Grande partecipazione al convegno dei castanicoltori che si è tenuto a Sasso Marconi. Nell’incontro è stato esaminato lo ‘stato dell’arte’ riguardante la castanicoltura all’indomani dell’arrivo della temutissima ‘vespa cinese’, il parassita del castagno che non ha competitori naturali in Europa e che quindi si moltiplica indisturbato moltiplicando in ugual misura il danno alla produzione. E’ stato annunciato che nel corso del 2011 saranno 10 i lanci di Thorimus (il parassitoide importato dal Giappone che combatte questo insetto) nel territorio regionale. Il tema è stato trattato dall’entomologo Aldo Pollini, che da tempo si occupa di ricercare gli antagonisti ‘indigeni’ della vespa cinese. Alcuni sono già stati individuati e Pollini ne sta monitorando la diffusione in presenza della ‘vespa’ . La dott.ssa Nicoletta Vai, del Servizio Fitosanitario regionale, ha ricordato come questo problema sia servito a riportare una straordinaria attenzione sul comparto della castanicoltrura, al punto che il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha istituito un tavolo di lavoro, cui hanno partecipato tecnici del settore, ricercatori, rappresentanti dei produttori, amministrazioni pubbliche a livello centrale e locale, con l’obiettivo di varare un Piano Nazionale del settore Castanicolo. Il piano tratta del comparto castanicolo a 360 gradi pur considerando il problema ‘vespa cinese’come prioritario. Si è poi parlato delle altre patologie della coltura, dal mal dell’inchiostro, al cancro corticale e ai diversi tipi di parassiti. Luigi Bettocchi, castanicolture di Grizzana Morandi , è fra gli appassionati della coltura: “sto recuperando un castagneto di famiglia. Non ho reddito, ma conto di averlo presto”. Il sindaco di Granaglione Giuseppe Nanni riferisce: “Sono molto deluso perché la Regione non ha ancora corretto un errore madornale: i castagneti sono ancora considerati boschi e ciò pone limiti fortissimi a chi vuole operare. I castagneti sono frutteti”, ha rimarcato. Pietro Vicinelli di Grizzana se la prende con gli ungulati: “rovinano tutto”. Giovanni Maestrami, presidente Unione Montana Valli Savena e Idice: “Il castagneto ha un grande valore paesaggistico, oltre che produttivo. Va tutelato”. Remo Boschi, presidente della cooperativa che gestisce il parco sperimentale didattico del castagno: “I risultati sono buoni e incoraggianti”. Alessandra Battacchi trasforma i frutti del castagneto in moderne ricette: “Sto rivisitando antiche ricette toscane adeguandole ai gusti attuali”. I produttori Flavio Finelli, Maria Teresa Ventura, Angela Rimondini, Luisa Teresa Acquaderni spiegano: “crediamo nel futuro di questa coltura anche per il grande valore ambientale che danno ai luoghi montani”. Germano Lolli di Savigno, titolare di una attenta ricerca sulla potatura del castagno: “Abbiamo quest’anno il guaio dell’insecchimento delle parti alte delle piante. Una buona potatura può risolvere il problema”. Il presidente del consorzio Renzo Panzacchi: “Convegno molto interessante anche per le notizie incoraggianti”.
Ho letto l'articolo, incuriosito dal titolo " Il futuro della castanicoltura ", ma non ho trovato alcuna indicazione concreta, reale.
RispondiEliminaLe problematiche che affliggono questa antica attività, sono ben note ed evidenti, ma sono le proposte CONCRETE che mancano.
Il lancio di Thorimus, è già in atto da anni in altre zone anche limitrofe,e i risultati sono già noti.