sabato 2 gennaio 2016

M5S: I VITALIZI CI COSTERANNO PIÙ DI 100 MILIONI DI EURO. LE PROPOSTE DEL MOVIMENTO PER LIMITARNE GLI EFFETTI DEVASTANTI: divieto di cumulo, innalzamento età per beneficiarne e passaggio al sistema contributivo.

Dal Movimento Cinque Stelle regionale:  
Il gruppo regionale del M5S ha presentato un progetto di legge per la riforma dei vitalizi che la Regione erogherà ancora per 185 ex consiglieri.
Passaggio al sistema contributivo, divieto assoluto di cumulo con qualsiasi altro tipo di reddito o incarico, massima trasparenza sulla pubblicazione dei dati, innalzamento dell’età a partire dalla quale sarà possibile beneficiarne. Sono queste alcune delle novità contenute all’interno del progetto di legge sui vitalizi depositato dal gruppo regionale del Movimento 5 Stelle dell’Emilia-Romagna. Dodici articoli che mirano a depotenziare la rendita di cui godranno 187 ex consiglieri regionali e 30 loro familiari e che costerà alle casse della Regione per i prossimi anni più di 100 milioni di euro.
Questo progetto di legge è l’ennesimo tentativo da parte del M5S di limitare i danni creati da un privilegio odioso quanto anacronistico – spiega Andrea Bertani, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle e primo firmatario del progetto di legge presentato assieme alla capogruppo Giulia Gibertoni e ai consiglieri Silvia Piccinini, Gianluca Sassi e Raffaella Sensoli – Sin dal primo giorno del nostro insediamento in Assemblea, esattamente un anno fa, abbiamo chiesto di eliminare tutti i vitalizi con effetto immediato e retroattivo. Purtroppo la Giunta, e la maggioranza, hanno continuato incredibilmente a difendere questo privilegio rifiutandosi di muovere un dito e sostenendo che visto che sono stati aboliti a partire dall’attuale legislatura, quella dei vitalizi fosse una partita chiusa. Ma è qui che sta l’inganno: contrariamente a quello che ci vogliono far credere i vitalizi rappresenteranno ancora per molti anni un’importante voce di spesa del bilancio dell’Assemblea Legislativa, arrivando a costarci oltre 100 milioni di euro. Con la nostra legge vogliamo cercare di limitare questo danno, alzando il requisito dei 60 anni a 67 (l’età utile alla generalità dei lavoratori per andare in pensione) di chi ha scelto di beneficiare del vitalizio, il divieto di cumulo con qualsiasi altro reddito e il passaggio al sistema contributivo per il suo calcolo. In questo modo, già da questa legislatura, potremmo risparmiare più di 10 milioni di euro, solo innalzando l’età ‘pensionabile’ e ancorando la base di calcolo allo stipendio attuale dei consiglieri regionali. Se poi si decidesse di passare anche al sistema contributivo, l’ammontare della spesa complessiva per i vitalizi verrebbe ridotta a meno di un quinto (20 milioni anziché oltre 100). Risparmi che potrebbero essere destinati a favore delle piccole imprese della nostra regione attraverso il fondo per il microcredito.  Inoltre è probabile che con questo sistema quasi tutti gli ex consiglieri rinuncino al vitalizio incassando le somme versate senza interessi e rivalutazione”.
Attualmente tutti gli ex consiglieri regionali che non hanno rinunciato al vitalizio, si ritrovano ad incassare, con decorrenza dal 60esimo anno di età, una somma che si attesta in media circa sui 2.700 euro mensili lordi, mentre un impiegato o un operaio avranno bisogno di circa 40 anni di lavoro per andare in pensione e percepire, spesso, somme comunque molto inferiori. Questo perché il calcolo della rendita avviene attraverso non quello che realmente il politico ha versato ma sull’ammontare del suo stipendio. Volendo fare un calcolo approssimativo delle somme in gioco, basta considerare la decurtazione operata sul compenso di un consigliere della scorsa legislatura: circa 1.000 euro mensili, a titolo di accantonamento per il vitalizio, moltiplicarla per le mensilità di una legislatura (12x5 = 60) otterremo così quanto occorre versare per avere diritto a un vitalizio mensile di circa 1.700 euro, ossia 60.000 euro. Ora la vita media delle donne è di 84 anni e mezzo, quella degli uomini di poco più di 79 anni, dunque possiamo generalizzare affermando che la vita media, senza tener conto del genere è di circa 81 anni. Iniziando a percepire il vitalizio a 60 anni un consigliere dovrebbe beneficiarne, in media, per 21 anni incassando così 428.400 euro, dunque realizzando un extra profitto di ben 368.400. Sui 428.400 euro il 14%, infatti, sono dovuti al versamento effettuato (60.000 euro in una legislatura) e l’86% sono somme che paga il contribuente regionale.  
Un’esemplificazione, sul dato reale, è quella del vitalizio percepito mensilmente da un ex Presidente della Giunta regionale dell’Emilia-Romagna, Lanfranco Turci, che arriva ad un lordo mensile di euro 4.950,25, quasi pari all’indennità dei consiglieri attualmente in carica (5.000 euro) o quella di una ex consigliera regionale, Daniela Guerra (Verdi) che percependo un lordo mensile di euro 4.125,21 (in base alla propria aspettativa di vita) potrebbe arrivare a percepire in totale euro più di un milione di euro.  
Il progetto di legge del M5S sui vitalizi stabilisce anche il divieto di cumulo per chi può contare su un qualsiasi altro reddito. Nella lista dei 185 ex consiglieri che ricevono mensilmente il vitalizio ci sono moltissime persone che hanno in atto altri incarichi o incassano ulteriori vitalizi come rappresentanti di altre istituzioni. È il caso del professor Augusto Barbera, fresco di nomina a giudice della Corte Costituzionale, che dal 1994 riceve dalla Regione un assegno mensile di quasi 2mila euro lordi.
Visto che il PD sia in Assemblea che in Commissione ha giustificato il suo no all’abolizione totale dei vitalizi (anche retroattivi) con la volontà di riformarli in un prossimo futuro, chiediamo di accelerare i tempi e discutere concretamente sulle nostre proposte – conclude Andrea Bertani – Adesso c’è un testo di legge sulle quali poter avviare un confronto, non possiamo perdere altro tempo, non ce lo possiamo permettere. Quei 100 milioni che dovremmo pagare da qui a 20 anni in vitalizi possono essere spesi sicuramente meglio, a partire dal fondo per il microcredito fino al finanziamento del reddito di cittadinanza”.


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