Le
riflessioni di Nonna Gegè
La
spiaggia è ancora gremita, chilometri e chilometri di ombrelloni
multicolor rallegrano il litorale romagnolo.
Oggi
il brusio del mare leggermente mosso mi culla, c’è quasi silenzio.
Cosa succede?
Mi
guardo attorno e vedo persone di ogni età, anche bambini a cui non
interessano più i giochi con la sabbia; sono lontani lontani col
pensiero. Hanno gli occhi incollati allo smartphon chiusi nel loro
mondo virtuale.
Coppie
di fidanzatini che non si guardano più, i loro occhi non sono più
complici e testimoni del loro amore.
Anziani
che con difficoltà cercano di rispondere a telefonate dopo
innumerevoli squilli altisonanti, famigliole con bambini sotto allo
stesso ombrellone dove ognuno percorre la sua strada irreale.
Vi
ricordate le chiacchiere da OMBRELLONE?: nuove conoscenze, nuovi
racconti. Comunicare con persone che si incontrano casualmente e che
forse non si vedranno più, comunicazione che è una terapia
dell’ascolto e del parlare. Si possono raccontare fatti e
situazioni veri senza la paura di essere giudicati in futuro.
Si diventa autentici, non è necessario apparire: siamo!
Invece
ora ci si saluta a fatica. Non è necessaria la “buona giornata”,
ci è già arrivata di primo mattino con diversi stupidi ripetitivi
wathshapp. Così si trascorre l’intera giornata quasi a gomito di
ombrellone senza vedersi
Succede
poi che, in un giorno di tempo incerto, ti trovi a leggere un libro
in riva al mare in una spiaggia quasi deserta e un signore inetabile
ti si avvicina e con fare garbato ti chiede: sta leggendo?
Alzo
gli occhi, sorpresa, ho un libro davanti, che altro potrei fare? Le
piace leggere? Perché legge? Conosce Bevilacqua?
Dice
poi: io leggo solo d’inverno, non mi piace leggere in estate.
Rispondo che amo troppo la lettura e che non c’è stagione in cui
non legga. Il signore continua con domande curiose e
incalzanti:perché ho scelto il libro che sto leggendo, dove abito, e
altro ancora.
Mi
inquieto, adduco che il vento è troppo forte, lo saluto augurandogli
buona vacanza e me ne vado.
Lascio
la spiaggia turbata dicendomi che la mia età dovrebbe
tranquillizzarmi su eventuali brutti incontri ma rimango turbata poi
all’improvviso realizzo che magari l’uomo aveva solo bisogno di
comunicare in un mondo dove non c’è più spazio per la parola.
Sono
dispiaciuta per non averlo capito subito, forse continuando a
chiacchierare, cosa che mi riesce molto bene, avrei illuminato il
pomeriggio di una persona che si sente smarrita e sola in questo
mondo.
Perché
siamo arrivati a tanto?
Il
mormorio delle chiacchiere da ombrellone non esiste più.
L’ombrellone
si è spento definitivamente ………
2 commenti:
CARO nonno Gegè, condivido ciò che scrivi in quanto oramai è sotto gli occhi di tutti ciò che semplicemente scrivi.
Ti racconto ciò di cui sono stato spettatore per rafforzare il tuo concetto: una calda sera d'estate ero seduto in piazza, sono arrivati due fidanzatini si sono seduti in disparte hanno iniziato a leggere e scrivere sui loro rispettivi cellulari senza degnarsi di alzare MAI lo sguardo verso l'altro o verso a ciò che si muoveva attorno ( prevalentemente cani che portavano a passeggio i loro "padroni" ). Dopo circa un'ora si sono alzati, prima lui poi lei che non aveva ancora terminato di leggere, senza proferire parola o cenno di saluto di sono allontanati. Mi è sfuggita a voce alta la mia inopportuna frase "che bella serata d'amore". Gli autori della serata si sono girati ed il loro sguardo mi ha come sussurrato : povero vecchio retrograde.
Cosa abbiamo combinato noi dai capelli bianchi, mea culpa mea culpa mea grandissima culpa.
Cara nonna Gege', caro sigmor Antonio, non disperatevi: finche' ci sono dei nostalgici non tutto e' perduto.
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