mercoledì 20 gennaio 2010

Mauro Regazzi ' la Mia Medjugorje': racconto di un pellegrinaggio.

Il sorprendente diario della visita al santuario di Medjugorje.


Non so cosa mi abbia spinto a compiere questo pellegrinaggio; certamente
la malattia e l’amore per Lorena sono fortissimi ma ciò non spiega la mia
ansia, la mia determinazione e quasi un continuo desiderio di andare laggiù.
Fino alla fine di giugno 2009 ne avevo solo sentito parlare ma ero “scettico”.
Poi, come spinto da qualcosa dentro me, molto forte, desideravo ulteriori
informazioni e cominciai a cercare un libro che ne parlasse più approfonditamente;
trovai il libro scritto da Antonio Socci “Mistero Medjugorje” e fra
i tanti che ne trattavano fui quasi “obbligato” a comprare quello. Tengo a
precisare che sono uno che legge poco, e solo argomenti tecnici, scientifici o
meccanici e mi stanco presto; questo invece mi ha interessato subito e l’ho
letto attentamente. Dopo avere finito di leggerlo in circa una settimana, mi
svegliai una mattina con in mente uno strano nome Cricevac, Crivezaz, ed
altre storpiature di questo nome e che non mi lasciavano in pace; dopo un
paio di giorni e di ripensamenti mi venne in mente di rileggere il libro e trovai
“Krizevac”, il monte della Croce!
Cominciai a documentarmi e desideravo sempre più intensamente nel mio
subconscio di andarci, ma non mi spiegavo il motivo; mi ero sì riavvicinato
molto fortemente alla fede dopo la malattia di Lorena, ma la mia razionalità
e logica mi facevano sentire “irrazionale”.
Ero altresì sicuro che per l’amore che provavo per lei, Padre San Pio e la
Madonna cercavano attraverso la mia coscienza e il mio angelo custode di
farmi capire qualcosa.
Passano ancora 2/3 giorni e di notte feci un altro sogno con i particolari
di un luogo, ambientato di notte, dove pregavo e con particolari dello stesso
ben definiti (n.b. più avanti di questo sogno ci sarà un riscontro inquietante);
ne parlai con Lorena, non sapevo dove fosse ma sentivo che era collegato in
qualche modo al libro di Socci che avevo letto.
Passano i mesi, il decorso postoperatorio di Lorena è dolorosissimo, pieno
di complicanze gravi, ormai in casa siamo tutti psicologicamente distrutti,
con alti e bassi del suo stato di salute; verso la fine di novembre sento il
bisogno di fare una settimana di ritiro spirituale, ci penso spesso, lo desidero
ma non ho idea di come si svolga, né dove farla.
Il 17 dicembre sembra di aver toccato il fondo, la situazione di Lorena è
drammatica, quando mi reco in chiesa resto in meditazione e/o prego, riesco
a trovare un po’ di sollievo e serenità, scherzando ma non troppo, confido
al mio parroco Don Dario, “vengo in chiesa a pregare perché ho bisogno di
benzina per rifornire il mio motore”. Anche le medicine che prendo non mi
calmano.
Il mio amico Arnaldo sempre pieno di fede e devotissimo di Padre San Pio
continua a spronarmi e rassicurarmi: abbi fede e vedrai che per Natale starà
meglio. Dal 19 dicembre Lorena inizia a migliorare tantissimo; il 25, giorno
di Natale poi, per lei e per noi è un giorno magnifico, di gioia e serenità, riesce
persino a servire a tavola e sta bene tutto il giorno, anche le analisi citologiche
effettuate dai medici oncologi ci rassicurano per ora: tutti i valori sono ottimi.
Il 26 dicembre la mia amica Rita, persona dotata di fede profondissima,
mi vede e mi comunica che c’è la possibilità di andare a Medjugorje 3/4
giorni, un po’ titubante accetto; lei mi richiama qualche ora dopo dicendo
che il pellegrinaggio viene annullato ma che cercherà di trovarne un altro, io
non so se essere sollevato o deluso.
Passa ancora qualche ora, mi richiama, ne ha trovato uno che parte da
Como e che ci caricherebbe a Padova, dura ben 7 giorni e non sa se c’è posto
anche per me! Mi riservo di risponderle perché voglio pensarci e parlarne
coi miei, si tratta di lasciare Lorena da sola e mia figlia il 31 e 1 è via con il
fidanzato, mi confido con Lorena e lei, con grande sicurezza, mi esorta ad
andarci: è tanto tempo che ne parli, e se ciò ti fa stare meglio vai, mi dice, ora
sto bene!
Mi telefonano: il posto c’è, una signora che doveva partire con noi si è
ammalata; con grande apprensione ed ansia parto pensando di lasciarla sola e
di abbandonarla.
Dopo 36 anni insieme, è la prima volta che effettuo un viaggio, che non
sia per lavoro, senza di lei ed inoltre io ho una salute precaria, 12 ore di
pullman e il cibo che troverò, per i miei disturbi, possono essere devastanti.
- Lunedì 28 dicembre, partenza da Padova, il pullman è scomodo, le
persone si conoscono tra loro, il responsabile del pellegrinaggio, sig. Sabino,
persona incredibilmente mite, devota e piena di spiritualità dà a me e alla Rita
il benvenuto.

Mi sento a disagio, recitano preghiere e canti che non conosco, non è il
mio ambiente abituale, mi sento un intruso, comincio a recitarle anche io.
Le persone intorno a me sono molto osservanti, qualcuna, credo, in modo
esagerato, ma entro nello spirito del pellegrinaggio e cerco di sopportare i
disagi e i dolori che la mia malattia mi manda dopo alcune ore di viaggio.
A circa metà viaggio sale con noi il sig. Ivan, che fino a quel momento era
stato con i pellegrini dell’altro pullman per testimoniare la sua esperienza.
Egli è uno dei ragazzi che ebbe per una volta sola il dono e la fortuna di
assistere ad una apparizione della Madonna sul monte Krizevac.
Quando si presenta però, si scusa subito e ci confida, “non so, non capisco,
io in questo pullman non ci volevo salire mi sento a disagio, ma il sig. Sabino
mi ha convinto a salire, scusate la mia franchezza ma non sono sereno qui”.
Penso subito un po’ confuso e sentendomi in colpa, che la causa possa essere
io, non sono uno dei soliti fedeli (a fine pellegrinaggio invece capisco che non
ero io, ma quasi tutti i “vacanzieri” erano sul mio pullman).
Arriviamo alle 21 circa a Medjugorje, piove, la stanzetta in cui sono
alloggiato è poverissima, la divido con due ragazzi e manca il riscaldamento,
ci danno una stufetta elettrica, trascorro la notte in dormiveglia, dubbi e
ansia, vorrei andare via ma i motivi per cui ho affrontato il pellegrinaggio mi
confortano.
- Martedì 29 dicembre piove, al mattino mi reco a vedere la statua del
Cristo Risorto dove Rita mi spiega che dalle ginocchia trasuda continuamente
del liquido, è stato analizzato, ha la composizione delle lacrime umane,
resto scettico perché piovendo potrebbero essere delle porature interne della
fusione, la mia amica mi dice che anche nelle stagioni estive ed aride c’è
questo fenomeno, anzi è più vistoso. Successivamente andiamo a visitare la
comunità di suor Cornelia che raccoglie e aiuta i bambini orfani di guerra, ce
ne sono circa un centinaio.
Il sig. Sabino spiega che ognuno di noi, se è qui, è perché ha avuto la
chiamata diretta della Madonna indipendentemente dalla sua situazione
terrena, e che Gesù ha per ognuno di noi un progetto, una missione da svolgere
che va dalla semplice serenità, alla testimonianza di esperienze, a progetti da
realizzare, tocca noi scoprirlo con la fede e la preghiera. Pomeriggio, verso le
15, mi reco in chiesa a pregare, rimango sorpreso e, come mi aveva anticipato
Rita, i locali sono devotissimi, e i pellegrini pregano intensamente ore ed
ore tutti i giorni 365 giorni all’anno, la chiesa e gli spazi circostanti sono
stracolmi.
Ricordo quando a fine gennaio 2009, dopo aver ricoverato Lorena, i medici
non le avevano dato più di una settimana di vita, su invito e suggerimento del
mio amico Arnaldo, uomo anche lui dotato di straordinaria fede e devozione
a Padre San Pio, mi accompagna con sua moglie dall’11 al 13 Febbraio in
pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo.
Da quel momento, contrariamente a quanto diagnosticato dai dottori
oncologi, lei era migliorata moltissimo, aveva superato i cicli di chemio, il
chirurgo oncologo, quando il 13 luglio scorso la visitò per controllare se
aveva i requisiti minimi per tentare l’intervento chirurgico, rimase stupito
dai miglioramenti e, senza un minimo di tatto, disse: signora, onestamente,
quando la visitai a febbraio, per mia esperienza, non avrei scommesso
1 centesimo neppure che lei fosse sopravvissuta per fare il primo ciclo di
chemio, figuriamoci l’intervento chirurgico!.
Mi sorgono dubbi, timori, panico, non mi sento all’altezza della situazione,
se sbaglio, se offendo, se in qualche modo manco di rispetto a Gesù e/o alla
Madonna potrei rovinare tutto e danneggiare la guarigione di Lorena, ad
un certo punto, durante la messa, vengo preso da panico puro, terrore, i
sintomi ed i dolori della mia malattia esplodono, non riesco quasi più a stare
seduto, ho sintomi di svenimento per il dolore e la paura. Alla sera, rientrato
in pensione, confido al sig. Sabino le mie paure, ma lui con serenità mi dice
di attendere con fiducia, pregare e avere fede, qualche cosa di positivo mi
accadrà, la Madonna non chiama mai per nulla a Medjugorje, di non avere
paura per mia moglie, non è sola, se io sono qui, la Madonna è con lei e la
aiuterà a stare bene (anche Rita mi dice la stessa cosa), mi dà appuntamento
alle 21 alla Croce Blu, posta alla base della collina delle apparizioni, per la
recita del Santo Rosario. Sfiduciato e demoralizzato rientro in camera deciso
a non andare, sono sfinito dal dolore e dal sentore di fallimento.
Improvvisamente decido, con mia incredulità, di andarci e di corsa mi ci
reco, è buio, piove e occorre la torcia, eravamo lì da qualche minuto quando
il sig. Sabino decide di andare a pregare 20 metri più in basso, c’è un piccolo
spiazzo in una casa diroccata, è meno pericoloso e non si è disturbati da
altri gruppi di preghiera. Iniziamo il Rosario, con mia sorpresa devo recitare
l’Ave Maria ad alta voce, passa qualche minuto e mentre guardo più in alto
in direzione della Croce e della statua della Madonna illuminata dalle torce
avviene una cosa che mi sconvolge.

Complice una particolare angolazione di una potente torcia di un
pellegrino e la scarsa illuminazione della notte riconosco ogni particolare
della casa diroccata, del muro di pietre caduto, il profilo delle piante
spoglie, della croce e delle luci più in alto e di me che pregavo nel buio di
notte in montagna!
Tutti questi particolari li avevo sognati la scorsa estate, in luglio, dopo
aver letto il libro di Socci, sogno di cui avevo fatto poi partecipe mia
moglie raccontandoglielo diverse volte per la nitidezza dei particolari e
per la precisione dei dettagli anche dopo diversi giorni. Telefono a casa,
Lorena sta discretamente.
Rientro in camera ancora più sconvolto, la notte mi viene la tentazione di
scappare, i dolori aumentano e non mi lasciano tregua, e se mi ammalo? come
faccio, mi chiedo, ma dove vado? non esistono treni, ci sono solo i taxi per
farmi ritornare in Italia, penso alla mia amica Rita, ai miei figli e mia moglie,
ma pensando a Lorena stringo i denti, piango in silenzio, il suo sorriso, la
sua voce, il mio amore sconfinato per lei mi danno un po’ di tregua, prego
intensamente tutta la notte e improvvisamente verso le 5 del mattino tutto in
me si calma e i dolori svaniscono.
- Mercoledì 30 dicembre, piove, la giornata trascorre relativamente
tranquilla, al mattino visitiamo Mostar ancora per la maggior parte distrutta,
il parroco ci spiega la situazione drammatica dei cattolici residenti nella zona,
il 22% della popolazione contro il 78% mussulmana, sono oggetti di ogni
tipo di sopruso, in pratica il governo centrale sta creando le occasioni per farli
scappare.
Pomeriggio: mi reco in chiesa prestissimo e prego, i dolori sono attenuati
e riesco a controllarli. Mi ero portato da casa un foulard di Lorena ed una
maglietta di mia figlia Leana, mentre sono in attesa delle funzioni pregando,
improvvisamente sento la necessità di recarmi alla statua del Cristo Risorto
per bagnarli con le gocce sante che escono dal ginocchio, non piove da
qualche ora, le porature nella fusione ora non possono influenzare l’uscita
delle gocce, mi sento irrazionale a pensarlo, questo è fanatismo ed ho il
timore di sembrarlo, chiedo a Rita un parere e se faccio in tempo ad andarci
prima che arrivino migliaia di persone, lei mi esorta a farlo, sono combattuto,
una parte di me dice di non rendermi ridicolo, l’altra di andarci con fede e
crederci, decido di andarci non resisto.

Quando arrivo c’erano tre persone e per un po’ le osservo, provo disagio e
non vorrei rendermi ridicolo, ma poi decido e bagno gli indumenti, sorpresa:
anche le altre persone stavano aspettando e come hanno visto me, anche loro
si sono affrettate a farlo, mi sento meglio e con una serenità strana torno in
chiesa.
La santa messa ed il rosario vengono recitate in croato e con delle radioline
fornite dal sig. Sabino ci si sintonizza sul canale in italiano. Quando giunge
il momento della santa comunione mi appresto a riceverla e con mia sorpresa
il sacerdote, un giapponese, si accorge che nell’ostia c’è qualcosa che non va,
armeggia un po’ e poi decide di darmela lo stesso, era doppia, solo quando la
ricevo sulle labbra esse si separano, io non so se prenderne solo una e togliere
l’altra o se ridarle al sacerdote, ma lui mi guarda e va via.
Confuso, penso e credo sia un segno di Gesù, la seconda è per Lorena che
non è con me, prego ancora più col cuore e mi rassereno, passo la prima notte
dormendo qualche ora, i dolori spariscono. Telefono a casa, Lorena continua
a stare bene.
- Giovedì 31 dicembre, piove a tratti, nonostante Sabino lo sconsigli
perché molto scivoloso, Rita ed io decidiamo ugualmente di salire alla collina
delle apparizioni, il Podbrdo.
Mentre saliamo Rita ed io recitiamo il Rosario e ad ogni stazione ci
fermiamo a meditare. Arrivati in cima, ci fermiamo a pregare davanti alla
statua della Madonna, completamente bianca, tantissima gente, prego
lungamente e col cuore, mi accorgo che alla base la gente lascia oggetti, foto
o dediche per chiedere le grazie.
Avevo portato con me le lettere che scrissi a Natale 2008 a mia moglie e
ai miei figli (le stesse che portai poi a febbraio a Padre San Pio), quando un
professore ginecologo rassicurava che disturbi di Lorena non erano niente
di grave, stranamente invece io ero disperato, sentivo per lei qualcosa di
terribile, che alla nostra famiglia stesse per succedere qualcosa di doloroso, mi
ero portato anche le foto del Natale 2009.
Nonostante vedessi che tutti facevano così e Rita mi consigliasse di
lasciarle, il pensiero che con folata di vento le portasse via o che potessero
venire bruciate nell’immondizia mi angosciava a tal punto che decisi, contro
ogni logica e le usanze dei pellegrini, di bagnarle con un po’ di fango sacro
posto alla base della statua della Madonna, le rimisi nello zaino e tornai a
pregare chiedendole di donarmi fede, serenità e che mi affidavo alla volontà
di Gesù.

L’apparizione ?:
Stavo rialzandomi per staccarmi dalla barriera, quando è successa una
seconda cosa, molto più sensazionale e sconvolgente: intorno a me è scesa una
strana luce, quasi color avorio, un silenzio, una pace e una serenità difficile da
descrivere:
ero sul divano del nostro soggiorno mentre stavo teneramente abbracciando
e baciando la testa di mia moglie quasi senza capelli, (atto che ho fatto tante
volte in questi mesi), sfinita dal dolore e dalla malattia, si era addormentata
con la testa appoggiata alla mia spalla.
Ebbene in questa luce la Madonna, con le braccia allargate, si chinava su di
noi, per un attimo il volto di Lorena si è trasferito sul volto della Madonna,
poi anche la Madonna l’ha baciata teneramente sulla testa, e ci ha abbracciati
tutte e due, ma questo gesto è stato di una tenerezza, di un amore e di una
gestualità dolcissima che non riesco a descrivere.
Non so quanto tempo è passato, possono essere pochi secondi, come minuti,
Rita non mi ha disturbato perché ha visto che ero in ginocchio che pregavo e
lei ha ripreso a pregare.
Dopo siamo discesi dalla collina recitando il rosario, nella mia mente
era un turbinio di pensieri, mi commuovevo e tremavo, ho pensato fosse
suggestione, che fosse il mio amore, che fosse l’ambiente, ho valutato tutto
ed ero sempre più confuso, ma le sensazioni che avevo provato erano reali.
Telefono, Lorena continua a stare bene.
Ore 13, su consiglio di Rita entriamo in chiesa perché le celebrazioni per
l’ultimo dell’anno sono solenni e moltissimi pellegrini, nonostante la messa
sia a mezzanotte, prendono letteralmente d’assalto la chiesa e dopo le 15 non
riesci più ad entrare, aveva ragione, già alle 14 si fatica ad entrare.
Il pomeriggio lo passo pregando e meditando su ciò che mi è apparso,
quante volte ho pianto, praticamente quasi tutte le volte che mi rivolgevo alla
statua della Madonna, ma non era un pianto disperato, era un pianto di gioia,
di ringraziamento e commozione per ciò che “avevo presunto di vedere”, ero
disorientato ma incredibilmente sereno (come aveva detto Sabino).
23,30: inizia la Santa messa, ma con sorpresa di tanti viene annunciato che
sarà celebrata dal Cardinale austriaco Schönborn, una ovazione ed applausi
gli vengono riservati al momento del suo ingresso in processione.

- Venerdì 1 gennaio, ore 0,30 la messa è bellissima, con una partecipazione,
una felicità, da parte dei fedeli, incredibile, commovente, il cardinale
Schönborn è chiaramente sorpreso, quasi timoroso, ride, è felice, tanto fervore
e felicità non gli saranno mai capitati.
Ore 0,45 circa, comincia la comunione e Lui stesso scende sul corridoio
centrale per dispensarla mentre 40 sacerdoti cercano faticosamente di passare
tra la gente per darla alle migliaia di persone in attesa dentro e fuori nei
piazzali.
Essendo arrivato molto presto io e Rita eravamo tra le primissime panche,
con molta fatica cerchiamo di raggiungere il cardinale per ricevere da Lui il
sacramento. Egli fatica a passare e più volte guarda nella mia direzione e vede
che ho difficoltà a raggiungerlo, io penso di desistere, non riesco ad arrivare,
sta passando troppo tempo e passerà oltre.
Lui mi guarda ancora, si attarda ed intanto si gira per arrivare ad altre
persone, ho il cuore in gola credo non si volterà più, troppa gente da
“comunicare”, riesco ad arrivare a circa un paio di metri, ma mi volta ancora
le spalle, troppo tardi penso, deluso sto per ritornare indietro, trascorrono
pochi secondi, si volta, mi guarda, sorride ed é Lui, che, fendendo le persone
accalcate, si avvicina e mi dona l’ostia sorridendo e benedicendomi. Torno al
mio posto, felice e pensieroso, anche i miei vicini di panca hanno notato che
il Cardinale si è attardato ad aspettarmi e che mi ha guardato diverse volte.
Non so più cosa pensare, sono “stranito”, troppe cose strane mi stanno
accadendo, credo che la mia fantasia e stato d’animo mi stiano facendo credere
di essere speciale rispetto ad altri, un egocentrico, un vanaglorioso! La messa
finisce, è stato bellissimo, 13 ore di preghiere e non sono stanco, starei ancora lì!
Telefono a casa ai miei per augurare il buon anno e Lorena sta bene, la sua
voce è bellissima, nitida senza sforzi.
Ore 9, partenza per visitare le cascate, ci vado volentieri per cercare di
svagare un po’ i miei pensieri, ma i ricordi dell’apparizione della Madonna
continuano ad essere molto vivi e a commuovermi.
Verso le 14, prima di recarmi in chiesa, vado a confessarmi e sento
fortemente di dover parlare di questa mia apparizione con un sacerdote, egli
è molto anziano, gli parlo col cuore, tento di descrivergli l’ambiente, i colori,
il silenzio, la pace e la serenità e mi commuovo più volte, gli descrivo anche il
mio stato d’animo, lui rimane in silenzio per un po’, credo che stia per darmi
del visionario e trattarmi come merito, invece mi dà la sua interpretazione,
è forte, sottolinea che questo è come Lei si manifesta, Lei ti ha chiamato,
tu sei qui, stai facendo un percorso gradito a Gesù e la Madonna te lo ha
confermato, avrai la grazia, ti è stata concessa.

Sono confuso e stordito, mille pensieri mi passano per la testa, sono contento
che non mi abbia dato del visionario pazzo, sono contento ma imbarazzato
per la conferma della grazia che la Madonna mi avrebbe concesso.
Titubante, timoroso che le mie parole possano aver influenzato in qualche
modo il giudizio del sacerdote esco dal confessionale confuso.
Decido in cuor mio, dopo qualche minuto di riflessione, che comunque
vada la malattia, quando moriremo, nell’aldilà, io e Lorena saremo sempre
insieme per l’eternità, ciò mi rasserena.
Durante le funzioni pomeridiane mi torna la paura di essermi illuso, di
aver sbagliato qualcosa, di essermi comportato non nel modo che Gesù e la
Madonna si aspettavano da me, tornano i dolori e sono forti. Prego e rileggo
gli appunti che mi sono fatto giorno per giorno, capisco che li ho scritti con
i fatti, non con i pensieri e i ricordi, mi calmo sto meglio.
Capita un’altra coincidenza particolare, Rita durante la funzione in chiesa
conosce la mamma di un bambino down, la quale saputo che alloggiamo
presso la pensione di Lidija, cugina di Marija la veggente, chiede di portarle
la sua preghiera, alla sera durante la discussione con la sig.ra Lidija, Rita parla
anche del caso di mia moglie, la sig.ra Lidija allora mi chiede di scrivere
qualcosa per darlo a Marija che vedrà il giorno dopo la veggente Vicka, la cui
missione è pregare per i malati. Mi vengono subito in mente le lettere e le
foto che non mi ero sentito di abbandonare sulla collina delle apparizioni, il
Podbrdo. Gliele consegno col cuore in gola e prego, sorpreso e contento per
quest’altra fortuita coincidenza. La notte trascorre tranquilla e ho nostalgia di
dover lasciare questo posto. Mia moglie continua a stare bene.
- Sabato 2 gennaio, piove a dirotto, io e Rita ci prepariamo per andare
alla apparizione della Madonna dove darà a Mirjana il messaggio mensile,
la sig.ra Lidija ci vede e prima che usciamo dalla pensione ci avverte di non
andare in collina ma di recarci presso l’abitazione di Marija, è li che oggi
avverrà l’apparizione, salire sulla collina è troppo pericoloso.
Siamo tra i primi ad arrivare, quando mancano pochi minuti alle 9, l’ora
delle apparizioni, il cielo si rasserena ed appare il sole, poco dopo l’apparizione
riprende a piovere. Sento alcune persone discutere sul sole che cambiava luce
e si muoveva e mi ricordo che era una delle cose per cui ero venuto per vedere
di persona, ma di cui mi ero completamente dimenticato.

Il sig. Sabino propone, per chi di noi se la sente, di salire al monte
“Krizevac” il monte della Croce recitando la Via Crucis, il percorso è difficile
e pericoloso, io e Rita decidiamo di andarci. La salita è difficile con freddo e
pioggia battente ma sono contento, è una esperienza strana, a volte mi sono
domandato se fosse stato meglio rimanere a pregare in chiesa, arrivo in cima
dopo circa 2 ore con una nebbia molto fitta.
Quando arrivo alla croce il ricordo dell’apparizione e l’amore per mia
moglie sono fortissimi, piango, quasi non riesco a pregare, la spiritualità è
fortissima e vorrei rimanere lì, mi sembra di sentire dentro me una voce che
dice che tornerò, io aggiungo nella mia mente, sì ci sarò, ma spero e ti chiedo
con Lorena!
Alla sera durante la cena ci scambiamo le impressioni della scalata, stanchi,
infreddoliti ma sereni, la suora vicino a me (proveniva da Mondovì) confida
che al mattino, quando è apparso il sole, lo ha osservato convinta che le
dicerie sui suoi colori e movimenti fossero invenzioni di fanatici e che era lì
per contestare anche il suo Vescovo che ne era un convinto testimone. Sono
sconvolta, ripete più volte la suora, non solo il sole è saltato su diversi punti
dei monti, ma roteava e diventava bianco, sembrava una enorme ostia e non
le dava fastidio fissarlo direttamente!
Torno in camera, sono le 23, preparo la valigia e, preso da nostalgia,
assieme al mio compagno di camera torniamo a piedi in paese e restiamo
in silenzio davanti alla statua della Madonna per quasi un’ora; che pace e
serenità percepivo!
- 3 Gennaio domenica, piove, partiamo, per tutto il viaggio sono triste,
non vorrei tornare, sono assente e perso nei miei pensieri.
Guardo i miei compagni di pellegrinaggio, all’andata mi sentivo fuori
posto, non all’altezza, un intruso.
Ora no! Ognuno di noi ha una differente storia, motivi, fede, valori e
modo di rapportarsi con Dio e con il prossimo. Qualcuno è veramente devoto
e pieno di fede, altri solo devoti, altri “sanno solo pregare” e poco altro, la
maggior parte sono qui per capire, conoscere, crescere, come sto facendo io.
Pochi, per fortuna, quelli che vengono solo per curiosità e si rapportano
con gli altri come farebbero in vacanza: superficialità, insofferenza, arroganti
e litigiosi.

Ma tutti, e ripeto tutti indistintamente, come mi aveva predetto il sig.
Sabino tornano comunque a casa con qualcosa di più o meno profondo, lo
si coglie nel loro sguardo e modo di parlare, pure i “vacanzieri”.
Sicuramente io ho capito parecchie cose, sono cambiato, sono cresciuto,
sono “sconvolto”, guardo la mia amica Rita, ora capisco i motivi della sua fede
e devozione quasi unica, non prova invidia per nessuno, non giudica, rispetta
il prossimo, il suo è un dono, io non potrò mai essere come lei, neanche se mi
ci mettessi di impegno.
Sento comunque di essere in buona posizione in questo cammino verso la
fede, ma a modo mio, col cuore, il sentimento, l’amore e l’umiltà, le preghiere
le “sento” e le vivo anche se le leggo.
Ho sempre aiutato le persone e ho poca memoria “virtuale”, non sono
mai riuscito ad imparare nulla a memoria neanche le poesie, ho una memoria
visiva, pratica, meccanica, devo misurare, costruire, progettare, testare.
Tante coincidenze “fortuite?”.
Inoltre l’anno in cui “sento la mia chiamata” persino un Cardinale viene
a celebrare la messa, contento e raggiante, dopo che per tutti questi anni la
maggior parte della chiesa ha fortemente denigrato e condannato Medjugorje,
le apparizioni ai ragazzi e i frati.
Il pensiero fisso e angosciante rimane Lorena, la mia adorata moglie di cui
non potrei fare a meno e che per me è come l’aria, si salverà?
Tutte queste “coincidenze” che mi sono capitate daranno ragione al
sacerdote?
Ci spero, ci devo credere, ma la mia fede sarà così salda anche quando lei
avrà le sue crisi e i dolori, resisterò alla strazio del mio cuore e alla disperazione
dei miei pensieri?
Momenti di gioia e di fede si alternano a momenti di sconforto e tristezza,
mi consolo pensando che saremo poi insieme per l’eternità, ma che sofferenza
aspettare e soffrire, confesso di essermi offerto più volte al suo posto o di
lasciare insieme questa vita terrena dove senza di lei nulla mi interessa, i miei
figli sono già grandi, il mio amore per lei è troppo forte.
Notte, arrivo a casa mia moglie è stata bene, mi accoglie a braccia aperte
ed io piango, piango e piango di gioia e sentimento, durante la notte
faccio un sogno, ero in un tunnel a profilo quadrato la luce era la stessa
della mia apparizione, color avorio e in fondo questa luce era molto più
brillante, tanta gente davanti a me, una voce contava e una forza misteriosa
ci incolonnava ordinatamente, io ero il numero 25.600.000, mi sveglio,
torno a riaddormentarmi, sogno, una voce pronuncia la parola “bambini”,
mi risveglio e mi riaddormento, questa volta io e mia moglie adottavamo un
bambino con le labbra chiuse, la lingua fuori, perde abbondante saliva, ci
dicono che è ammalato e che l’unica cosa per guarirlo e farlo parlare è volergli
tanto bene.

I miei ricordi ora sono sfumati, ricordo solo che ad un certo punto ha
cominciato a parlare e ci ringraziava per l’amore che gli avevamo dato.
Questo è quanto mi è successo, senza avere inventato nulla, probabilmente
se stessi più concentrato ricorderei altre cose, ma non mi interessa, anzi
proprio ora, mentre sto scrivendo queste ultime righe mi sembra di averle già
vissute in passato, forse in sogno? Non so, suggestione?
A distanza di una settimana posso confermare ciò che mi aveva detto il sig.
Sabino.
Vorrei fortemente tornare a Medjugorje, mi mancano il posto, l’atmosfera,
la pace, Lorena sta benino, i valori delle analisi sono contrastanti, i medici
sono confusi, non capiscono queste contraddizioni. Io passo momenti di
serenità e momenti di ansia, ma una cosa continua a crescere, è il sentimento
di amore verso mia moglie e la fede, continuo a vedere la Madonna chinata su
noi due, la mia commozione aumenta, guardo i miei figli, i miei famigliari, i
miei amici, le persone che incrocio, tutto è diverso, vedo in altra prospettiva,
pace, serenità devono essere l’obbiettivo mio e di tutte le persone, casa, auto,
vestiti mi dicono poco, penso alla mia apparizione e come sono stato bene,
vorrei trasmettere le mie sensazioni anche agli altri.
Ah, se potessi ritornare con Lorena!

Mauro Regazzi
9 gennaio 2010 - Sasso Marconi (Bologna)

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