di Roberto Brusori
L'alluvione di fine maggio, nelle zone di Vado e dintorni portò danni ingentissimi
(case, auto, strade distrutte e tantissimi gli sfollati). Il disastro generò
tante e tali problematiche che a tutt’oggi permangono. In quel periodo si mobilitò il ‘mondo’
per ripristinare l’ambiente disastrato e fare quanto era necessario per
riportare alla normalità dove la furia degli elementi era stata crudele.
Ma guardando oggi il fiume Setta la speranza è andata delusa: il fiume
è rimasto carico dei rami e alberi interi fanno bella mostra sul letto del fiume nel tratto che si scorge percorrendo
la strada che passa sopra il ponte Molino Cattani a Rioveggio. Il Setta è il principale fiume della vallata, ma anche i suoi
affluenti, il Sambro e tanti fossi, sono
abbandonati in uno stato di degrado simile.
Sono iniziati i lavori per realizzare
il ponte nuovo a Rioveggio, ma percorrendo quello storico a monte e a valle si
notano due grossissimi alberi adagiati sul greto del fiume da allora mai
rimossi. Stesso spettacolo se si scende verso Gardeletta. Anche il tratto di
Vado è nelle stesse condizioni.
Ricordo che i nostri vecchi tenevano pulito il fiume rimuovendo rami, alberi,
sterpaglie, forse per far legna, ma certamente anche per dare al corso d'acqua la percorribilità utile a non fare disastri.
Oggi non si fa nulla. Pensiamo a cosa potrebbe succedere se venisse una forte piena (la stagione è quella adatta), i tronchi finirebbero contro i piloni del ponte e sicuramente formerebbero una diga.
Mi domando, gli enti preposti alla
cura del parco fluviale dove sono? Chi è preposto alla cura e alla tutela dell’ambiente (Carabinieri forestali e
altri come Bonifica Renana) cosa fanno ?
I soldi dei contribuenti dove li investono?
La cosa più triste poi è quella che se uno di noi volesse fare pulizie nel fiume sarebbe subito
raggiunto da contestazioni e verbali lunghissimi, con successive multe.
Quanto ammiro i nostri anziani che, dopo una dura giornata di lavoro,
trovavano il tempo per tenere puliti i fossi e i fiumi. In loro c'era
amore per il territorio e cura per i luoghi dove vivevano.
Oggi forse l'amore per tutto ciò non c'è più. Aspettiamo alluvioni e
disastri per piangere sui danni che subiamo e sui guai che le persone si
trovano ad affrontare, senza però pensare che prima avremmo potuto fare qualcosa
per evitare o almeno ridurre i danni.
Parole molto giuste, magari basterebbe stipulare un piccolo accordo con aziende produttrici di pellet, erogargli un contributo + legna gratis e fargli pulire i fiumi.
RispondiEliminaDando comunicazione in comune anche con mail, si può raccogliere tranquillamente il legname nel parco fluviale senza incappare in contravvenzioni.
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