Emilia Romagna, allarme di Libera in vista dell’arrivo dei soldi del Pnrr: «Rischi giganteschi»
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Mazzanti pubblicato dal Corriere di Bologna
«Non esistono isole felici». A dirlo, sconsolato, è Leonardo Ferrante, referente nazionale di Libera e Gruppo Abele del settore anticorruzione, nell’inchiesta video «Ipossia montana» che rivela, tra le altre cose, gli affari della cosiddetta «mafia dei pascoli» nel parco storico di Monte Sole, a Marzabotto. I dettagli dell’indagine, che ha portato a 91 condanne in primo grado di giudizio per oltre 600 anni di carcere, sono stati pubblicati da Cecilia Fasciani, Andrea Giagnorio e Sofia Nardacchione. Il loro servizio, di cui è uscita un’anticipazione sul quotidiano Domani nel mese di novembre, è risultato finalista all’undicesima edizione del premio per il giornalismo investigativo Roberto Morrione dedicato agli under 30 ed è stato presentato ieri pomeriggio al Festival dell’informazione libera e dell’impegno (Fili) organizzato al centro Costa di via Azzo Gardino da Libera Bologna.
Secondo le
carte dell’inchiesta citate nel lavoro, la mafia dei pascoli al centro del
maxiprocesso Nebrodi, in Sicilia, ha ottenuto anche 200mila euro dai terreni di Monte Sole, proprio dove tra settembre e ottobre
del 1944 le truppe nazifasciste uccisero 770 persone. Si tratta anche di uno
dei luoghi simboli della Resistenza italiana. Le truffe consistevano nella
falsificazione di carte per dimostrare di lavorare su delle particelle di
terreno prese in affitto così da intercettare fondi
europei destinati ad agricoltori e allevatori e dirottarli nelle mani del clan
dei Batanesi e dei Bontempo Scavo. Nell’inchiesta
svolta dai 3 giornalisti, inoltre, si spiega come i terreni interessati dalla
truffa appartengano a una privata cittadina e all’Ente di gestione per i parchi
e la biodiversità Emilia orientale, proprietario dei terreni sulla strada di
Casaglia che vanno dalla Scuola di pace al
cimitero. La cittadina e l’ente parco, tuttavia, rivelano di
non essere a conoscenza della truffa che era in corso sui propri parchi.
Il drenaggio
La video
inchiesta pone l’attenzione anche su un altro fatto che si è verificato
sull’appennino bolognese e riguarda la gestione della residenza per
anziani Sassocardo di Porretta Terme — della quale si era
dato conto anche su queste colonne — finita al centro di un’inchiesta della Dda
nella quale risultano indagate 23 persone accusate di aver costruito una «ragnatela» di comodo al fine di
drenare soldi, portare l’azienda al dissesto economico e assicurarsi l’immobile
da 7,5 milioni di euro. «Vediamo come troppo spesso i sindaci e
le istituzioni locali siano impreparate ad affrontare problemi legati alla
criminalità organizzata», affermano Giagnorio e Nardacchione.
Pioggia di milioni
Quello che l’inchiesta vuole far emergere riguarda infatti il rischio che si corre con la pioggia di fondi, che arriveranno sull’Appennino bolognese. E, soprattutto, il rischio di un mancato monitoraggio delle opere del Pnrr. La montagna bolognese, come dimostrato dal sito che monitora l’andamento dei progetti regionali finanziati con il Pnrr, riceverà una parte cospicua dei finanziamenti. Solo nei Comuni di Grizzana Morandi e Camugnano, interessati e da fenomeni di spopolamento e abbandono, arriveranno rispettivamente 25 e 10,9 milioni di euro. Si tratta di un «patrimonio economico grande» che anche la stessa Valentina Cuppi, sindaca di Marzabotto, ammette nell’inchiesta che sarà difficile gestire. Si tratta di «rischi giganteschi», secondo Ferrante, soprattutto a causa della mancanza di un piano nazionale di monitoraggio dei fondi.
l'appennino ha bisogno di stradini comunali, non dei debiti del pnrr (non a caso sembra una pernacchia)
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