RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:
La crisi economica ha accelerato ed acuito processi di trasformazione del tessuto industriale già in corso da qualche anno in diverse zone della regione.
Emblematico il caso della valle del Reno, sede sin dal dopoguerra di una notevole industrializzazione incentrata sia sull’industria cartaria che sulla meccanica, che garantì per diversi decenni occupazione e diffuso benessere.
Il sistema locale industriale è però entrato in difficoltà alla fine degli anni novanta, con un susseguirsi di crisi che hanno drasticamente ridimensionato, spesso fino alla chiusura, importanti aziende della zona.
Su questo andamento storico si è abbattuta la crisi degli ultimi due anni, che ha coinvolto anche aziende finora vitali e in buona salute.
La scomparsa di attività industriali in un’area come questa comporta effetti socioeconomici che si estendono oltre le evidenti difficoltà individuali di chi si trova senza lavoro.
Si aggrava lo squilibrio tra popolazione residente e occupati localmente, già determinato negli ultimi due decenni dalla formidabile espansione edilizia in molte zone della provincia.
La perdita di opportunità sul posto accentua così la necessità di pendolarismo, aumentando significativamente la domanda di mobilità – con la conseguente difficoltà a soddisfarla in modo sostenibile - ed accelerando la trasformazione delle comunità locali verso “dormitori” privi di una propria identità e soggetti a crescenti tensioni sociali.
Negli ultimi anni l’intervento della politica si è concentrato soprattutto sulla gestione delle emergenze occupazionali, con il tradizionale ruolo di mediazione e di ricerca di accordi tra proprietà e lavoratori per evitare, o almeno rinviare, la perdita di posti di lavoro.
Spesso queste mediazioni – peraltro di dubbio valore nel lungo periodo - hanno incontrato difficoltà in quanto le proposte aziendali implicavano significativi impatti ambientali fortemente osteggiati dalla popolazione, come abbiamo visto riguardo l’ipotesi di riutilizzare l’area dismessa della cartiera di Lama per una centrale turbogas. Più di recente la richiesta della proprietà della cartiera di Marzabotto di installare un inceneritore rifiuti come condizione per tenere in esercizio l’impianto, sta causando forti tensioni e una penosa contrapposizione tra esigenze di salvaguardia dell’occupazione e di tutela dell’ambiente, peraltro patrimonio cruciale per altre attività economiche locali a partire dal turismo.
Va infine osservato come a livello locale la chiusura di imprese industriali sia stata spesso gestita esclusivamente in chiave di “riqualificazione” delle aree dismesse, aprendo la strada ad interventi edilizi speculativi che acuiscono lo squilibrio tra residenti e disponibilità di occupazione e accelerano la trasformazione urbanistica del territorio.
Penso sia quindi opportuno aprire una riflessione su idee e strumenti concreti per le Pubbliche Amministrazioni, da utilizzare per stimolare iniziative imprenditoriali innovative che, sfruttando le competenze dei nostri distretti produttivi e delle strutture di ricerca distribuite sul territorio, facilitino la transizione ad un’economia più sostenibile, salvaguardando contemporaneamente qualità dell’ambiente e della vita e posti di lavoro.
Sergio Salsedo
Assemblea Regionale PD
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