L'assessore all'agricoltura Mammi: "Si sta provvedendo all'eradicazione nelle aree a rischio 'peste suina' e al contenimento anche con autodifesa".
La presenza eccessiva di selvatici di grossa stazza
in Appennino, ormai registrata anche in
città, è stata portata all’attenzione
degli amministratori regionali dal consigliere Marco Mastacchi ( nella foto) in una
interrogazione nella quale in sostanza chiedeva cosa si stia facendo per dare
alla presenza dei selvatici il contenimento numerico sostenibile per la salvaguardia dell’agricoltura e dell'ambiente in Appennino.
Il consigliere ha incentrato la presentazione portando l’attenzione sulla presenza del lupo, ritenuta ormai eccessiva
viste le frequenti denunce di attacchi ad animali d’affezione o di ausilio all’attività
dell’uomo e del cinghiale perché, oltre ad essere portatore della pericolosa ‘peste suina’ è cresciuto
numericamente al punto da mettere in crisi gli operatori agricoli in collina e
in montagna e da divenire un freno per chi vorrebbe avviare nuove realtà produttive.
“I cinghiali operano sia in solitaria, di solito è un maschio di grosse
dimensioni, sia in branchi molto numerosi, composti da più nuclei famigliari
che si uniscono per difendersi. In ogni caso, o il capo solitario o il gruppo
numeroso, se entrano in un campo lo
devastano in modo irrimediabile. L’agricoltore in una notte perde il raccolto
di un anno e non può recuperare tornando a riseminare. Tutto è rimandato all’anno
successivo”. Mastacchi ha concluso ricordando che una petizione sulla tema ‘fauna
selvatica in Appennino’ ha raccolto oltre 10.000 sottoscrizioni e, anche se
presentata per ben due volte in Regione,
non ha avuto alcun riscontro.
Ha risposto l’assessore regionale per l’agricoltura
Alessio Mammi ( nella foto) il quale, dopo aver riconosciuto che l’agricoltura in montagna
non ha solo un valore economico, ma anche e soprattutto ambientale e
territoriale, ha riferito che il problema della presenza massiva del cinghiale
è stato affrontato da tempo in Regione. In linea con le prescrizioni nazionali,
in Emilia Romagna è consentita la caccia agli ungulati, singola e collettiva
per tre mesi l’anno ( è stato richiesto di ampliare il periodo a cinque mesi),
inoltre la caccia di selezione è consentita per tutto l’anno. Nel 2021 la
Regione ha approvato il ‘piano di controllo al cinghiale regionale’ che, per permettere
la difesa immediata della produzione, consente all’agricoltore di attivarsi
immediatamente nel momento del bisogno in autodifesa, con la possibilità di affidarla anche
a suoi parenti o dipendenti e persino ad altri, purchè sia immediatamente
informata la Polizia Provinciale. In merito alla Peste suina si sta operando
per l’eradicazione del cinghiale nelle aree a rischio e si sta cercando di
creare una cintura di sicurezza nelle aree dove esistono allevamenti, anche in
questo caso con l’eradicazione . “ Il 50 % della produzioni di insaccati italiani
è in Lombardia e in Emilia. Il danno al settore avrebbe ripercussioni sull’economia
nazionale,” ha concluso l’assessore.
Mastacchi si è detto soddisfatto per l’impianto
della risposta, ma ha espresso preoccupazione
poiché non sempre l’attività ritenuta
utile e necessaria trova un adeguato riscontro nei fatti.
La peste suina è un pretesto per applicare "agenda 2030" togliere cibo e risorse alla popolazione da affamare, non solo cinghiali ma anche allevamenti di maiali.
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