di Fabio Righi
Una giornata intensa, carica di emozione e
partecipazione. L’evento tenutosi sabato scorso, 28 giugno, in ricordo della riapertura della Grande
Galleria dell’Appennino, realizzata durante la Seconda guerra mondiale dai
soldati sudafricani, ha rappresentato un momento di profonda condivisione e
memoria collettiva. Un appuntamento vissuto con affetto autentico dai presenti,
tra cui delegazioni internazionali, associazioni, rappresentanti istituzionali
del Sudafrica e cittadini dell’Appennino bolognese.
L’organizzazione desidera esprimere
la propria gratitudine al Colonnello Alletta Mankayi, all’amico Andrew Bergman
e a tutte le realtà associative che hanno collaborato con impegno e generosità
per il successo dell’iniziativa.
Nonostante
gli sforzi, non è stato possibile coinvolgere pienamente il versante toscano
dell’Appennino. Una mancanza che non dipende dall’organizzazione dell’evento,
ma che ha impedito la valorizzazione di un territorio significativo, che si
auspica possa essere incluso in futuro.
Sul
fronte emiliano, l’iniziativa ha rappresentato un primo passo concreto verso la
riscoperta e la tutela di un sito in gran parte dimenticato, ma di grande
valore storico e culturale. La Grande Galleria dell’Appennino, simbolo di
sacrificio e cooperazione internazionale, è stata al centro di un progetto che
mira a restituire dignità e memoria a un territorio spesso trascurato.
L’impegno non si ferma qui. L’Ambasciata del Sudafrica a Roma, tramite le parole del Colonnello Mankayi, ha sottolineato l’importanza della collaborazione tra i popoli: un principio che gli organizzatori stanno già traducendo in azioni concrete, coinvolgendo imprenditori locali e avviando un dialogo ufficiale con le autorità sudafricane.
Tuttavia,
l’evento non è stato privo di difficoltà. In particolare, ha pesato l’assenza
quasi totale delle istituzioni locali lungo l’asse Prato-Bologna. Una
situazione definita dagli organizzatori «grave e profondamente deludente».
Fatta eccezione per il Comune di San
Benedetto Val di Sambro, che ha garantito attenzione e presenza concreta, e per
un gesto di vicinanza da parte del Comune di Vernio, gli altri enti locali si
sono distinti per la loro assenza. Nessun segnale di partecipazione, nessun
messaggio istituzionale, nessuna presenza simbolica in un evento che ha
coinvolto rappresentanti diplomatici internazionali e onorato una pagina
importante della storia italiana.
Secondo gli organizzatori, si è
trattato di un comportamento «irrispettoso verso ospiti giunti da migliaia di
chilometri di distanza» e «disonorevole nei confronti della memoria storica del
territorio».
In
un contesto in cui le istituzioni proclamano a parole valori come fratellanza,
cooperazione, turismo sostenibile e promozione culturale, questa assenza è
apparsa agli occhi di molti come uno specchio deformato di un sistema che
ostacola, anziché sostenere, l’iniziativa civica.
«Dopo quindici anni di tentativi di collaborazione con amministrazioni pubbliche allo sbando, sentiamo il dovere di denunciare pubblicamente questo stato di cose», ha dichiarato uno degli organizzatori. «Esiste un vero e proprio estremismo dell’omissione, dove le iniziative nate al di fuori dei circuiti politici tradizionali vengono ignorate o boicottate».
Al centro della denuncia, anche un
appello alla responsabilità individuale degli amministratori locali: «Bisogna
tornare a scegliere le persone, non i partiti. Troppi sindaci mediocri
antepongono l’equilibrio politico interno al bene comune, impedendo ogni reale
valorizzazione del territorio».
Con
toni accorati, il comunicato si rivolge direttamente alla classe dirigente:
«Abbiate il coraggio di servire il Paese con dignità, senza subdoli giochi di
potere e senza atteggiamenti politicamente vergognosi. Servire significa
ascoltare, collaborare, valorizzare».
Nel mirino anche la responsabilità
collettiva dei cittadini: «Siamo noi stessi, in buona fede, a sostenere con le
nostre tasse un meccanismo che non premia il merito, non aiuta chi si impegna e
non protegge chi ama il proprio territorio».
A fronte delle criticità, non sono mancati segnali incoraggianti. La Senatrice Lucia Borgonzoni, Sottosegretaria alla Cultura, e la Presidenza della Regione Emilia-Romagna hanno dimostrato sensibilità e attenzione, inviando un messaggio ufficiale all’Ambasciata sudafricana e partecipando simbolicamente all’iniziativa. Un gesto che ha contribuito a rappresentare il volto migliore del territorio, capace di accogliere e valorizzare le relazioni tra i popoli.
Ottant’anni
dopo i fatti storici, il rispetto verso il popolo sudafricano è ancora
profondo. E l’impegno degli organizzatori non si ferma: «Andremo avanti con la
coscienza pulita e con l’orgoglio di aver accolto con dignità chi ha scelto di
onorare questa terra».
Ma la ferita aperta dall’indifferenza
istituzionale resta. Una ferita che, secondo molti, rappresenta una delle
principali cause del mancato rilancio dell’Appennino. E che ora, più che mai,
chiede una presa di coscienza collettiva.



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