giovedì 9 gennaio 2014

Il 'Magazzino' di Pioppe di Salvaro ri-parte con 'la strage di Portella della Ginestra'.



Paolo Benvenuti
Di Paolo Giuffrida
Dopo un periodo un po' complicato dovuto a furti, interventi d'urgenza alla struttura e altro,  che ci ha impegnato e ‘distratto’ dalle attività solite, siamo finalmente tornati un po' più operativi.

Con piacere segnalo quindi questa rassegna sulla ‘MEMORIA’, che inizierà con la proiezione del film ‘Segreti di Stato’ di Paolo Benvenuti  sulla strage di Portella della Ginestra del Primo Maggio 1947, in programma sabato 18 gennaio, alle 16, al ‘Magazzino della Socialità e Cultura di Pioppe di Salvaro - stazione ferroviaria - secondo binario’. Paolo Benvenuti sarà presente.
Le ragioni del film raccontate dal regista:
Il primo a parlarmi della strage di Portella della Ginestra fu il sociologo Danilo Dolci nel settembre del 1996. Eravamo nella sua casa a Trappeto, presso Palermo, e lui aveva appena visto la cassetta del mio film Confortorio. Dolci non amava il cinema, lo riteneva veicolo di “trasmissione” e non oggetto di “comunicazione” e pertanto strumento facilmente utilizzabile dal Dominio per condizionare e asservire le coscienze. Ma, dopo aver visto anche Il bacio di Giuda, Dolci dichiarò che questo mio modo di fare cinema era maieutico, produceva cioè un vero parto del pensiero.

Si mostrò subito entusiasta e mi confessò che cercava da tempo un modo efficace per rivelare quanto aveva scoperto quarant’anni prima sul primo inquietante mistero d’Italia: la strage di Portella della Ginestra. Per lui il mio modo di narrare con le immagini poteva essere lo strumento idoneo per mostrare, di quell’oscuro episodio, la verità nascosta. Mi condusse nel suo Centro Studi a Partinico, dove aprì alcuni vecchi faldoni pieni di carte, archiviati con la dicitura “Portella della Ginestra” – testimonianze”.

Per aver capeggiato nel 1956 uno sciopero “alla rovescia” di contadini affamati, facendo riparare una vecchia “trazzera” dissestata, Dolci, accusato di sedizione, era stato tradotto al carcere dell’Ucciardone di Palermo. Durante la sua detenzione, ebbe modo di avvicinare gli uomini della banda di Salvatore Giuliano e di intervistarli. Da quelle testimonianze, raccolte dalla viva voce dei banditi, iniziò una ricerca sistematica che Dolci e i suoi collaboratori condussero per anni sul territorio della Sicilia occidentale, intervistando testimoni, vittime della strage e quanti avevano visto cose che non avrebbero mai dovuto vedere …

Mi misi di buon grado a decifrare quegli scritti che per me risultarono, allora, totalmente incomprensibili. Non conoscevo nulla della storia di Salvatore Giuliano, nulla della Sicilia del dopoguerra, nulla del separatismo, delle lotte contadine, del banditismo, degli intrighi politici, della fame, dei morti ammazzati sui cigli delle strade.

Dolci, evidentemente, si aspettava da me qualcosa che allora non potevo offrire. Gli confessai la mia ignoranza. Prima di affrontare quel materiale, avrei dovuto studiare la storia della Sicilia del dopoguerra, Danilo annuiva in silenzio. Poi prese uno dei suoi libri dallo scaffale e me lo porse: “Leggilo”, disse, “poi ne parliamo”. Quel libro s’intitolava Banditi a Partinico.

Dopo quel libro ho letto molto di quanto è stato pubblicato sulla storia siciliana e italiana del dopoguerra, volumi che Dolci mi segnalava continuamente e dei quali chiedeva sempre critica e giudizio. Quello che si andava svelando ai miei occhi era una storia di legami inconfessabili tra criminalità organizzata e politica, tra pezzi dello Stato italiano agli albori della Repubblica e il banditismo più efferato e sanguinario.

Quando Danilo sentì di essere prossimo alla fine, mi fece promettere che avrei portato a termine questo lavoro, traendone un film. “Un film semplice”, disse, “alla portata di tutti”. Poi aggiunse: “Gli italiani devono sapere che Portella della Ginestra è la chiave per comprendere la vera storia della nostra Repubblica. Le regole della politica italiana di questo mezzo secolo sono state scritte con il sangue delle vittime di quella strage”. Il film è nato da quella promessa.

1 commento:

  1. Credo non ci sia bisogno di ricordare fatti ed organizzazioni del passato, per comprendere come la politica italiana sia in realtà demenziale e composta da uomini (politici) dementi, irresponsabile e criminali. Non ho parole per commentare e ogni giorno che passa confermiamo quanto detto.

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