lunedì 12 dicembre 2022

I piani di prelievo annuali di fauna selvatica fanno acqua: nel 2020, su 30.000 capi di cinghiale assegnati ne sono stati realmente abbattuti 21.000; nel 2021, su 34.000 solo 26.000

In Emilia-Romagna quasi 3 milioni annui di danni all’agricoltura da specie cacciabili. E i danni registrati sono solo quelli agli agricoltori. Sommati a quelli delle aree private il dato diventa drammatico. 



Confagricoltura Emilia Romagna scrive :

 

La fauna selvatica mette a rischio la sicurezza dei cittadini e costa cara all’agricoltura dell’Emilia-Romagna. Confagricoltura stima quasi 3 milioni annui di danni provocati da specie cacciabili (in primis ungulati, lepri e fagiani) e non (oche, picchi, cormorani e altro), fermo restando i crescenti attacchi a bestiame e animali domestici da parte del lupo: un problema troppo sottovalutato.

 
«Agire in fretta affinché siano rispettati gli obiettivi dei Piani di prelievo annuali approvati dalla Regione – dichiara l’organizzazione agricola regionale -. Per quanto concerne il cinghiale, che è un animale pericoloso sia per l’uomo che per l’economia del territorio in quanto rappresenta il principale veicolo di diffusione della peste suina africana, non si è raggiunto il target nel 2020 (su 30.000 capi prelevabili assegnati, ne sono stati realmente abbattuti 21.000), e neppure nel 2021: sono stati prelevati solo 26.000 capi sui 34.000 indicati nel Piano. A nostro avviso – propone Confagricoltura Emilia Romagna – occorre rafforzare le misure di autodifesa dell’agricoltore che finora hanno dato buoni risultati e consentire l’utilizzo di un maggior numero di coadiuvanti, cacciatori abilitati. Fondamentale è attivare anche nuovi corsi di abilitazione su tutto il territorio».

 

Per risarcire gli agricoltori, si legge nel Report redatto dalla Confagricoltura regionale, sono stati spesi 1.790.000 euro di soldi pubblici nel 2021 - somma che include gli importi erogati dalla Regione Emilia Romagna (1.140.000 euro) e dagli ATC-Ambiti territoriali di caccia per i danni arrecati dalla fauna cacciabile nel rispettivo territorio di competenza (circa 650.000 euro) -, ma ben superiore è stata la perdita di prodotto realmente subita dalle aziende agricole e zootecniche.

 

Infatti, nell’ammontare dei risarcimenti il danno è stato sottostimato, non si è tenuto conto delle produzioni agricole di particolare pregio (biologico, trasformazione e commercializzazione diretta del prodotto di qualità, ecc.). Al totale calcolato, prosegue l’analisi, bisogna quindi aggiungere almeno un + 15% (268.500 euro). E non solo. Per avvicinarsi alla realtà, la cifra va ulteriormente maggiorata del 30% (617.550 euro), in considerazione del fatto che molte aziende non hanno potuto accedere al contributo a causa del superamento del limite “de minimis”.

 

«In sintesi, nel 2021l’entità dei danni all’agricoltura regionale da fauna selvatica, cacciabile e protetta, è stata pari a 2.676.050 euro e per il 2022 – conclude Confagricoltura Emilia Romagna – possiamo certamente confermare il trend di crescita annuale del periodo 2019-2021 (+25-30%), visto il costante aggravarsi della situazione e la presenza massiccia di animali selvatici non solo in collina e montagna ma anche in pianura, appesantita dalla grave siccità che ha costretto, ad esempio, i cinghiali a scendere a valle alla ricerca di cibo in particolare nei campi di grano, mais, patate e sorgo. Che ha visto le lepri invadere i vivai, attaccare i terreni coltivati a orticole, soia e girasole senza risparmiare frutteti e vigneti. Che ha assistito al proliferare di una “nuova” specie non cacciabile, l’oca selvatica, soprattutto nelle province di Ferrara, Modena e Bologna, talmente dannosa da decimare colture a seminativo già in sofferenza per il caldo africano e lo stress idrico». 

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