venerdì 12 giugno 2020

LA SOLITUDINE DEI NUMERI STATISTICI

di nonna Gegè

Parafrasando il titolo del primo romanzo di Paolo Giordano “LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI” espongo alcune riflessioni sulle tante statistiche inerenti alla situazione CORONAVIRUS che per mesi e mesi tutti i canali televisivi ci hanno trasmesso.
Statistiche con numeri e numeri su contagiati, clinicamente guariti, guariti e purtroppo DECEDUTI.
La vita di tutti noi è sì fatta di numeri ma ormai ci siamo persi nel recepire il bombardamento giornaliero di statistiche e magari anche noi stessi abbiamo cominciato a dare i numeri.
La SOLITUDINE di questi numeri (persone) è stata cosa secondaria, ogni conduttore o giornalista televisivo protagonista di talk show con sforzo immane, cercava di ricordare le cifre aggiornante dell’epidemia, ma troppo poche parole sulla SOLITUDINE con cui queste persone hanno affrontato la malattia e molti, purtroppo, senza alcun conforto sono arrivati al fine vita nella disperazione dell’abbandono dei propri cari.

Sappiamo che il personale sanitario è stato meraviglioso nell’adoperarsi per alleggerire la tragedia che tutti vivevano ma, irriconoscibili con le divise di protezione al virus, non hanno potuto neppure regalare un sorriso ai moribondi.

Un sorriso, forse, è poca cosa, ma chi lo riceve ha la sensazione di contare ancora qualcosa e di non essere solo un NUMERO.

Ogni persona morta è la storia di una vita, non sempre leggera, ma pur vita, è la storia di un passato, di affetti sacri e amicizie care.
Quando percepisci che la vita ti sta abbandonando e la paura (umana) ti paralizza è il momento in cui vorresti più che mai respirare l’amore dei tuoi cari invece sei solo.
Non ti interessa di essere un NUMERO AGGIUNTIVO alle statistiche del giorno: le emozioni non sono un calcolo matematico.
I numeri primi si dividono solo per sé stessi o per 1 e da ciò ne deriva la loro solitudine così come i nostri MORTI hanno vissuto la SOLITUDINE del loro ultimo respiro.

EPITAFFIO PER TUTTE LE VITTIME DEL CORONAVIRUS
Non abbiamo avuto la possibilità di accompagnarvi nel vostro ultimo viaggio e non c’è concerto che possa asciugare le nostre lacrime.
Sappiate comunque che il nostro amore per Voi è rimasto immutato.
Il dolore per la vostra perdita è più che mai vivo e nel prendere atto delle limitazioni della scienza siamo consapevoli, ancora una volta, della “POCHEZZA” dell’uomo di fronte a calamità mondiali come quella di cui siamo spettatori ed anche protagonisti.
E giusto che la SCIENZA non si dia per vinta, ma con la MORTE la lotta diventa impari.


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