sabato 10 febbraio 2024

Casalecchio di Reno commemora il Giorno del Ricordo

Il Treno del Ricordo farà tappa a Bologna domenica  18 febbraio 


Dal Comune di Casalecchio di Reno:

 

Il 10 febbraio si celebra il Giorno del Ricordo per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. 

A Casalecchio di Reno, oggi sabato 10 febbraio  alle 10.30, davanti al cippo commemorativo presso la rotatoria Piave/Ugo Bassi (lato cimitero), alla presenza delle istituzioni civili e militari, si terrà la cerimonia di commemorazione delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale.

Interverranno il sindaco Massimo Bosso e Giovanni Stipcevich, vice presidente ANVGD (Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia) Bologna. Saranno inoltre presenti assessori e consiglieri comunali, autorità civili, forze dell'ordine. La cittadinanza è invitata.

Per approfondimenti, sul sito del Comune di Casalecchio di Reno sono disponibili le proposte di lettura della Biblioteca Cesare Pavese.


Il treno del Ricordo:
In occasione dei 20 anni della Legge del 30 marzo 2004, n. 92 che ha istituito il "Giorno del Ricordo" in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo istriano, fiumano, giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale, il Ministero per lo Sport e i Giovani, in collaborazione con la Fondazione FS ha organizzato il progetto Il Treno del Ricordo, un'iniziativa che ripercorrerà idealmente il viaggio degli esuli. Un treno storico, caratterizzato da particolari allestimenti evocativi, inizierà il suo viaggio il 10 febbraio 2024 da Trieste e farà tappa in 12 diverse stazioni da nord a sud, tra cui Bologna. Il treno, che sarà un vero museo itinerante e rappresenterà un'occasione per riflettere sulla storia passata, si fermerà a Bologna il 18 febbraio 2024 e dalle ore 9.00 alle ore 18.00 dello stesso giorno sarà possibile visitare gratuitamente la mostra presente al suo interno.

4 commenti:

  1. A proposito del treno degli esuli...Ricordate anche questo, (confermato anche dai miei nonni).

    La domenica del 16 febbraio 1947 da Pola partirono per mare diversi convogli di esuli italiani con i loro ultimi beni e, solitamente, una bandiera d'Italia. I convogli erano diretti ad Ancona, dove gli esuli vennero accolti dall'esercito e dai carabinieri per proteggerli da connazionali, militanti di sinistra, che non mostrarono alcun gesto di solidarietà[1].

    La sera successiva partirono stipati in un treno merci, sistemati tra la paglia all'interno dei vagoni, alla volta di Bologna dove la Pontificia Opera di Assistenza e la Croce Rossa Italiana avevano preparato dei pasti caldi, soprattutto per bambini e anziani. Il treno giunse alla stazione di Bologna solo a mezzogiorno del giorno seguente, martedì 18 febbraio 1947. Qui, dai microfoni di alcuni ferrovieri sindacalisti CGIL e iscritti al PCI, fu diramato l'avviso Se i profughi si fermano per mangiare, lo sciopero bloccherà la stazione.[2] Il treno venne preso a sassate da giovani che sventolavano la bandiera rossa con falce e martello, altri lanciarono pomodori e sputarono sui connazionali, mentre altri ancora buttarono il latte, destinato ai bambini in grave stato di disidratazione, sulle rotaie, dopo aver buttato le vettovaglie nella spazzatura.[3]

    Per non avere il blocco del più importante snodo ferroviario d'Italia[4] il treno venne fatto ripartire per Parma dove POA e CRI poterono distribuire il cibo, trasportato da Bologna con automezzi dell'esercito e dell'Arma . La destinazione finale del treno fu La Spezia dove i profughi furono temporaneamente sistemati in una caserma. Queste testimonianze nel tempo si sono accresciute di dettagli grazie ai racconti di vari esuli, tra i quali Lino Vivoda.

    È da ricordare, sempre sotto testimonianza di Lino Vivoda, che ci furono anche altri sbarchi di profughi. Anche molti giornali mostrarono disprezzo verso gli esuli: L'Unità, già nell'edizione del 30 novembre 1946, in un articolo di Piero Montagnani, aveva scritto in modo ostile verso coloro che abbandonavano leterre divenute parte della nazione jugoslava governata da Josip Broz Tito

    https://it.wikipedia.org/wiki/Treno_della_vergogna

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  2. Soliti compagni, estremi razzisti anti italiani. Passati oltre settant'anni e il loro razzismo non è diminuito di una virgola.

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  3. Sulla parete della casa della Kultura - sì proprio a Casalecchio! - lo hanno pure scritto che le vite che contano sono quelle dei ne*ri.
    Più razzisti di così!

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  4. Puoi anche scriverla in chiaro quella "G": che si tratti di un commento razzista lo si capisce anche con l'asterisco.

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