Erika Seta comunica:
Alla luce delle polemiche sollecitate ad arte sull'incontro pubblico del 26
novembre, ho ritenuto di inviare alle testate giornalistiche la mia personale
posizione in replica agli articoli di giornale pubblicati chiedendone la
divulgazione. Di seguito riporto quanto inviato.
Le contestazioni mosse al convegno de I Lemuri, con il patrocinio del
Comune di Casalecchio, mediante pubblico volantino sottoscritto dalle forze di
partito “Potere al Popolo”, “Unione Popolare” e “Rifondazione Comunista” della
zona bazzanese mi impongono, stante il tenore linguistico, i contenuti e,
soprattutto, le conseguenze verificatesi, di esprimere profonda preoccupazione
per la preventiva aggressione e demonizzazione posta in essere.
Essa si sostanzia per un attacco alla libertà di espressione, ancor prima
che alle persone coinvolte ed ingiustamente additate.
Le relatrici del convegno sono donne, professioniste non legate da
interessi di partito, che hanno ritenuto, in piena libertà di espressione, di
offrire alla comunità locale la propria esperienza professionale in materia.
Definire un convegno divulgativo come uno “spauracchio” volto ad enfatizzare ed
ingigantire l’allarme sociale costituisce una precisa offesa ai relatori, oltre
che all’associazione e al Comune ospitante.
E’ assolutamente poco chiara, da un punto di vista logico, la correlazione
posta in essere tra sgomberi di immobili illegittimamente occupati, condizione
giuslavoristica degli “educatori di strada”, minori stranieri e forme di
contrasto ai fenomeni criminali minorili; mentre assume chiari contorni
mistificatori il richiamo a condotte antisociali, o comunque penalmente
rilevanti, come situazioni da valorizzare.
Quanto alla lamentata scarsa erogazione di fondi alle cooperative per gli
“educatori di strada”, alla quale farebbe da contraltare una condotta di
volontaria enfatizzazione e di allarme sociale, si potrebbe obiettare la
necessità di un controllo sul dispendio della spesa pubblica del terzo settore
e la assenza di protocolli realmente efficaci, punti sui quali, in qualità di persona
libera, posso affermare non esistano interlocutori attivi, stante gli evidenti
interessi sottostanti. I firmatari del volantino non sono di certo
interlocutori credibili per tali attività e se non fosse che, sulla scia della
loro inqualificabile accusa, terzi soggetti hanno ritenuto “lecito” pedinare
fino ai luoghi privati di lavoro una delle relatrici e minacciare gli
organizzatori, dovrebbero scivolare nell’indifferenza.
La cultura della libertà o ci appartiene come elemento fondante della
nostra esistenza o non la si può svilire a manifestazioni inutili, quanto
discutibili, di dissenso.
Avv. Rita Ronchi
Avv. Laura Lecchi
Bella Oddo.
RispondiEliminachiunque abbia scritto questa roba, dovrebbe disimparare l'avvocatese scritto, perchè non si capisce niente di quello che è successo.
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