le riflessioni di Nonna Gegè

La spiaggia è ancora gremita, chilometri e chilometri di ombrelloni multicolor rallegrano il litorale romagnolo.
Oggi il brusio del mare leggermente mosso mi culla, c’è quasi silenzio. Cosa succede?
Mi guardo attorno e vedo persone di ogni età, anche bambini a cui non interessano più i giochi con la sabbia; sono lontani lontani col pensiero. Hanno gli occhi incollati allo smartphon chiusi nel loro mondo virtuale.
Coppie di fidanzatini che non si guardano più, i loro occhi non sono più complici e testimoni del loro amore.
Anziani che con difficoltà cercano di rispondere a telefonate dopo innumerevoli squilli altisonanti, famigliole con bambini sotto allo stesso ombrellone dove ognuno percorre la sua strada irreale.

Vi ricordate le chiacchiere da OMBRELLONE?: nuove conoscenze, nuovi racconti. Comunicare con persone che si incontrano casualmente e che forse non si vedranno più, comunicazione che è una terapia dell’ascolto e del parlare. Si possono raccontare fatti e situazioni veri senza la paura di essere giudicati in futuro. Si diventa autentici, non è necessario apparire: siamo!

Invece ora ci si saluta a fatica. Non è necessaria la “buona giornata”, ci è già arrivata di primo mattino con diversi stupidi ripetitivi wathshapp. Così si trascorre l’intera giornata quasi a gomito di ombrellone senza vedersi
Succede poi che, in un giorno di tempo incerto, ti trovi a leggere un libro in riva al mare in una spiaggia quasi deserta e un signore inetabile ti si avvicina e con fare garbato ti chiede: sta leggendo?
Alzo gli occhi, sorpresa, ho un libro davanti, che altro potrei fare? Le piace leggere? Perché legge? Conosce Bevilacqua?
Dice poi: io leggo solo d’inverno, non mi piace leggere in estate. Rispondo che amo troppo la lettura e che non c’è stagione in cui non legga. Il signore continua con domande curiose e incalzanti:perché ho scelto il libro che sto leggendo, dove abito, e altro ancora.
Mi inquieto, adduco che il vento è troppo forte, lo saluto augurandogli buona vacanza e me ne vado.
Lascio la spiaggia turbata dicendomi che la mia età dovrebbe tranquillizzarmi su eventuali brutti incontri ma rimango turbata poi all’improvviso realizzo che magari l’uomo aveva solo bisogno di comunicare in un mondo dove non c’è più spazio per la parola.
Sono dispiaciuta per non averlo capito subito, forse continuando a chiacchierare, cosa che mi riesce molto bene, avrei illuminato il pomeriggio di una persona che si sente smarrita e sola in questo mondo.
Perché siamo arrivati a tanto?
Il mormorio delle chiacchiere da ombrellone non esiste più.
L’ombrellone si è spento definitivamente ………


2 commenti:

antonio ha detto...

CARO nonno Gegè, condivido ciò che scrivi in quanto oramai è sotto gli occhi di tutti ciò che semplicemente scrivi.
Ti racconto ciò di cui sono stato spettatore per rafforzare il tuo concetto: una calda sera d'estate ero seduto in piazza, sono arrivati due fidanzatini si sono seduti in disparte hanno iniziato a leggere e scrivere sui loro rispettivi cellulari senza degnarsi di alzare MAI lo sguardo verso l'altro o verso a ciò che si muoveva attorno ( prevalentemente cani che portavano a passeggio i loro "padroni" ). Dopo circa un'ora si sono alzati, prima lui poi lei che non aveva ancora terminato di leggere, senza proferire parola o cenno di saluto di sono allontanati. Mi è sfuggita a voce alta la mia inopportuna frase "che bella serata d'amore". Gli autori della serata si sono girati ed il loro sguardo mi ha come sussurrato : povero vecchio retrograde.
Cosa abbiamo combinato noi dai capelli bianchi, mea culpa mea culpa mea grandissima culpa.

Anonimo ha detto...

Cara nonna Gege', caro sigmor Antonio, non disperatevi: finche' ci sono dei nostalgici non tutto e' perduto.