venerdì 1 settembre 2017

CALDO RECORD: COLDIRETTI CHIEDE STATO DI CALAMITÀ.

 
È soprattutto l’eccesso di caldo che nell’area provinciale di Bologna ha messo in ginocchio l’agricoltura. Lo afferma Coldiretti Bologna che ha chiesto alle istituzioni di delimitare l’intero territorio per il riconoscimento di calamità naturale in modo da poter attivare tutti i provvedimenti di legge che consentano di ridurre gli ingenti danni alle aziende agricole.

Coldiretti Bologna ricorda che dalla metà di giugno le temperature sul territorio provinciale hanno raggiunto livelli mai toccati negli ultimi 20 anni collocandosi al di sopra della media fino a 1,5 gradi centigradi. Il caldo eccessivo accompagnato da un calo delle precipitazioni del 60%, ha sconvolto l’andamento produttivo delle principali colture, con forti ripercussioni sugli andamenti di mercato per il crollo dei prezzi.

L’esplosione di caldo che ha caratterizzato il periodo già dalla fine di maggio – sottolinea Coldiretti provinciale – ha determinato una concentrazione delle maturazioni della frutta estiva, con conseguente eccesso di offerta che ha portato, ad esempio, i prezzi delle pesche fino a 20 centesimi al chilo, la metà dei costi di produzione. È diminuita anche la produzione di latte, stimata da Coldiretti attorno al 15% negli ultimi due mesi, a causa dello stress degli animali per il troppo caldo. In sofferenza anche le produzioni di mais, mentre l’eccessivo caldo che ha ridotto il lavoro delle api e la concentrazione delle fioriture hanno dimezzato la produzione di miele, azzerando quasi interamente il pregiatissimo miele di acacia, a causa delle sfioritura precoce di questi alberi.

In difficoltà una delle produzioni d’eccellenza della provincia di Bologna, come i “Marroni Igp” di Castel Del Rio: le piante nelle aree di maggiore pendenza hanno perso foglie e ricci, per un danno produttivo stimato attorno al 50%, che potrebbe raggiungere anche l’80% se le temperature non torneranno più fresche in tempi brevi. Un discorso a parte – rileva Coldiretti – va fatto per il grano e la vite. Caldo e scarsità di precipitazioni hanno ridotto la produttività, con un calo del 15% per il grano duro e del 20% mediamente per la vite con punte fino al 40% nelle zone collinari dove non è possibile irrigare. Gli ottimi risultati in termini di qualità per entrambi i prodotti non riescono però a compensare il calo quantitativo.

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