mercoledì 8 marzo 2023

L'8 marzo non è festa per l'imprenditoria femminile in agricoltura

 Romagna: «In calo del 2,1% le aziende agricole rosa in Emilia-Romagna. Sostenere l’imprenditoria femminile con politiche che tutelino la genitorialità e favoriscano la conciliazione della vita professionale e della vita privata»

 

  di Barbara Bertuzzi

 

Soffre l’imprenditoria agricola rosa in Emilia-Romagna. In un anno sono andate perse 243 aziende guidate da donne: è  infatti il primario a registrare la contrazione più accentuata (-2,1%), rispetto al commercio (-2%), all’industria (-1,3%) e alla flessione complessiva delle imprese femminili attive in regione a fine 2022, mediamente pari al ­- 0,4% (fonte Unioncamere Emilia-Romagna).

Relatrici convegno 'Donne Emilia Romagna'
«Servono politiche che tutelino la genitorialità, strumenti che favoriscano la conciliazione della vita professionale e della vita privata per invertire questo trend negativo, bisogna sostenere le oltre 11.400 aziende agricole rosa, su un totale di circa 53.000 imprese facenti parte del primario emiliano-romagnolo, e favorire lo sviluppo dell’imprenditoria femminile e delle pari opportunità nel settore agricolo, offrendo alle imprenditrici opportunità di crescita professionale e di diversificazione - ha chiesto la presidente di Confagricoltura Donna Emilia Romagna, Diana Bortoli, introducendo i lavori del convegno “Le donne in agricoltura coltivano la bellezza dei fiori tutto l’anno”, organizzato per celebrare l’8 marzo all’Archiginnasio di Bologna -. Oggi vogliamo testimoniare l’impegno costante delle imprenditrici di Confagricoltura Donna nel campo florovivaistico, la loro attenzione al territorio e all’ambiente, la loro propensione alla multifunzionalità».

L’evento moderato dalla vicepresidente regionale delle imprenditrici di Confagricoltura Donna, Rosanna Scipioni, ha scelto come filo conduttore i fiori, e il giardinaggio in generale, per raccontare il lungo e difficile percorso verso l’emancipazione femminile. La scrittrice Nicoletta Campanella è partita dalla storia e dalle gesta delle professioniste del giardinaggio, «le inglesi Ellen Willmott e Gertrude Jekyll, ferme sostenitrici di una parità di genere, nella rimarcata identità di orticultrici e di donne in grado di mantenersi economicamente, che fondarono nel 1902 la Glynde School for Lady Gardeners, prima scuola per donne giardiniere, con l’obiettivo di infondere conoscenze botaniche, stimolare sensibilità paesaggistica e abilità pratica».

Con lei l’agronoma Maria Luisa Boriani, membro dell’Accademia nazionale di agricoltura, che ha messo in evidenza «l’agricoltura intesa come coltivazione di piante “utili” (orticole, piante aromatiche e medicinali, graminacee e viti), e il ruolo che può avere nel contesto paesaggistico, nei parchi e nei giardini, non solo per l’aspetto ornamentale». A portare la propria esperienza di imprenditrice agricola, agronoma e paesaggista, è stata invece Silvia Bergonzini, titolare dell’omonima azienda vivaistica a San Cesario sul Panaro (MO).

Il convegno promosso da Confagricoltura Donna Emilia Romagna si è avvalso del patrocinio dell’Accademia Nazionale di Agricoltura.

Nessun commento:

Posta un commento