domenica 28 febbraio 2021

Il prof. Sansavini ha parlato delle qualità della Mela Rosa Romana dell'Appennino

La Mela Rosa Romana è un 'pudico e timido' tesoro nascosto nell'Appennino che per fortuna ultimamente ha riconquistato l'interesse dei consumatori.” L'annuncio compiaciuto è del professor Silviero Sansavini dell'Università di Bologna ( nella foto)  intervenuto in una trasmissione radiofonica. Il professore, reduce da una ricerca pluriennale sulle specie nella media e alta montagna del bolognese, pistoiese e pratese, racconta degli esiti della sua indagine, circa le caratteristiche della meravigliosa presenza in Appennino.

 “La specie è stata coltivata per secoli, quindi nel tempo, come tutte le specie vegetali, ha subito mutazioni. Ne abbiamo selezionate alcune decine. Due di queste possiedono una capacità nutrizionale addirittura superiore all'Annurca campana. Alla certezza di questo risultato”, ha detto, “siamo giunti anche con l'analisi del DNA delle singole mutazioni giunte fino a noi”. 

"E proprio di queste due si vuole rilanciare la coltivazione e l'uso. Poiché solo nell'areale appenninico tosco-emiliana trovano una condizione ecologica ottimale sia dal punto di vista climatico, sia ambientale e geologico, per dare una qualità unica e far sì che questa mela dia il meglio sotto il profilo nutrizionale. Corposa, compatta, croccante e sugosa, con un retrogusto amarognolo perchè ricca di polifenoli, diversi da quelli di altre mele, che raggiungono in essa quantità statisticamente superiori. Ne hanno più nella buccia che nella polpa e per questo ne abbiamo selezionato un clone che ne ha più nella polpa che nella buccia poiché molti consumatori preferiscono mangiare le mele sbucciate. E' una mela curativa poiché risulta ricca di qualità antiossidanti e quindi agisce con grande efficacia per contenere l'invecchiamento delle cellule. Per imporsi come merita nel mercato dovrebbe però disporre di una quantità superiore. Attualmente se ne raccolgono circa 5.000 quintali, ne servirebbero almeno altri 15.000”.


E' già nato il Consorzio della 'Mela Rosa Romana dell'Appennino' che si è dato il compito di stabilirne il disciplinare e controllare la perfetta adesione e anche per individuare e indirizzare i nuovi cultori di questa bella perla dell'Appennino agli aiuti e alle risorse per avviare le nuove piantagioni.

 

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