Paolo Benvenuti |
Di Paolo Giuffrida
Dopo
un periodo un po' complicato dovuto a furti, interventi d'urgenza alla
struttura e altro, che ci ha impegnato e
‘distratto’ dalle attività solite, siamo finalmente tornati un po' più
operativi.
Con piacere segnalo quindi questa rassegna sulla ‘MEMORIA’, che inizierà con la proiezione del film ‘Segreti di Stato’ di Paolo Benvenuti sulla strage di Portella della Ginestra del Primo Maggio 1947, in programma sabato 18 gennaio, alle 16, al ‘Magazzino della Socialità e Cultura di Pioppe di Salvaro - stazione ferroviaria - secondo binario’. Paolo Benvenuti sarà presente.
Con piacere segnalo quindi questa rassegna sulla ‘MEMORIA’, che inizierà con la proiezione del film ‘Segreti di Stato’ di Paolo Benvenuti sulla strage di Portella della Ginestra del Primo Maggio 1947, in programma sabato 18 gennaio, alle 16, al ‘Magazzino della Socialità e Cultura di Pioppe di Salvaro - stazione ferroviaria - secondo binario’. Paolo Benvenuti sarà presente.
Il primo a parlarmi
della strage di Portella della Ginestra fu il sociologo Danilo Dolci nel
settembre del 1996. Eravamo nella sua casa a Trappeto, presso Palermo, e lui
aveva appena visto la cassetta del mio film Confortorio.
Dolci non amava il cinema, lo riteneva veicolo di “trasmissione” e non oggetto
di “comunicazione” e pertanto strumento facilmente utilizzabile dal Dominio per
condizionare e asservire le coscienze. Ma, dopo aver visto anche Il bacio di Giuda, Dolci dichiarò che
questo mio modo di fare cinema era maieutico, produceva cioè un vero parto del
pensiero.
Si mostrò subito
entusiasta e mi confessò che cercava da tempo un modo efficace per rivelare
quanto aveva scoperto quarant’anni prima sul primo inquietante mistero
d’Italia: la strage di Portella della Ginestra. Per lui il mio modo di narrare
con le immagini poteva essere lo strumento idoneo per mostrare, di quell’oscuro
episodio, la verità nascosta. Mi condusse nel suo Centro Studi a Partinico,
dove aprì alcuni vecchi faldoni pieni di carte, archiviati con la dicitura
“Portella della Ginestra” – testimonianze”.
Per aver capeggiato
nel 1956 uno sciopero “alla rovescia” di contadini affamati, facendo riparare
una vecchia “trazzera” dissestata, Dolci, accusato di sedizione, era stato
tradotto al carcere dell’Ucciardone di Palermo. Durante la sua detenzione, ebbe
modo di avvicinare gli uomini della banda di Salvatore Giuliano e di
intervistarli. Da quelle testimonianze, raccolte dalla viva voce dei banditi,
iniziò una ricerca sistematica che Dolci e i suoi collaboratori condussero per
anni sul territorio della Sicilia occidentale, intervistando testimoni, vittime
della strage e quanti avevano visto cose che non avrebbero mai dovuto vedere …
Mi misi di buon
grado a decifrare quegli scritti che per me risultarono, allora, totalmente
incomprensibili. Non conoscevo nulla della storia di Salvatore Giuliano, nulla
della Sicilia del dopoguerra, nulla del separatismo, delle lotte contadine, del
banditismo, degli intrighi politici, della fame, dei morti ammazzati sui cigli
delle strade.
Dolci,
evidentemente, si aspettava da me qualcosa che allora non potevo offrire. Gli
confessai la mia ignoranza. Prima di affrontare quel materiale, avrei dovuto
studiare la storia della Sicilia del dopoguerra, Danilo annuiva in silenzio.
Poi prese uno dei suoi libri dallo scaffale e me lo porse: “Leggilo”, disse,
“poi ne parliamo”. Quel libro s’intitolava Banditi
a Partinico.
Dopo quel libro ho
letto molto di quanto è stato pubblicato sulla storia siciliana e italiana del
dopoguerra, volumi che Dolci mi segnalava continuamente e dei quali chiedeva
sempre critica e giudizio. Quello che si andava svelando ai miei occhi era una
storia di legami inconfessabili tra criminalità organizzata e politica, tra
pezzi dello Stato italiano agli albori della Repubblica e il banditismo più
efferato e sanguinario.
Quando Danilo sentì
di essere prossimo alla fine, mi fece promettere che avrei portato a termine
questo lavoro, traendone un film. “Un film semplice”, disse, “alla portata di
tutti”. Poi aggiunse: “Gli italiani devono sapere che Portella della Ginestra è
la chiave per comprendere la vera storia della nostra Repubblica. Le regole
della politica italiana di questo mezzo secolo sono state scritte con il sangue
delle vittime di quella strage”. Il film è nato da quella promessa.
Credo non ci sia bisogno di ricordare fatti ed organizzazioni del passato, per comprendere come la politica italiana sia in realtà demenziale e composta da uomini (politici) dementi, irresponsabile e criminali. Non ho parole per commentare e ogni giorno che passa confermiamo quanto detto.
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