“Una adeguata
rete di assistenza sanitaria sul territorio non
è solo una questione di civiltà a fronte delle difficoltà del
singolo e delle persone con disabilità e cronicità, ma rappresenta
l’unico strumento di difesa per affrontare e contenere con rapidità
fenomeni come quello che stiamo combattendo”. Lo scrive la Corte
dei Conti in un approfondimento sulla sanità contenuto nell’ultimo
Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica.
“Ed è quello che Uncem ripete da almeno dieci anni – evidenzia
il Presidente nazionale dell’Unione dei Comuni, delle Comunità e
degli Enti montani, Marco Bussone, accogliendo positivamente quanto
scritto nel report – Viene
data ragione a centinaia di Amministratori che si sono opposti alle
chiusure di ospedali e alla riduzione dei servizi nelle valli alpine
e appenniniche.
Ricordiamo bene quanto il past president Enrico Borghi, con il
vicepresidente Ugo Parolo (oggi alla guida dell’Intergruppo
parlamentare per lo Sviluppo della Montagna) hanno evidenziato in
molte occasioni, provando con la Strategia nazionale Aree interne a
modificare parametri non adeguati, previsti per standard ospedalieri
e di altri servizi. La
montagna ha bisogno di numeri peculiari, riconosciuti e
riconoscibili.
Lo abbiamo sempre detto che nelle valli occorre dare risposte alle
esigenze delle comunità con ospedali efficienti, soccorso in
emergenza efficace, piani delle cronicità che facciano leva su una
fitta rete di medici di base, oggi troppo carente”.
“L’insufficienza
delle risorse destinate al territorio ha reso più tardivo e ha fatto
trovare disarmato il primo fronte che doveva potersi opporre al
dilagare della malattia e che si è trovato esso stesso coinvolto
nelle difficoltà della popolazione, pagando un prezzo in termini di
vite molto alto. Una attenzione a questi temi – scrive ancora la
Corte dei Conti – si è vista nell’ultima legge di bilancio con
la previsione di fondi per l’acquisto di attrezzature per gli
ambulatori di medicina generale, ma dovrà essere comunque
implementata superata la crisi, così come risorse saranno necessarie
per gli investimenti diretti a riportare le strutture sanitarie ad
efficienza”.
“Quello
della Corte è un monito che
è fondamentale anche per attuare il Decreto Calabria ove afferma che
si possono dare
incentivi ai medici di base che restano con i loro studi sui
territori –
aggiunge Marco Bussone – Perchè, sempre citando la Corte,
la concentrazione delle cure nei grandi ospedali verificatasi
negli ultimi anni e il conseguente impoverimento del sistema di
assistenza sul territorio, divenuto sempre meno efficace, ha lasciato
la popolazione italiana senza protezioni adeguate di fronte
all’emergenza Covid. Uncem e i Sindaci avevano, hanno ragione. Ora
lavoriamo con le Istituzioni, come detto qualche giorno fa con il
Ministro Boccia, per rivedere
i livelli essenziali delle prestazioni sanitarie alla luce di covid e
definire percorsi che facciano sentire tutti sicuri, con le adeguate
cure, all’interno di opportuni piani regionali coordinati con il
Ministero della Salute. Servono le reti. Perché la crisi, spiega la
Corte, ha messo in luce anche, e soprattutto, i rischi insiti nel
ritardo con cui ci si è mossi per rafforzare le strutture
territoriali, a fronte del forte sforzo operato per il recupero di
più elevati livelli di efficienza e di appropriatezza nell’utilizzo
delle strutture di ricovero”.
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