venerdì 13 dicembre 2019

Nella pubblica amnministrazione l'elettronica funziona se spilla soldi, non quando dà servizi

Dubbio sollecita

di Sergio Luciano

Questa è una lettera aperta a tutti i superesperti, da Lucio Stanca a Diego Piacentini, che, nell'arco di 20 anni, si sono succeduti con varie etichette nel ruolo di responsabili dell'innovazione tecnologica in Italia, per come la si può pilotare dall'interno di un ministero o, successivamente, di quell'accrocchio burocratico battezzato «Italia Digitale». I fatti: nella serata di sabato scorso, nel cuore di Milano, il sistema informatico del pronto soccorso dell'Ospedale Fatebenefratelli era in blocco e non riusciva a spedire automaticamente all'Inps il referto diagnostico (che accertava il diritto della vittima a non recarsi al lavoro nei giorni successivi) di una lesione all'occhio riportata da un cittadino aggredito da un energumeno.
A un chilometro di distanza e due ore più tardi, l'ufficio denunce della Questura di Milano in via Fatebenefratelli non poteva raccogliere la querela della vittima del pestaggio contro il (noto) picchiatore perché, pur essendo dotata di carta d'identità, la vittima stessa non aveva con sé la tessera del permesso di soggiorno: rilasciatagli, si badi bene, in quello stesso palazzo (la Questura) in una stanza che dista due corridoi dall'ufficio denunce. Che però non aveva alcun modo digitale per consultare l'archivio e constatare la regolarità del permesso di soggiorno validamente in essere del denunciante.
Sono due microesempi della distanza enorme che lo Stato ha avuto la scellerata responsabilità di lasciar creare tra le potenzialità della tecnologia digitale e la sua concreta disponibilità per la popolazione. Con una beffa che si aggiunge al danno. Le funzionalità più efficienti sono quelle con cui lo Stato si fa pagare tasse e tariffe varie: PagoPa funziona, e funzionano i sistemi dell'Agenzia delle entrate. Se si tratta di rastrellare soldi, insomma, nessun problema. Se si tratta di erogare servizi gratuiti e dovuti, ecco gli intoppi. Una vergogna.
I dati dimostrano che anche nel campo della digitalizzazione lo Stato ha omesso di spendere 1,2 miliardi di fondi europei che sarebbero ancora a disposizione. Per insipienza. Il boa constrictor della burocrazia cartacea tradizionale oppone resistenza passiva al cambiamento. Il mostruoso sistema degli appalti pubblici si pone come un ostacolo insormontabile per le procedure di gara sulle forniture di servizi elettronici. Insomma: ci riempiamo la bocca di digitale e siamo ancora all'analogico. E la colpa peggiore di molti dei personaggi designati dai governi a dirigere da commissari l'informatizzazione pubblica è non aver mai denunciato all'opinione pubblica che il Re è nudo.

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