sabato 17 dicembre 2022

Nasce a Vado il museo geologico dell’Appennino

 In mostra reperti fossili di grande interesse. L’inaugurazione domani alle 16.30


Sarà il sindaco Bruno Pasquini a tagliare il nastro per decretare la nascita nel suo Comune di un  museo geologico di grande interesse per i fossili esposti che sono stati ritrovati nella area appenninica del Contrafforte Pliocenico. Alla cerimonia parteciperà anche il presidente del locale Gruppo di Studi Savena Setta Sambro, Daniele Ravaglia.

Veggetti (a destra) con il vicesindaco Pavesi vicino alle selci

Il museo, finanziato dalla Regione Emilia Romagna,  espone  i reperti preistorici ritrovati dal casalecchiese Fausto Ognibene e del monzunese Emilio Veggetti. Il primo li ha rinvenuti durante la sua attività in cava. Sono particolari in selce lavorata dalle mani degli antichissimi progenitori dei bolognesi. Le selci  testimoniano la presenza dell’uomo sul Contrafforte Pliocenico fin da tempi molto remoti.  Veggetti  ha portato i ritrovamenti rinvenuti sulla dorsale del Contrafforte e che solo i suoi occhi di esperto hanno saputo individuare. 

Sono infatti delle vere ‘chicche ambientali e testimoniali’: le conchiglie Natiche che si caratterizzano per un piccola perforazione portata da un competitore che bucava i gusci grazie a un rotazione di un utensile di cui era dotato e una volta violato l’ingresso entrava nella casa della preda con una piccola proboscide e la divorava.

L’operazione di apertura della conchiglia aveva una durata di almeno sei ore e la vittima designata impotente poteva solo prepararsi all’estremo sacrificio. O le Turritella, conchiglie pietrificate con la sabbia che le abbracciava sulla riva del mare e che con essa sono diventate solide. 

Poi  minuscole conchiglie il cui ritrovamento è rarissimo perché molto fragili, quindi difficilmente hanno superato indenni l’arco di tempo che passa da quando il mare lambiva gli Appennini a oggi. 

Inoltre sono esposte foglie fossili e campioni di Pietra Paesina (foto a destra), una rarità per il versante emiliano romagnolo dell’Appennino e che ha una unica piccola presenza a Monzuno. E’ invece  abbastanza diffusa in Toscana e per la sua bellezza è spesso utilizzata per la decorazione  di altari. C’è molto altro di cui  il visitatore, se avrà la fortuna di avere Veggetti come Cicerone,  potrà stupirsi scoprendo  ciò che c’era in Appennino e potrà apprezzare la ricca presentazione direttamente dal ricercatore,  appassionato ed erudito conoscitore della geologia appenninica.

 “ Qui analizzi la situazione di questo scorcio dell’Appennino di alcuni milioni di anni fa, ” precisa Veggetti. “ Qui arrivava la riva del mare, all’epoca era molto più caldo, sono stati trovati resti ossei di rinoceronti, e alcune foglie fossilizzate di piante che ora si trovano solo alle Baleari,” conclude per sottolineare l’interesse che può avere una visita alla mostra. “Sono pochi i posti dove abbiamo una varietà geologica così ricca,” aggiunge il vicesindaco di Monzuno Ermanno Pavesi, coordinatore dell’esposizione. “Sono testimonianze e prove  che rendono eccezionale la raccolta e che dimostrano quanto sia preziosa la ricerca del bravissimo Veggetti, la cui indagine sulla storia millenaria del contrafforte pliocenico ci regala una raccolta preziosissima e importantissima”.

La mostra sarà per ora visitabile su prenotazione chiamando il 338 50 55 363 ( Ermanno) ma si conta di rendere possibile la visita in tempi ampi per dare la possibilità anche ai tanti viandanti che percorrono le riscoperte vie che attraversano l’Appennino e che passano dalla Valle del Setta, una bella sosta riposante, ma soprattutto altamente istruttiva.

 


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