lunedì 23 maggio 2016

I CASTANICOLTORI MONZUNESI HANNO TREMATO, MA LA GRANDE PAURA E' PASSATA.

Di Renzo Panzacchi
presidente Consorzio Castanicoltori.

Si è temuto che un nuovo flagello si fosse abbattuto sui castagni dell'Appennino bolognese. Una presenza incredibilmente numerosa di impattanti coleotteri ha completamente spogliato tutti gli alberi di una vasta area, lasciando solo i rami nudi come fosse 'passato un incendio'.

E' stata quindi, quella appena trascorsa, una settimana di allarme rosso per la castanicoltura del nostro Appennino.
L’emergenza è fortunatamente rientrata venerdì 20 maggio, ma si sono vissuti giorni di autentica fibrillazione.
L’allarme è scattato martedì 17 quando in un castagneto di Monzuno si è manifestata una forte infestazione di un grosso insetto che il castanicoltore non è riuscito ad identificare.
Un secondo sopralluogo effettuato mercoledì 18 ha messo in evidenza la rapidissima diffusione dell’insetto che in sole 24 ore aveva divorato le chiome di una decina di castagni lasciandoli completamente senza foglie. Una visione impressionante.
Si è temuto il peggio, anche perché l’esperienza vissuta negli ultimi otto/nove anni a causa della vespa cinese ha lasciato nei castanicoltori un ricordo indelebile e il solo pensiero che ci si potesse nuovamente trovare davanti all’ennesimo insetto “alieno” è stato istintivo, e comprensibile.
D’altra parte proprio durante il convegno sulla Castanicoltura che si è svolto a Pianoro Sabato 14 Maggio, l’argomento delle specie “aliene”, che in un modo o nell’altro arrivano nel nostro paese provenendo prevalentemente dall’Asia, era stato presentato dal Dott. Massimo Bariselli con toni preoccupati.
Gli “alieni”, tra cui molti insetti, e la vespa cinese è uno di questi, si sviluppano in modo incontrollato perché non trovano da noi i loro antagonisti naturali, cioè i loro nemici, provocando danni ingenti sia in campo agricolo sia in quello animale.
Davanti a quanto stava accadendo a Monzuno il Consorzio Castanicoltori dell’Appennino Bolognese ha perciò allertato il SFSR (servizio fitosanitario della regione) , inviando una serie di foto e una preoccupata descrizione degli effetti ben visibili.
Il SFSR ha immediatamente riconosciuto l’insetto che, fortunatamente, non è “alieno” ma indigeno e quindi abituato a trovare nell’ambiente i suoi predatori. Il suo nome scientifico è Melolontha melolonta, ovvero il comune Maggiolino, da non confondersi con la coccinella (quella rossa con i puntini neri), che è invece un insetto utile perché si nutre di afidi delle piante.
Quello che è apparso molto insolito al SFSR è stata la vastità dell’infestazione e il conseguente rapidissimo deperimento del castagneto.
E in effetti nella giornata di giovedì 19 due ettari su tre del castagneto infestato erano praticamente stati divorati, e l’attività degli insetti sembrava inarrestabile.
Venerdì 20, nel corso del sopralluogo effettuato proprio dal Dott. Massimo Bariselli era già visibile il rallentamento dell’attività dell’insetto, che stava probabilmente concludendo il suo ciclo vitale.
Il Maggiolino è un coleottero e, va detto chiaramente, non è un parassita specifico del castagno, ma è un divoratore di foglie, di tutte le foglie. Se invece di un castagneto avesse trovato un pioppeto o un querceto o un bosco misto, si sarebbe nutrito di quelle foglie.
Difficile se non impossibile stabilire le cause di tanta virulenza, soprattutto in Appennino. Fenomeni simili sono noti ma sempre in pianura.
Tuttavia, un anziano castanicolture presente al sopralluogo ricordava un episodio simile verificatosi 40/50 anni fa sempre nell’area di Monzuno.
Il castagneto divorato dai maggiolini per quest’anno non potrà ovviamente produrre granchè, ma il danno non è irreversibile e già quest’anno si assisterà ad una ripresa, se pur lenta, dei castagni.
Dunque una grande paura, fortunatamente risoltasi bene.






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