venerdì 11 agosto 2017

La Lombardia prepara la legge per vietare l'affitto di case agli immigrati.

Un lettore ha inviato l'articolo e ne chiede la pubblicazione. 
C'è da chiedersi se l'autonomia delle Regioni è tale da permettere all'ente di legiferare in contrasto con le disposizioni di quello superiore, lo Stato.
Sarà interessante seguire il proseguo della vicenda.


Presto affittare case «ad uso civile» a cooperative che le usano per ospitare migranti potrebbe essere più difficile, se non impossibile. La Lega in Regione Lombardia sta studiando un progetto di legge che, sulla falsa riga di quello "anti moschee", aiuti a scoraggiare questa pratica.
Il continuo flusso di migranti, infatti, ha esaurito in fretta i posti che le varie strutture che si occupano di accoglienza avevano a disposizione, così le prefetture hanno iniziato a indicare nelle case private sfitte nuove possibili valvole di sfogo. E per tanti proprietari che di entrare nel business dell' accoglienza proprio non ne vogliono sapere, ce ne sono altri che non si fanno troppi problemi. Con buona pace degli abitanti di palazzi e quartieri costretti a subire una vera e propria "invasione". Da qui il bisogno del Carroccio in Regione di operare una stretta.
L' idea al Pirellone l' ha data il sindaco di Lazzate, Loredana Pizzi, che a fine luglio, al termine di una lunga battaglia contro la prefettura che voleva riempire il centro storico di richiedenti asilo, ha firmato una delibera che, richiamando il piano regolatore e una serie di norme urbanistiche, di fatto complica la vita ai proprietari di case sfitte che provano a fare cassa con il business dei migranti. La delibera parte dal presupposto che ci sono differenze normative tra «un' abitazione privata e una struttura ricettiva, o addirittura socio assistenziale». Ovvero, se un normale contratto d' affitto prevede l' accordo tra locatario e locatore, quello con una cooperativa (o altra forma societaria) che si occupa di accoglienza è più complicato: intanto perché gli "inquilini" di quell' appartamento potrebbero cambiare in continuazione o variare di numero, e poi perché l' accoglienza ai migranti prevede una serie di servizi «esterni» che nulla hanno a che vedere con un normale contratto d' affitto.
Proprio per queste ragioni il sindaco di Lazzate ha previsto nell' ordinanza due serie di norme per scoraggiare questa pratica.
La prima riguarda la sfera edilizia, ovvero i requisiti di agibilità e dell' uso che si fa del fabbricato. Quindi per poter affittare ad una cooperativa il proprietario dovrà richiedere al Comune un cambio di destinazione d' uso dell' immobile ed eventualmente eseguire una serie di lavori di adattamento quali, ad esempio, l' abbattimento di barriere architettoniche o integrazioni dei servizi igienico-sanitari. La seconda sfera d' azione riguarda invece il livello urbanistico e quindi il piano del territorio che, a seconda della zona, potrebbe prevedere per un immobile adibito a residenziale socio-assistenziale, la presenza di particolari infrastrutture urbane, senza le quali un eventuale cambio di destinazione dovrebbe essere rifiutato.
Fin qui il Comune di Lazzate, il cui esempio, c' è da scommerci, verrà presto imitato dagli altri Comuni a guida leghista. Ovviamente queste norme non posso essere prese e portate così come sono nell' ordinamento regionale. Per questo su impulso del capogruppo del Carroccio Massimiliano Romeo, un gruppo di lavoro formato dai consiglieri Roberto Anelli e Pietro Foroni e dai tecnici regionali, si è già messo all' opera per studiare un pacchetto normativo che possa essere approvato nel più breve tempo possibile. Quello che dovrebbe restare rispetto a Lazzate è la distinzione tecnica tra gli appartamenti «ad uso civile» e quelli «con finalità ricettive/socio assistenziali» e le limitazioni di carattere urbanistico.
Da qui si svilupperà la legge che dovrebbe impedire affitti ritenuti impropri dal Carroccio. «Il modello di riferimento - spiega il capogruppo della Lega in Regione, Massimiliano Romeo - sarà quello della legge che ha permesso di fermare la costruzione indiscriminata di moschee a Milano e in Lombardia. Perché - chiude Romeo - a parole son tutti bravi a parlare di accoglienza, ma quando poi te li trovi come vicini di casa, tutti, da destra a sinistra, si lamentano. Il caso di Capalbio ne è la prova lampante».

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