Riportiamo l'articolo di Bologna Today poiché emblematico di come in politica tutto sia quantomai precario, ricordando che il 'buon Petrarca' soleva affermare che 'le rivoluzioni servono perchè chi andava a cavallo vada a piedi e chi a piedi vada a cavallo'. Questo per sottolineare che, per il popolo, poco cambiava: c'era sempre uno a cavallo da ' servire'. In questo frangente, non siamo di fronte a una rivoluzione, ma un terremoto politico piuttosto forte le cui conseguenze si vedranno in futuro.
Il sottotitolo dell'articolo
Pezzi
importanti del partito stanno iniziando a smarcarsi dalla linea
dettata dall’ex segretario. Obiettivo comune: assicurare la
disponibilità del Pd ad un eventuale esecutivo di scopo voluto dal
Colle
L'articolo
Il
Pd mette da parte il “renzismo”.
Inizia a
concretizzarsi lo scenario che Matteo
Renzi temeva
dopo l’esito del voto: pezzi importanti del partito infatti stanno
iniziando a smarcarsi dalla linea dettata dall’ex segretario prima
di annunciare le sue dimissioni. Per ora i dirigenti continuano a
ripetere che il Pd starà all’opposizione, ma qualche segnale in
senso contrario inizia ad arrivare. Il primo è stato lanciato da
Dario
Franceschini che
sul Corriere della Sera ha invitato le altre forze politiche a
partecipare tutte insieme ad una legislatura costituente. Tutti
dentro in un governassimo insomma, con l’obiettivo di cambiare le
regole del gioco dopo decenni di tentativi infruttuosi. E ieri
l’iniziativa di Gianni Cuperlo, che ha chiamato a raccolta vari
parlamentari dem, ha rappresentato un altro segnale in tal senso.
Pd al governo? Perché no
“Non
vedo le condizioni per un accordo con chi dice di aver vinto – ha
detto Cuperlo – ma i sei milioni che ci hanno votato lo hanno fatto
perché governassimo…”. E per essere ancora più chiaro: “Se
dopo tentativi a vuoto l’appello fosse a un governo condiviso, io
dico che non dovremmo scegliere l’Aventino”.
Perché
è chiaro a tutti che il capo dello Stato
arriverà probabilmente ad un tentativo del genere, se chi ha vinto
politicamente le elezioni – cioè M5s da un lato e centrodestra e
in particolare la Lega dall’altro – non sarà in grado di mettere
insieme una maggioranza in Parlamento.
Pd, nasce un nuovo correntone?
Insomma
parlare di un Pd di nuovo al governo non è più un tabù. Del resto,
come sottolinea Askanews, bastava leggere l’elenco dei
partecipanti per capire che aria tirava: Andrea Orlando, il
neo-iscritto Pd Carlo Calenda, il neo-reggente Maurizio Martina che
si è presentato nella sua nuova veste esaltando le virtù della
“gestione collegiale” del partito, cioè il contrario di quello
che faceva Renzi. L’embrione di un ‘correntone’ che rimescola
gli assetti usciti dal congresso dello scorso aprile, mettendo
insieme pezzi di minoranza, di maggioranza e new-entry come il
ministro che da mesi polemizza con Renzi.
Obiettivo
comune: assicurare la disponibilità del Pd ad un eventuale tentativo
di Sergio Mattarella di mettere su un ‘governo di scopo’ o ‘del
presidente’ per uscire dalle sabbie mobili.
Patetici
RispondiElimina
RispondiEliminaIl PD ha fatto danni enormi all'Italia , forse irreversibili; gli italiani, alle elezioni, li hanno puniti e adesso dovrebbero accettare di vederli di nuovo al governo solo perchè dicono: " ci smarchiamo dal renzismo " ? Eh no, cari PiD..., il cervello degli italiani non è ancora andato in pappa, come a voi piacerebbe !