lunedì 25 settembre 2017

In Appennino si ritrova la mela rosa romana per un ritorno al passato e un futuro migliore.

Nel solco tracciato dal compianto Pietro Vicinelli e per non lasciare cadere una sua interessantissima intuizione, il progetto di creare il 'consorzio della rosa romana dell'Appennino' ha ripreso il suo cammino. La finalità è quella di riportare nella cintura collinare la coltura di questa deliziosa mela, un tempo molto diffusa in Appennino e che per gran parte del territorio è andata persa, sradicata dallo tsunami migratorio verso le città avvenuto per l'industrializzazione del dopoguerra.

L'abbandono dell'agricoltura provocò contemporaneamente un abbandono pressochè totale delle colture attuate per secoli con caparbia e attaccamento al proprio fazzoletto di terra e alla base dell'economia montana, un'agricoltura povera di quantità, ma ricca di tanta qualità.
Abbandonate, ma non perdute. Sono infatti ancora moltissime le specialità ancora presenti anche se dimenticate quali testimoni poco gradite di un passato di povertà.

Hanno raccolto l'eredità di Vicinelli i riolesi Antonio Contini, Paolo Gualandi ( nella foto)  e il primo nucleo di produttori formato da Vicinelli, che hanno continuato la ricerca sulla presenza della rosa romana e hanno avviato una attività informativa per indirizzare e affiancare coloro che sono intenzionati a riprendere questa coltura. Contini vanta già una verifica pratica di quanto sia apprezzata la rosa romana. Lo scorso anno infatti, grazie alla produzione locale, ha realizzato ben 1.550 flacconi di succo di mela rosa romana che è stato richiesto con grande solerzia e collocato in poco tempo.
Per poi meglio fare luce sulla realtà appenninica, i due riolesi hanno avviato una serie di incontri con tecnici e conoscitori della materia. L'ultimo a essere stato coinvolto è stato il professore universitario Silviero Sansavini, il quale, dopo una attento sopralluogo nella Valle del Reno ha trovato interessanti specie di frutti dimenticati fra cui qualità di mela rosa romana poco conosciuta. Ha rilevato come la potenzialità dell'area sia più che incoraggiante e ha assicurato un approfondimento scientifico su tutta la tematica. Ne è seguito un incontro conviviale a cui si sono aggiunti all'emerito professore, il dottor Buscaroli del Centro Ricerca di Cesena, l'ingegner Raimondi di Santa Maria Villiana, il professor Dario Mingarelli di Grizzana e i produttori, fra i tanti, Carboni, Marchioni, Tamburini e Rubini.
E risultata opinione comune che la rosa romana può essere un veicolo di sviluppo, commercializzata come frutto e soprattutto, in succo in tetrapack, collocabile per la media e la grande distribuzione. Tutto ciò è stato uno stimolo per continuare nell'attuazione del Consorzio utile anche per disciplinare in modo adeguato la produzione e per arrivare a un brand unico per tutto l’Appennino. A Tavernola il professor Sansavini ha trovato anche un mandorlo interessantissimo e un melo molto vecchio predecessore della mela delicius , ma soprattutto il focus era puntato sui terreni comprati dal comune di Grizzana Morandi, dove si vuole riprodurre un quadro di Morandi in cui sono ritratti le piantate di mela rosa romana e le viti. 

Fra le più interessate al progetto, il sindaco di Grizzana Morandi, Greziella Leoni ( nella foto) che, dopo aver sottolineato come il progetto abbia un padre a lei molto caro, Pietro Vicinelli purtroppo prematuramente scomparso, ha detto: “Stiamo valutando l'opportunità di organizzare per la prossima estate la 'fiera dei frutti dimenticati'. Fra questi ve ne sono tanti che purtroppo non sono più all'attenzione dei mercati e dei produttori anche se hanno caratteristiche e qualità d'eccellenza. Fra le produzioni ormai sconosciute quella della Pera Ossa, un tempo molto presente nella dieta appenninica. Questo frutto non si presenta in modo da sollecitare la vista e forse questa è una delle ragioni che hanno portato all'accantonamento della produzione. La si mangiava prevalentemente cotta e ha un sapore regale, tanto che i nostri vecchi l'adoperavano persino per accoppiarne il sugo alla polenta. Non dimentichiamo che il 'buon mangiare' è una delle attrazioni dell'Appennino e quindi veicolo per far arrivare turisti,” ha concluso il sindaco.

I promotori del consorzio terminano con questo messaggio: “ Siamo alla ricerca di persone , aziende agricole che vogliono partecipare al progetto. Per avere informazioni dettagliate ci si può rivolgere alla ditta Contini che ha sede a Riola di Vergato sulla Porrettana davanti alla stazione. Anche per la commercializzazione o per la spremitura dei frutti , da ottobre nel negozio saranno disponibili le piante innestate”.

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