domenica 16 febbraio 2020

Confndustria: “In regione la superficie dedicata alla coltura del riso è crollata da 10.000 a 5.800 ettari in dieci anni. Assurdo escludere il riso dal ripristino dei dazi su alcuni prodotti provenienti dalla Cambogia».


di Barbara Bertuzzi 


«Costerà caro questo regalo dell’Ue al riso cambogiano. A pagarne le spese saranno proprio i produttori della specie Japonica (Arborio, Carnaroli, Baldo), quella coltivata nella nostra regione dove peraltro la superficie dedicata alla coltura è crollata da 10.000 a 5.800 ettari nell’ultimo decennio. E si stima già per il 2020 un ulteriore calo oltre il 10%».  È dura la presa di posizione del presidente della sezione economica riso di Confagricoltura Emilia Romagna, Giampaolo Cenacchi, in merito al provvedimento varato dalla Commissione Europea che esclude il riso dal ripristino dei dazi su alcuni prodotti provenienti dalla Cambogia, dopo aver accertato il mancato rispetto dei diritti civili, umani e del lavoro.
 
Esprimono forte preoccupazione i risicoltori dell’Emilia-Romagna, tanto più che nell’ultimo anno le importazioni di riso Japonica dalla Cambogia sono aumentate del 300%. «Pertanto, cosa succederà ora?» si chiede Cenacchi. E ancora: «Cui prodest? A chi giova». Il risultato sarà devastante soprattutto per il comparto regionale. «Importeremo grandi quantità di riso Japonica a dazio zero, ma solo della varietà “tondo” e non “lungo A”, che è la più diffusa in Emilia-Romagna. Ciò significa che i risicoltori di “tondo”, italiani ed europei, sceglieranno sempre di più le “nostre” varietà. Risultato: sarà inflazionato sia il mercato del “tondo” (importato a dazio zero) che del “lungo A” (seminato in regione)», precisa infine Cenacchi.
 
Il presidente nazionale di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha sottolineato: «L’esclusione del riso è stata motivata con la clausola di salvaguardia già in vigore - varata dalla Commissione europea nel gennaio 2019 per un periodo di tre anni, allo scopo di arginare un flusso di importazioni di riso asiatico progressivamente aumentate fino ad incidere per oltre il 30% sul totale dell’import della Ue -  la quale, però, si applica solo alle importazioni della specie Indica dalla Cambogia. Non si può fare riferimento a questioni di carattere economico quando è in discussione il mancato rispetto dei diritti umani e del lavoro. Prendiamo atto - conclude Giansanti - che la Commissione europea non ha dato seguito alle richieste formulate in modo compatto, senza distinzioni, dal Governo italiano, dalle organizzazioni agricole e dalle Regioni più interessate alla risicoltura».
 
Ora il provvedimento della Commissione Ue può in teoria essere bloccato da una formale obiezione del Parlamento Europeo o del Consiglio. Confagricoltura ricorda, infine, che la proposta della Commissione riguardante il parziale ripristino dei dazi sulle importazioni dalla Cambogia ha coinciso con il via libera del Parlamento Europeo al nuovo accordo commerciale tra Ue e Vietnam, che prevede l’importazione a dazio zero sul mercato europeo di 80 mila tonnellate di riso lavorato, semilavorato e aromatico.


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