di
nonna Gegè
Parafrasando
il titolo del primo romanzo di Paolo Giordano “LA SOLITUDINE DEI
NUMERI PRIMI” espongo alcune riflessioni sulle tante statistiche
inerenti alla situazione CORONAVIRUS che per mesi e mesi tutti i
canali televisivi ci hanno trasmesso.
Statistiche
con numeri e numeri su contagiati, clinicamente guariti, guariti e
purtroppo DECEDUTI.
La
vita di tutti noi è sì fatta di numeri ma ormai ci siamo persi nel
recepire il bombardamento giornaliero di statistiche e magari anche
noi stessi abbiamo cominciato a dare i numeri.
La
SOLITUDINE di questi numeri (persone) è stata cosa secondaria, ogni
conduttore o giornalista televisivo protagonista di talk show con
sforzo immane, cercava di ricordare le cifre aggiornante
dell’epidemia, ma troppo poche parole sulla SOLITUDINE con cui
queste persone hanno affrontato la malattia e molti, purtroppo, senza
alcun conforto sono arrivati al fine vita nella disperazione
dell’abbandono dei propri cari.
Sappiamo
che il personale sanitario è stato meraviglioso nell’adoperarsi
per alleggerire la tragedia che tutti vivevano ma, irriconoscibili
con le divise di protezione al virus, non hanno potuto neppure
regalare un sorriso ai moribondi.
Un
sorriso, forse, è poca cosa, ma chi lo riceve ha la sensazione di
contare ancora qualcosa e di non essere solo un NUMERO.
Ogni
persona morta è la storia di una vita, non sempre leggera, ma pur
vita, è la storia di un passato, di affetti sacri e amicizie care.
Quando
percepisci che la vita ti sta abbandonando e la paura (umana) ti
paralizza è il momento in cui vorresti più che mai respirare
l’amore dei tuoi cari invece sei solo.
Non
ti interessa di essere un NUMERO AGGIUNTIVO alle statistiche del
giorno: le emozioni non sono un calcolo matematico.
I
numeri primi si dividono solo per sé stessi o per 1 e da ciò ne
deriva la loro solitudine così come i nostri MORTI hanno vissuto la
SOLITUDINE del loro ultimo respiro.
EPITAFFIO
PER TUTTE LE VITTIME DEL CORONAVIRUS
Non
abbiamo avuto la possibilità di accompagnarvi nel vostro ultimo
viaggio e non c’è concerto che possa asciugare le nostre lacrime.
Sappiate
comunque che il nostro amore per Voi è rimasto immutato.
Il
dolore per la vostra perdita è più che mai vivo e nel prendere atto
delle limitazioni della scienza siamo consapevoli, ancora una volta,
della “POCHEZZA” dell’uomo di fronte a calamità mondiali come
quella di cui siamo spettatori ed anche protagonisti.
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